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EDITORIALE

I fucili di Bossi.

Una ferma e definitiva azione penale dello Stato contro il leader leghista.

di Salamandra

Le “mattane” del Senatur Bossi, leader leghista sempre più male in arnese, non finiscono mai di stupire. Eppure non si può parlare neppure del caldo eccessivo, vista l’altitudine da cui parlava, per istigare il “popolo padano”, accorso ai suoi piedi, a prendere per una prima volta i fucili e rivoltarsi contro “Roma ladrona”, colpevole di succhiare il sangue con il fisco esoso dei poveri, onesti e laboriosi padani, veneti e piemontesi. Ancora una volta, il “circolo mediatico-politico” ha cercato di mitigare la portata eversiva del messaggio leghista, con i distinguo dei suoi alleati di centrodestra e le reprimende di alcuni esponenti del centrosinistra. Uniche eccezioni, il Capo dello Stato, Napolitano, che ha richiamato alla moderazione e al rispetto della Costituzione e delle leggi la classe politica, e il portavoce di Articolo 21, Beppe Giulietti, di cui riportiamo l’arguta presa di posizione:                                                                   “Nei giorni scorsi l'attrice Fanny Ardant, in seguito ad alcune sue esternazioni assolutamente fuori luogo ed ingiustificabili sul ruolo del terrorismo di Renato Curcio,
era stata non solo duramente e legittimamente criticata ma anche addirittura invitata dal Presidente della regione veneta, Galan, e da non pochi esponenti del centrodestra a non mettere piede in Italia e a non presentarsi alla Mostra del Cinema di Venezia. Poche ore fa, almeno fino alla prossima smentita, Umberto Bossi ci ha simpaticamente ricordato, a proposito delle tasse, che c'e' sempre una prima volta  per prendere un fucile. Sarà richiamato pure Bossi a formulare pubbliche scuse agli italiani da momento che, nei prossimi giorni, lo stesso Bossi dovrà guidare la consueta marcia “su Venezia” settembrina? Sarà considerato anche lui persona non gradita dal governatore Galan, che pure amministra il Veneto insieme alla Lega? Le sue esternazioni saranno considerate alla stregua di quelle dell'attrice francese o saranno derubricate a fanfaronate estive? Ci auguriamo, infine, che Umberto Bossi e i suoi alleati vogliano, almeno in questo, invitare Fanny Ardant, e presentarsi ai microfoni dei Tg per chiedere scusa".
Poco tempo fa, un altro politico, il “no global” Caruso, aveva accomunato l’economista Biagi, ucciso dalle neo-Brigate Rosse, e il senatore Treu, già ministro del lavoro per il centrosinistra, agli assassini, a  coloro che incrementano gli incidenti mortali sui luoghi di lavoro, perché autori di leggi contro la disoccupazione e per una maggiore flessibilità del mercato del lavoro. Dure furono le reprimende da destra e da sinistra, che arrivarono anche alle richieste delle sue dimissioni. Anche noi prendemmo le distanze da quelle farneticanti esternazioni.
Eppure, in quest’ultima settimana, il leader di un partito come la Lega Nord, che fa parte integrante della coalizione di destra, padroneggiata da Berlusconi, quel Bossi già ministro della Repubblica, prima di doversi dimettere per malattia, ha liberamente istigato prima allo sciopero fiscale e poi alla rivolta armata contro lo Stato unitario, senza che nessuno abbia alzato la voce per chiederne le dimissioni!
Siamo ormai alla schizofrenia del sistema partitico italiano, che cerca sempre più spesso di salvare i più potenti esponenti della “casta”, mentre lascia in pasto alle lapidazioni mediatiche i politici di “secondo livello”.
Come Articolo 21 chiediamo di nuovo che la magistratura intervenga sulle due ultime esternazioni di Bossi, in quanto sono in contrasto sia con la lettera della Costituzione, sia con le norme vigenti del Codice penale: l’istigazione alla rivolta fiscale è un attentato contro uno dei fondamenti della nostra Carta, così come quella di attentare all’unità dello Stato con una rivolta armata.
Ci domandiamo: sono le parole di Bossi lecite perché pronunciate durante un comizio politico e, quindi, garantito dalle “guarentigie parlamentari”, che difendono la libertà d’espressione di Deputati e Senatori, benché forti nel loro contenuto e nella loro intonazione? Pensiamo proprio di no!
E’ come se Bossi avesse detto ai suoi osannanti leghisti in camicia verde: “ Se qualcuno ubriaco uccide vostro figlio con l’auto, voi prendete un’arma e fatevi vendetta, perché tanto i giudici lo rilasciano dopo 48 ore”!
Sarebbe questa un’istigazione a delinquere bella e buona, così come lo sono le due esternazioni agostane del Bossi “condottiero”.
Aspettiamo che anche a Roma ci sia una giudice capace e riflessivo, come a Berlino! Nel frattempo, chiediamo ai Presidenti di Camera e Senato, Bertinotti e Marini, che si facciano sentire e chiedano le registrazioni audio e video delle due dichiarazioni di Bossi, ne analizzino i contenuti e quindi aprano una procedura disciplinare nei suoi confronti.
La politica  “alta”, la difesa delle istituzioni, della legalità necessitano di autorevolezza e anche di rigore. Altrimenti, da questi esempi negativi ne potrebbero discendere solo comportamenti dannosi e forieri di conseguenze disastrose per il futuro della nostra democrazia. Che tutto il Parlamento italiano prenda esempio dalla compostezza e dai comportamenti etici che contraddistinguono i loro colleghi del Nord Europa, dalla Francia, alla Germania, alla Gran Bretagna, oltre che dalla “meridionale” Spagna. Non si può essere europeisti a giorni alterni e a seconda del volgere del vento e delle opportunità. La coerenza è anche un’altra virtù di cui purtroppo si è persa la conoscenza in gran parte della nostra classe politica!