LE ALLEANZE POLITICHE E FINANZIARIE DI COOP. BIANCHE E COOP. ROSSE
DA Il Manifesto del 4 dicembre 2007
Ernesto Milanesi
Cattive compagnie venete: i seguaci di don Giussani
a fianco delle cooperative «rosse». Sullo sfondo il fallimento di Bic
Adriatico (il centro europeo d'impresa e innovazione) con il processo in
corso al Tribunale di Rovigo. Sono dieci anni di consociativismo in stile
Prima Repubblica che si sviluppa in parallelo agli enti pubblici. A Padova
soprattutto nel comparto della logistica. Con i Magazzini generali a far da
perno a operazioni targate Compagnia delle Opere e Lega delle cooperative.
Proprio come ha mostrato una delle ultime puntate di Report, che nella
gestione della sanità a Roma ha scoperto analoghi intrecci societari e di
interesse, sempre all'insegna della privatizzazione. La procura della
Repubblica di Padova ha aperto un'inchiesta per truffa dopo il blitz del 16
ottobre nella sede di Magazzini generali, società controllata al 57% dal
Comune con un Cda nominato direttamente dal prefetto Paolo Padoin. Sono i
soldi dei fondi europei per i progetti della logistica e per i corsi di
formazione: progetti passati al setaccio dalla Guardia di finanza, agli
ordini del maggiore Antonio Manfredi.
Il direttore ed ex presidente di Magazzini generali, Renzo Sartori, è uno
dei sei indagati per truffa nell'inchiesta, condotta dal pm Antonella
Toniolo, che presenta analogie con il «caso Why Not» in Calabria. Oltre a
Sartori (che è stato anche assessore comunale negli anni '90) nel fascicolo
della magistratura sono iscritti i nomi di Alberto Raffaelli, presidente di
Cosmi Network; Fabio Di Nuzzo presidente della cooperativa Dieffe, Giuseppe
Cinquina della Fidelio, Orazio Zenorini della Cesfo e Maurizio Battistella
della Work Crossing. Personaggi e sigle della galassia Compagnia delle
opere, che anche a Padova ha stretto un'alleanza strategica con le
cooperative «rosse». I sei indagati sono tutti difesi dallo stesso avvocato:
Giorgio Fornasiero, ex democristiano scelto personalmente da Graziano
Debellini, presidente di Cdo nordest.
La linea difensiva finora non ha prodotto risultati brillanti. Anzi. Il
tentativo di screditare a mezzo stampa chi ha firmato l'esposto alla Guardia
di finanza si è rivelato un boomerang: nella caserma di via San Francesco
sono sfilati spontaneamente altri testimoni a sostegno delle verifiche
contabili. E l'inchiesta è destinata a restare a lungo sotto i riflettori
mediatici. Con buona pace dell'assessore regionale Elena Donazzan (An) che
ha in portafoglio decine di milioni di finanziamenti destinati alla
formazione.
L'alleanza strategica
Ma il vero nodo è la logistica, perfino al di là delle indagini in corso. E'
nella movimentazione e stoccaggio delle merci che matura, fin dal 1997,
l'alleanza strategica fra Compagnia delle opere e cooperative rosse.
All'ombra di Magazzini generali, dove la gestione pubblica dell'ente
sconfina dagli equilibri politici fino all'impresa parallela.
Si comincia con Servizi logistici, la srl che dal 1997 fino al 2002
«sperimenta» la coabitazione di enti pubblici e categorie economiche, sigle
della Cdo e coop rosse. Un'impresa che si occupa di logistica,
movimentazione merci e servizi alle aziende anche attraverso cooperative di
semplice facchinaggio. Partecipano come soci Unindustria, Ascom, Unione
artigiani e Confesercenti; con gli enti economici pubblici di Padova, cioè
Magazzini generali, Interporto consorzio zona industriale e Camera di
commercio; insieme alle cooperative di sinistra e alle sigle della Cdo. Si
sviluppa una fitta rete di compravendita di azioni per i primi cinque anni.
Con almeno due passaggi eclatanti.
Il primo è datato 2 dicembre 1999: la vendita di 4,5 milioni di lire in
azioni Servizi logistici srl equamente divisi fra Magazzini generali,
Consorzio Europa e Dieffe Scarl. Si tratta di un ente pubblico che risponde
direttamente al Comune, una sigla delle cooperative «rosse» e un'altra della
Compagnia delle opere. Vendono, insieme, a Bic Adriatico, ovvero il centro
europeo d'impresa e innovazione che opera nel Polesine. Fra gli
amministratori c'è anche Renzo Sartori, che però si farà da parte prima del
crac. Alla testa di Bic Adriatico c'è invece Renzo Magnan, politico del
Pci-Pds finito clamorosamente nei guai con la giustizia. Proprio per il
fallimento di Bic Adriatico. Anche a causa della gestione «su misura» dei
fondi europei. A Rovigo, Magnan è imputato nel processo che deve ancora
chiudersi. La pubblica accusa ha sollecitato per lui una condanna a 20 anni.
Le scatole cinesi
L'altra cristallina evidenza riguarda le «scatole cinesi» della Compagnia
delle opere. La ricostruzione storica dentro Servizi logistici srl permette
di aggiornare il puzzle fino a svolgere la matassa di una lunga catena.
Parte da Ab Intra srl, che è controllata da Hotel Turist: è una spa che
appartiene a Solfin turismo, direttamente collegata alla Cdo. Non basta,
perché quest'ultima società risulta far parte di Aiglon Holding. Da Padova
in questo modo si arriva direttamente fino in Lussemburgo, dove ogni
«operatore» è ben protetto dall'inaccessibilità delle informazioni. Vale per
tutti, comprese le finanziarie di Debellini e compagnia versione nordest.
Comunque, nel 2002 da Servizi logistici srl escono tanto le coop «rosse»
quanto le società della Cdo. In cambio, entrano (di nuovo, insieme) in Log
System, società cooperativa a responsabilità limitate con sede all'interno
di Magazzini generali che governa 200 mila metri quadri con aree attrezzate
allo stoccaggio delle merci. L'ente pubblico ha un bilancio serenamente in
attivo, un portafoglio clienti di tutta sicurezza e un progetto ambizioso
come la torre della logistica da far costruire, magari a qualche impresa
«amica».
Al vertice di Magazzini c'è Renzo Sartori che, di fatto, «appalta» un ramo
d'azienda a Log System. In sostanza, la privatizzazione delle attività a
beneficio dell'alleanza logistica fra cooperative di sinistra e Cdo. Tutto
all'ombra del pubblico e all'interno dello stesso complesso in zona
industriale. Facchini padovani invece degli infermieri romani, ma identico
lavoro in affitto con un bel «giro» di fatturazioni. Un modello che funziona
nella sanità come nella logistica. Nel cono d'ombra dei diritti, a beneficio
del volume d'affari.
Una situazione imbarazzante per la giunta del sindaco Flavio Zanonato,
ritornato in municipio nel 2004 anche grazie ai voti dei ciellini. A Padova,
Compagnia delle opere è una vera e propria lobby non solo elettorale. Ha in
gestione lo storico Caffè Pedrocchi, diretto da Federico Menetto. Gestisce
mense e alloggi universitari, coltivando la «base» studentesca come i
rapporti con il magnifico rettore in scadenza di mandato. Si preoccupa poi
del catering nelle mense scolastiche comunali. Costruisce «case su misura» e
partecipa agli appalti (non soltanto nella gigantesca cittadella
ospedaliera). Offre pacchetti di servizi alle famiglie: dall'asilo alle
vacanze. Conta su parroci fedelissimi, buona stampa e amicizie consolidate
nel ramo affari & finanza. Un piccolo grande impero, nel cuore del nordest.
Fede e business. «Pacchetti» di voti e soldi che girano.
Un sistema bipartisan
Alla vigilia della tradizionale cena di santa Lucia, le vicende di Renzo
Sartori offuscano l'immagine patinata della Compagnia. Il 16 ottobre scatta
la Finanza con perquisizioni a Magazzini generali e nell'abitazione del
direttore. Dieci giorni più tardi, Sartori deve dimettersi. Ma non dall'ente
pubblico. E' «sollevato» da Servizi logistici srl, dove era consigliere di
amministrazione. La società ormai fa capo a Leonardo Padrin, ciellino
approdato in Forza Italia che siede nella giunta Galan. Amministratore
delegato è Paolo Zampieri, ex direttore di Magazzini generali che ha ceduto
l'incarico proprio a Sartori. Nel Cda di Servizi Logistici siedono Moreno
Lando e Walter Stefan, consigliere provinciale di Forza Italia. E al posto
liberato dalle dimissioni di Sartori? Si accomoda Roberto Ongaro, uomo del
Partito Democratico ma della «sinistra Ds», che da Rovigo a Venezia cerca di
ipotecare il potere dei veltroniani.
Una storia emblematica. Nel segno della «nuova» politica bipartisan. E del
più classico sistema economico «misto». Dura da dieci anni. Come in
Calabria, la magistratura indaga sul fronte dei finanziamenti europei. Ma
Padova si è già dimostrata, una volta di più, «città laboratorio» che
anticipa movimenti, tendenze, intese e strategie. Il paradigma dei Magazzini
generali dimostra la cooperazione fra la «chiesa nella chiesa» e la sinistra
votata al business. I poteri forti (e occulti) della città sono
sopravvissuti indenni. E ora la cassaforte di Antonveneta è nelle mani del
Monte dei Paschi.
►"WHY NOT" IN VENETO, FONDI UE DIROTTATI A PIACERE
"UNO SCENARIO CHE METTE I BRIVIDI A MEZZA PADOVA"