Secondo Caselli "per anni si è fatto intendere che le regole vanno bene sino a quando le si proclamano, poi diventa subito bravo chi sa aggirarle meglio. È l'Italia dei condoni, delle leggi ad personam per sottrarsi ai processi, del 'così fan tutti'. E non condivido neppure quella definizione per cui la sicurezza 'non è nè di destra nè di sinistra'".
Per regolare la sicurezza pubblica la politica allora, continua il magistrato, dovrebbe "arginare le paure e le insicurezze, far comprendere ai cittadini che spesso esse sono esagerate. Non confondere i diversi temi e i diversi problemi della legalità. Invece - prosegue - vedo una trasversalità politica nel compiacere un'opinione pubblica sempre più arrabbiata, perdendo di vista la complessità della realtà".
Per Caselli dunque "reprimere non basta: le risposte devono anche essere altre. Quanto al funzionamento della giustizia, bisognerebbe cominciare prima dalla certezza della pena e dalla durata smisurata dei processi. Si tratta di offrire più soldi alla giustizia, di distribuire meglio le risorse là dove sono più necessarie e - conclude - di snellire le procedure cancellando i cavilli travestiti da garanzie".