La tragicomica storia del “Signor Pagherò”
                  Supplenti senza stipendio e senza dignità!

A cura di Mina Giuliano (Fonte: SEI PERIODICO!)                                             

 ( Questo articolo è stato pubblicato anche sui seguenti siti web linkati di seguito: Blog dei Supplenti, Reset Italia, Bellaciao )


Nelle favole è presente l’happy ending, quella sorta di piacevolissimo e simbolico tributo, in grado di compensar le difficoltà affrontate. La Manzoniana Provvidenza, orgoglioso vessillo trionfale, esiste o rappresenta il fittizio palliativo, frutto delle romanticherie dei sereni sognatori di un tempo? Oggi, in tutta onestà, al massimo si può parlar di “Provvida sventura”! Quando finalmente ottieni la tanto attesa occupazione, dedicando tempo ed energie ad un lavoro che anche se non è quello sperato, almeno esiste, ecco che ti viene destinata la più clamorosa delle sorprese: lo stipendio negato! In barba ad una Carta Costituzionale, bella ma continuamente aggirata, lo Stato “fa orecchie da mercante”, portandoti a maturare il semi-assurdo pensiero che esista gente nata per architettare subdoli stratagemmi! In un paese rispettabile ogni cittadino dovrebbe essere puntualmente retribuito per il lavoro svolto, invece di rassegnarsi ad osservare, con malcelata rabbia, il lurido ventre dei soliti noti ingrossarsi a dismisura! In Italia il lavoratore onesto vive di stenti e il bugiardo accattone gongola nella sua squallida immunità! Non stupisce che, anche nel settore pubblico, possano verificarsi assurdi paradossi: arrivati alla fine dell’anno scolastico, ci si imbatte in lavoratori a cui spettano ancora le mensilità iniziali! Lo Stato usa i supplenti e li paga quando gli pare! Il Ministero del Tesoro, presosi carica dei compensi, tratta i precari con indifferenza e noncuranza, come luridi stracci da strizzare fino all’inverosimile e consumare a furia di sferzanti maneggi, o come vecchi drappeggi da rammendare e riutilizzare se occorre! Essi continuano a svolgere regolarmente il loro compito e sembrano somigliar a un esercito di soldatini: lanciati sul campo di battaglia e dimenticati! Di loro sovviene il pensiero solo quando qualche tragedia ne accompagna il ricordo! Troppi, negli ultimi mesi, quelli che, in preda ad angoscia e disillusione, hanno detto addio a un mondo abituato a calpestare la dignità! Le storie individuali si rassomigliano, in comune hanno la parola “sacrificio”: c’è chi viaggia per lavorare, abituandosi a levatacce, chilometri da record e continui imprevisti, stringendo i denti e rigettando legittime imprecazioni, e chi si trasferisce, salutando i propri bambini per rivederli solo nel week end, con lo spettro del saldo dell’affitto puntualmente alle porte! Può un dipendente statale trovarsi, a maggio, ancora in attesa dello stipendio di novembre? Può un dipendente statale anticipare continuamente soldi che, in realtà, gli sono dovuti? Può un dipendente statale lasciarsi decapitare la dignità da questo squallido boia, che qualcuno ancor si ostina a chiamare Stato? Non c’è Stato senza giustizia e non si vive solo di aria! Il MEF è sordo dinanzi alle richieste; il MIUR è celebre per i comunicati, puntualmente disattesi! Si incolpano le scuole ma la verità è che si architettano tecniche per temporeggiare, perché è facile rimandare, a data da destinarsi, i problemi delle persone, quando il proprio sedere è ammortizzato! I soldi per investimenti inutili, pensioni di lusso e stipendi gonfiati si trovano sempre! Si punta sulle nuove tecnologie e poi non si è in grado di usarle: si dilapidano i soldi attraverso il ricorso a “sistemoni informatizzati”, che, in realtà, o non sono in grado di supportare tante informazioni o sono troppo complessi per un qualsiasi impiegato, privo di specifica pregressa formazione! Persiste il tentativo di scaricare le colpe e lavarsene le mani: il MEF assomiglia a quel celebre Pilato che, non sapendo cosa rispondere alla folla in fermento, si ritirò dalla scena lasciando nello sconcerto più totale l’imputato in mutande! In Italia si pretende ma non si dà! A un comune cittadino, in ritardo con i pagamenti, viene imposta una penale perchè non rispetta la scadenza! Queste regole, però, quando si tratta dello Stato, possono essere facilmente scavalcate. Per il popolino l’immediata messa in mora o pignoramenti senza esitazioni! Niente diffida per lo Stato, entità intoccabile e Sacra Sindone a cui elargire tributi e obbedienza! Si dovrebbe gridare allo scandalo per la putrefatta iniquità vigente! L’unica attualissima tragicomica favoletta, da raccontare senza tentennamenti è, dunque, quella del celebre “Signor Pagherò”, tristemente venuto a mancare. A dare l’annuncio, il fratello "Poi pass", la sorella "Segna", e il fratellino "Poi ci vediamo".
 

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