UN INSEGNANTE A 2 ALUNNI STRANIERI:"....TORNATEVENE AL VOSTRO PAESE"

"Se non vi sta bene tornatevene al vostro paese" :  è la frase che, secondo una denuncia depositata da un genitore presso la caserma dei carabinieri di un quartiere periferico di Roma, un insegnante della scuola media avrebbe detto in classe a fine anno scolastico a due alunni, un bambino di dodici anni di origine ruandese e una bambina pakistana.

Sull'insegnante peserebbe una precedente querela relativa ad una presunta mancata vigilanza all'interno della classe. Altre semplici lettere di reclamo da parte di altri genitori sarebbero agli atti della scuola media.

Non è mia intenzione puntare il dito contro l'insegnante che ha tutti i diritti di smentire i genitori querelanti, che avrà tutte le sue buone ragioni e potrà nelle sedi competenti ribadire la sua versione.

In qualità di educatore professionale, mi preme osservare quanto questi episodi di scontro e di incomprensioni siano comunque lesivi del clima e della serenità dell'ambiente scolastico e influiscano pesantemente sul percorso formativo dei minori che frequentano la scuola.

E' da notare quanto in molte scuole sia scarsa la partecipazione dei genitori alle decisioni e scelte degli organi d'istituto. Una situazione che non sempre è imputabile all'indifferenza dei genitori ma spesso può essere frutto di una gestione molto accentratrice e "militaresca" da parte di dirigenti scolastici che non tollerano "invasioni di campo", nonostante la co-gestione e la partecipazione delle famiglie e degli studenti siano valori qualitativi da salvaguardare sanciti dalle varie riforme scolastiche degli ultimi trentanni.

Numerosi sono i fondi stanziati in questi anni su specifici progetti per aprire sportelli di aiuto all'interno delle scuole e per prevenire fenomeni di disagio psicologico degli alunni e di bullismo. Mi chiedo quali servizi siano stati attivati all'interno delle scuole medie ed elementari per la supervisione e il supporto agli insegnanti che si trovano a gestire classi difficili oppure che si trovano in situazioni personali di disagio tale da compromettere la stessa integrità e benessere psicofisico degli alunni.

Ritornando allo specifico delle querele citate all'inizio, sarebbe utile conoscere quali provvedimenti abbia preso il dirigente scolastico per gli accertamenti interni e per rasserenare il clima, per supportare  nella supervisione, formazione e aggiornamento gli insegnanti in difficoltà e quali assemblee siano state convocate per ripristinare un rapporto positivo di pari dignità tra corpo docente e famiglie. Poi ci sarebbe tutto un ragionamento da fare sulla valutazione degli alunni. Mi chiedo come sia possibile la compatibilità di un "cinque" in condotta con il giudizio di "buono" in "socializzazione" e viceversa come sia compatibile nello stesso alunno un otto in condotta con il giudizio di "parziale" in socializzazione.

Forse i parametri nella formulazione dei giudizi interlocutori e finali su profitto, maturazione e condotta avrebbero richiesto un confronto preliminare di informazione e discussione attraverso assemblee dedicate tra scuola e famiglie. Forse la cosiddetta Carta dei servizi avrebbe potuto essere valorizzata e arricchita di notizie, di presentazioni sui curriculum dei docenti e del loro percorso obbligato di aggiornamento e formazione.

A mio avviso, la Scuola è ancora un "fortino" essenziale di resistenza al deterioramento e degrado della società. Occorrerebbe rafforzare le fondamenta di questo "fortino" suggellando i suoi pilastri attraverso l'innovazione e un cambiamento generale di mentalità.

Infatti, non è raro incontrare ogni tanto autorità scolastiche rimaste a crogiolarsi nella vecchia sorda autoreferenzialità degli anni 50-60. 

Domenico Ciardulli

Educatore Professionale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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