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ANNO ZERO: LE RAGIONI FLEBILI DI MASTELLA

Il Ministro Mastella protesta contro la Rai e in particolare la trasmissione "Anno Zero" di Michele Santoro e parla addirittura di "setta", di "Ku Klux Klan dell'informazione" Dice che "non gli sono mai piaciuti i processi in piazza" e cita un esempio: "L'anno scorso, quando mi hanno mi hanno mandato un avviso di garanzia per il Calcio Napoli, me ne sono stato zitto zitto, ho aspettato, non ho sollevato polveroni di alcun genere" (virgolettati da "La Repubblica").
Stamattina alle 10 farà una conferenza stampa su questo.
Una replica alle ragioni di Mstella viene spontanea riprendendo le parole di Salvatore Borsellino il quale ha ieri in Tv ha rievocato l'indifferenza delle piazze prima e dopo l'uccisione del fratello Paolo.
Così Rosaria Scopelliti dopo la morte del padre è andata via dalla Calabria ferita dall'indifferenza generale ed è tornata adesso perchè incoraggiata dalla risposta dei giovani calabresi sopo l'omicidio Fortugno. Anche lei come tanti pensa che le piazze e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica possono essere l'antidoto per un sistema corrotto e malato che, altrimenti, stritolerebbe, una per una, le persone rimaste eticamente integre dentro e fuori le istituzioni. Sappiamo bene che i poteri forti hanno bisogno del silenzio per raggiungere i propri obiettivi. Sappiamo bene che in un sistema colluso con la criminalità i singoli magistrati onesti, i lavoratori dentro le aziende, gli impiegati non omologati hanno bisogno della solidarietà dei cittadini quando su di loro si apre l'ostracismo e scatta la reazione dei "Don Rodrigo". Il film documentario di Marco Turco, "In un altro paese", tratto dal libro di Alexander Stille, è incentrato sulla storia del maxi-processo di Palermo e sul sacrificio dei due magistrati che lo resero possibile. Ripercorre, trent'anni di mafia e di intrecci tra Cosa Nostra e politica. Un film che fa vedere chiaramente il percorso del giudice Falcone prima della strage di Capaci: il procuratore capo gli tolse alcune inchieste, fu isolato all'interno del CSM, fu rimosso da Palermo con un trasferimento al Ministero e poi fu facile, in un contesto ambientale fatto di silenzio, dargli il colpo di grazia.
Quindi,a mio avviso, contrariamente a quanto afferma Mastella, la piazza, l'opinione pubblica potrebbero essere l'unico giubbotto antiproiettile valido che hanno a disposizione.
Anche Borsellino, Scopelliti, Chinnici e i tanti altri servitori dello stato, commissari e uomini di scorta, forse non sarebbero morti se i cittadini si fossero sollevati nelle piazze e nelle tv per proteggerli dal silenzio creato ad arte su di loro. Un silenzio di cui si sono serviti i poteri forti per aspettarli al varco e trucidarli.
 

Domenico Ciardulli
 

 

 

 

 

 

 

 

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