CONFINDUSTRIA CONTRO IL PIZZO...
La decisione della Confindustria di
introdurre nel suo codice etico una clausola che penalizza ed espelle gli
imprenditori che pagano il pizzo alla mafia non fa una piega.
Essa rappresenta una nobile aggiunta alle tante altri nobili dichiarazioni
scritte e inserite nei codici etici di confindustria, confcooperative,
confcommercio e via dicendo.
Un gesto simbolico positivo, quindi, anche se, mentre il magistrato Caselli lo ha
accolto con favore, l'ex magistrato Di Pietro lo ha definito "un grosso errore".
Anche se la vedova di Libero Grassi ha dichiarato che il presidente locale di
Confindustria, in passato, avrebbe negato l'esistenza del pizzo quando il
marito, poi ucciso dalla mafia, si stava ribellando al racket delle estorsioni.
Giustamente Confindustria vuole dare uno scossone di moralità ai suoi
imprenditori e fa bene.
Credo, però, che i cittadini si augurino uno scossone a 360°. Vogliamo cioè
parlare dello scambio di favori negli appalti che, pur non essendo un pizzo
monetario, sono comunque una forma di corruzione e concussione?
Il Pm De Magistris, alcuni giorni fa a Reggio Calabria, parlando ai giovani in
un convegno amplificato da radio locali, ha descritto quanto stia cambiando il
clima all'interno delle istituzioni: mentre tempo fa si poteva parlare di
singoli giudici deviati, singoli poliziotti deviati, oggi, invece, deviati
cominciano a sentirsi proprio quei magistrati, quei poliziotti, quegli uomini
delle istituzioni che svolgono coerentemente il loro dovere. De Magistris ha
parlato della solidarietà che ha sentito attorno a lui dalla gente comune,
quella senza potere, e della pressione sottile, invece, esercitata dai grandi
poteri.
Ma la cosa più interessante che De Magistris ha detto nel suo discorso pubblico
è questa (riassumo il senso) : ho analizzato le visure camerali, gli atti
costitutivi delle società che ricevono grandi quantità di finanziamenti pubblici
attraverso appalti e commesse ed ho potuto verificare che sono sempre le stesse
a prendere più appalti anche nei settori più diversi. Inoltre, spesso, i
titolari delle aziende sono figli o parenti di persone, importanti e meno
importanti, che lavorano nelle istituzioni pubbliche.
Fatto questo riferimento alla situazione calabrese, concludo dicendo che la
decisione di Confindustria lascerà il tempo che trova se non si cambia la
mentalità che genera il "pizzo" e se non si individuano i canali inquinati della
pubblica amministrazione che eroga fondi.
Ad esempio, le assunzioni clientelari nelle società appaltatrici che ricevono
finanziamenti pubblici, i concorsi di dubbia trasparenza e gli appalti rinnovati
automaticamente per quasi un decennio, oppure le gare con un solo concorrente,
come, tempo fa, una nota trasmissione televisiva Rai ha denunciato.
Domenico Ciardulli