IL DOPO BERLUSCONI E' COMINCIATO. MANCA IL DOPO BERSANI...

Dall'estrema sinistra di Vendola, al centrosinistra di Bersani, al mondo cattolico, addirittura al medico di Palmiro Togliatti che era nella platea di Perugia, tutti sembrano apprezzare la svolta "innovatrice" che Gianfranco Fini vuole apportare alla sua area politica: una destra liberale, laica, europea, instradata sui valori della "legge uguale per tutti", della tolleranza nei confronti dei diversi e degli immigrati, contro la precarietà del lavoro e attenta al confronto democratico con le opposizioni. Una destra, insomma, che da destra vuole rottamare  Berlusconi e berlusconismo. Il leader di Futuro e Libertà ha cominciato a giocare le sue carte e l'invito al Premier a dimettersi per ottenere un nuovo governo fondato su altre basi è anche un chiaro messaggio di autocandidatura come Presidente del Consiglio alle prossime elezioni politiche.

Probabilmente, le dinamiche partitiche conflittuali all'interno della maggioranza non appassioneranno i tanti cittadini che hanno perso o stanno perdendo il lavoro, oppure quelli che hanno perso la casa o l'azienda agricola per il terremoto o per le recenti calamità naturali. Ma è anche vero che qualsiasi evento utile a far uscire il paese da questa situazione di stallo politico e di profonda crisi economica potrebbe apparire come un elemento positivo.

A Perugia è stato battezzato oggi il nuovo candidato Premier dell'era postberlusconiana che ha persino lanciato la bozza del suo lungo programma di governo. Adesso ci si aspetta che anche l'opposizione, la quale ironizza sul "gioco del cerino" tra Fini e Berlusconi,  faccia le sue mosse per chiudere il ping pong tra i rottamatori di Renzi e i conservatori di Bersani, tra puntare sulla manifestazione dell'11 dicembre targata Pd oppure su quella del 27 novembre ad impronta lavoristica sponsorizzata da Vendola.

Insomma Fini è già sul ring pronto allo scontro elettorale che si terrà nel 2013, se non prima. Vendola è pronto anche lui ma il suo battesimo come candidato alla Presidenza del Consiglio dovrà superare i tanti don Abbondio di una galassia scoordinata che fatica a ricomporre la frantumazione prodotta dal "veltronismo africano".

E Di Pietro? Di Pietro forse è spaventato dalla concorrenza sul fronte dell'antiberlusconismo e per questo annaspa e stuzzica la neoformazione politica cercando di spingerla verso scelte autodistruttive e implosive. Probabilmente Di Pietro, in un nuovo scenario, rischia il ridimensionamento automatico del dopo Berlusconi. La sua sopravvivenza come partito destinato a rimpicciolirsi potrebbe essere legata ad una scelta di campo sulle alleanze elettorali e sui temi del lavoro e della politica economica.

Ma per uscire veramente da questa crisi devastante un ruolo fondamentale spetta ai cittadini. E' importante non accettare più di essere relegati nel ruolo di sudditi ma cominciare a sentirsi protagonisti e padroni di casa di questa repubblica. Occorrerebbe fare tesoro di quanto accade in molte parti d'Italia dove la qualità della vita è affossata dal dissesto idrogeologico, dall'inquinamento ambientale, dalla malagestione politica dello smaltimento dei rifiuti. Dovrebbe fiorire una nuova partecipazione civica diffusa, capillare, la rinascita di comitati e associazioni di quartiere, il contatto e la socializzazione dal vivo che sostituiscano gli incontri esclusivamente virtuali fatti di tastiera e telecomando. Per costruire una diga enorme a tutela dei diritti individuali e collettivi, a tutela dei beni pubblici, della scuola pubblica, dell'acqua pubblica, dell'ambiente e del verde contro ogni speculazione edilizia e contro tutte le mafie piccoli e grandi collegate alle lobbies industriali, del cemento e, non di rado, collegate ai meandri della stessa politica di certi partiti.

Domenico Ciardulli

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