14-02-2006
Scarpinato: la mafia potrebbe tornare a uccidere
fonte: Osservatorio sulla legalità

"LA MAFIA E' UN PROBLEMA MACROPOLITICO CHE COINVOLGE GLI EQUILIBRI NAZIONALI". "LA MAFIA POTREBBE TORNARE A UCCIDERE": IL PROCURATORE AGGIUNTO DI PALERMO ROBERTO SCARPINATO HA LANCIATO L'ALLARME IERI A ROMA IN UN CONVEGNO SU "I NUOVI VOLTI DELLA MAFIA" ORGANIZZATO DAL LABORATORIO PER LA POLIS.

I retroscena della morte di Rocco Chinnici, che aveva spostato le sue indagini sui "colletti bianchi", dell'assassinio di Pier Santi Mattarella, del Direttore del Banco di Sicilia Emanuele Notarbartolo e di Giovanni Falcone sono stati raccontati ieri dal procuratore di Palermo.

"I volti della mafia sono i volti di sempre, volti vecchissimi. Abbiamo difficoltà a rendercene conto a causa della mistificazione culturale": ha esordito cosi Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto di Palermo in un convegno su "i nuovi volti della mafia" organizzato a Roma da "Laboratorio per la Polis". Roberto Scarpinato, il giornalista Michele Santoro e Alessandro Benedetti, avvocato di parte civile nel processo Pecorelli, hanno tracciato un quadro lucido e dettagliato dell'inquinamento mafioso nei settori della vita politica e istituzionale.

Il procuratore Roberto Scarpinato ha illustrato la bruciante attualità dell'analisi storica sul fenomeno mafioso in Sicilia, fatta nel 1876 da Leopoldo Franchetti, diventato poi deputato e senatore della Repubblica Italiana. Egli, a seguito di uno studio sul campo, diretto e approfondito, concluse che "la Sicilia non potrà mai avere uno sviluppo economico a causa dell'arretratezza e violenza della sua classe dirigente e dei facinorosi della classe media".

In teoria, solo lo Stato centrale potrebbe risolvere il problema ma la classe dirigente siciliana è un architrave della politica nazionale e per questo motivo il problema rimane "irrisolvibile." Secondo Scarpinato, la mistificazione culturale porta a identificare il fenomeno mafioso con gli specialisti della violenza, i bovari e i pastori, la cosiddetta mafia militare, mentre la borghesia mafiosa dei colletti bianchi sta sullo sfondo, vista al limite "come pecore nere, vittime dei brutti sporchi e cattivi".

La sospensione del periodo cruento della mafia, con la sola eccezione dell'omicidio Fortugno, secondo il procuratore aggiunto di Palermo, è un segnale preoccupante di radicamento istituzionale della borghesia mafiosa che "oggi non ha bisogno di utilizzare la mafia militare per eliminare gli ostacoli". Gli ostacoli alle attività mafiose si possono eliminare oggi con operazioni incruente. Ad esempio con la semplice rimozione delle persone che "danno fastidio".

Non è da escludere, ed è questo l'allarme più preoccupante lanciato dal Procuratore Scarpinato, che possa riaccendersi la violenza di omicidi e stragi se la borghesia mafiosa si sentirà minacciata da una destabilizzazione dovuta ad un eventuale cambiamento degli equilibri nazionali.

Michele Santoro e l'avv. Benedetti si sono soffermati sull'informazione e sul caso Andreotti, emblematico di un'etica politica oramai svanita. In particolare Santoro ha espresso preoccupazione per l'interruzione di quel circolo virtuoso tra informazione e magistratura che permetteva ai magistrati di poter sentirsi legittimati da un clima libero e di sostegno dell'opinione pubblica. Ha poi stigmatizzato il fatto che il controllo dal basso ha perso le sue funzioni salutari di moralizzazione delle istituzioni. Cita l'esempio della scelta poco etica, all'indomani dello scandalo della Banca d'Italia, del senatore Andreotti a presiedere la festa dei dipendenti della Banca d'Italia, nonostante le risultanze delle relazioni parlamentari e inchieste relative al caso Sindona e Ambrosoli.

L'avv. Benedetti dopo aver spiegato la complessità dei significati di verità politica e verità giudiziaria dove alcuni reati veri, anche gravi, cadono per prescrizione, ricorda come all'indomani della condanna a 24 anni di carcere contro Andreotti da parte di una Corte di appello dello Stato Italiano, il presidente Casini andò personalmente a prendere Andreotti per portarlo al Congresso dell'UDC.

Domenico Ciardulli

 

 

 

 

 

 

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