ECCO QUELLO CHE MANCA NEL RAPPORTO CENSIS 2011

 

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"Non ratio est mensura rerum sed potius e converso" "non la ragione è misura delle cose, piuttosto le cose misurano la verità o falsità dei nostri  ragionamenti" (traduzione in proprio).. bella questa frase di San Tommaso citata nell'ultimo rapporto del Censis sulla situazione sociale del Paese. Come sempre, il lavoro di Giuseppe De Rita e della sua equìpe è affascinante per la visceralità dell'analisi di ogni aspetto, di ogni intercapedine individuale e collettiva della società.

Nel rapporto troviamo una documentata e puntuale denuncia del vuoto di governo politico del sistema con il timore diffuso di un'imperante "logica di polarizzazione decisionale: in basso, vince il primato del mercato, in alto, il primato degli organismi apicali del potere finanziario". Nel rapporto Censis ancora più esplicitamente si scrive: "oggi la dialettica politica sembra prigioniera del primato, anche lessicale, della regolazione finanziaria di vertice...occorre constatare che quel primato e quel linguaggio esprimono una dimensione di controllo, non di evoluzione e crescita". 

Si trovano nel rapporto anche le cifre dettagliate dei "tagli lineari", in milioni di euro, derivanti dalla Politica di riduzione della Spesa Pubblica degli ultimi tre anni.  Si descrivono gli effetti negativi che tale politica sta provocando nelle Politiche sociali, nella Scuola pubblica, nei Trasporti locali, nel settore Sicurezza ecc... Nell'analisi sociologica contenuta nel rapporto si esaltano quelli che sono stati i punti di forza nostrani di mezzo secolo (famiglia, coesione sociale, solidarietà comunitaria, iniziativa imprenditoriale di piccola e media dimensione...) e su di essi si fa leva per orientare ad una sana reazione alla crisi attuale. Le linee guida indicate dal Censis per uscire dal tunnel e dalla "Società mucillagine" sono quelle della "connessione" del "mettere insieme" e del ritrovare le radici e la linfa vitale del cosiddetto "scheletro contadino" "della capacità di adattarsi alla crisi" "dell'umiltà di faticare sul campo che ci è stato dato, ancorchè sabbioso e sassoso".  Analisi a 360 gradi di estrema importanza perchè diffondono ulteriore consapevolezza sui mutamenti in atto, sulla gravità della situazione politica ed economica del nostro paese.

Ma, a nostro umile parere, manca qualcosa in questo bel rapporto Censis.  Manca la certificazione chiara di un nesso pur implicitamente dichiarato: l'atomizzazione della società mucillagine, il rattrappimento individuale, la poltiglia alla quale saremmo destinati sono il risultato di un disegno, non di sviluppo, ma "di controllo", tracciato dai poteri finanziari che si sono ben metastatizzati nei governi centrali e locali.  Ad esempio, quando il Piano Regolatore Urbanistico di una metropoli è dettato alle Regioni e ai Comuni da Poteri della Finanza e dalla lobby dei palazzinari, i guasti sociali che esso determina sono enormi. Si frantumano intere comunità quando scompaiono dallo sviluppo urbanistico le piazze, i parchi, il verde, i centri di aggregazione per fare spazio a centri commerciali, a mostruosi e isolati complessi edilizi pensati come dormitorio e stazioni di pendolarismo. I quartieri imbuto, i disservizi nei trasporti pubblici, il caos del traffico quotidiano hanno elevato il numero di ore trascorse da soli nella propria scatola mobile hanno elevato il numero di vittime della strada e contribuito ad introdurre maggiore aggressività e violenza nelle relazioni.

Giuseppe De Rita, in un'intervista rilasciata recentemente, alla domanda su cosa funziona in Italia ha risposto:  "Lo Stato certamente no, la Politica certamente no" "la Chiesa italiana non funziona in modo tale da essere significativa e definitiva" mentre, alla domanda se la Politica e le Istituzioni possono "mettere insieme" ha risposto: "sarebbe il loro compito precipuo. Ma non lo fanno, anzi dividono, disarticolano..." (intervista di Luisella Berti su "50&più"). Sembra, dal ragionamento di De Rita e dal rapporto complessivo del Censis che, quindi, il compito di "connettere"  "mettere insieme" e ripartire se non è più nelle capacità di Stato, Partiti e dalle entità macro, potrebbe essere assunto dal Terzo settore, dalle associazioni di categoria, dalle organizzazioni sindacali, dal volontariato, dai gruppi civici? Ma anche qui è anzitutto opportuno ricordare il limite del "localismo", che non di rado assume connotazioni clientelari o particolaristiche, limite su cui ha messo l'accento Giuseppe Roma nella sua relazione. Per il resto non si possono trascurare altri elementi che forse il Censis avrebbe potuto sviscerare:  Esistono questi livelli associativi intermedi non inquinati, non fagocizzati dai poteri finanziari e capaci di aiutare la società mucillagine a non diventare "poltiglia"?  Purtroppo non sono un buon segno le associazioni di tutela della salute finanziate da Multinazionali del farmaco, le associazioni di tutela dell'ambiente finanziate da società che inquinano, le organizzazioni sindacali colluse con i datori di lavoro, l'asservimento psicologico dei "cittadini telespettatori" attraverso palinsesti televisivi strutturati in funzione dell'induzione al consumo e al mercato. Anche i momenti elettorali non si sottraggono ai poteri della finanza: Durante le elezioni agiscono indisturbate lobbies industriali che cercano di sostenere propri candidati di riferimento per realizzare ben precisi obiettivi a livello di legislazione regionale e nazionale.  E allora, in questa situazione di diffuso indebolimento dei pilastri di resistenza del sistema sociale, rimangono inevasi gli interrogativi posti dal Censis e ci permettiamo di riproporli al Censis stesso sperando possa esserci un ulteriore approfondimento pubblico: dove si può individuare una concreta speranza di riscatto? Chi può svolgere realmente il ruolo di "mettere insieme" e "connettere"? Potrà esserci un'alternativa alla soluzione violenta? E come si possono fermare le sempre più crescenti diseguaglianze, i sistematici processi di emarginazione e di impoverimento che i poteri finanziari e i governi ad essi asserviti stanno pericolosamente radicalizzando nella nostra società?

Domenico Ciardulli

 Management del Servizio Sociale

3 dicembre 2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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