LA STRAGE NEL MANTOVANO: UNA PAZZIA CONTAGIOSA?

Il raptus omicida del camionista che nel mantovano ha ucciso l'ex moglie e due vicini di casa sembra ripercorrere una delle scene del film "la città verrà distrutta all'alba". Nella trama cinematografica, all'origine della follia omicida, c'è un virus preparato nei laboratori per scopi militari e sfuggito al controllo a causa della caduta di un aereo che lo trasportava.

Nel caso crudo e reale di cronaca nostrana, invece, l'uomo, superarmato, ha fatto fuoco senza pietà uccidendo più volte secondo un terribile piano di vendetta. Il suo sistema nervoso non è stato colpito da un virus introdotto involontariamente con l'acqua inquinata ingerita ma è stato semplicemente invaso da un odio viscerale verso i propri simili ritenuti la causa della propria incapacità di vivere. Si tratta probabilmente di un processo di disumanizzazione dei rapporti che si sta sempre più diffondendo nella società italiana alla stessa stregua di un virus. Sono oramai innumerevoli i fatti di sangue che si consumano dentro e fuori le mura domestiche. Essi testimoniano il declino progressivo dei punti valoriali di riferimento sociale e il travalicamento di ogni limite morale nella convivenza umana. Questi omicidi efferati non possono più essere definiti "eventi sentinella" perché cominciano a connotarsi come fatti quotidiani ordinari. La desertificazione affettiva ed emotiva rappresentano l'esito sempre più frequente della crisi delle relazioni sociali. I tessuti urbani e metropolitani stanno perdendo sempre più quel collante di coesione sociale e comunitaria a causa di uno sviluppo irrazionale che predilige cemento e profitto. La scomparsa delle piazze, dei luoghi di ritrovo tra persone, l'assenza di politiche nazionali e locali di sostegno al disagio, l'assenza di punti decentrati di ascolto attento nelle scuole, nei quartieri, nelle reti sociali e sanitarie... rappresentano una miscela pericolosa alla quale mettere mano al più presto. 

 

Domenico Ciardulli

 

 

 

 

 

 

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