TRAVAGLIO, FAZIO, SCHIFANI E IL "VENTO DI BULGARIA"
Seguo quasi sempre il programma di Fabio Fazio
e vorrei dire che non mi è piaciuto il fatto che si sia scusato per l'intervista
a Marco Travaglio di sabato 10 maggio scorso.
L'eco sulla stampa delle parole di Travaglio, riferite al Presidente del Senato,
mi appare un'esagerazione, quasi una strana forzatura. Chissà se servono
contenuti per iniziare una nuova "normalizzazione" della Rai? Già in passato
abbiamo assistito a reazioni spropositate culminate con facili epurazioni di
giornalisti. Ricordiamo anche la solitudine di Lucia Annunziata, presidente in
minoranza del CdA Rai, e il suo rapporto difficile con il direttore generale di
allora, Flavio Cattaneo. Un periodo che, a mio avviso, non ha fatto onore
all'azienda di Stato, così come non hanno fatto onore le vicende, venute poi
alla luce, di scambi sessuali tra aspiranti vallette e uomini politici oppure
quelle di intercettazioni ambientali dove era in ballo un presunto mercato di
voti in Senato.
Perché le reazioni alla trasmissione di Fazio e alle parole di Travaglio
appaiono esagerate e strumentali?
Perché da secoli gli uomini politici, e a maggior ragione le alte cariche dello
Stato, sono state, per forza naturale delle cose, oggetto di attenzione e di
dibattito.
Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro è stato oggetto di ripetuti
attacchi per le vicende dei fondi neri del Sisde. Il Presidente Francesco
Cossiga è stato bersaglio per anni di roventi critiche e articoli di stampa.
Così come sulle frequentazioni siciliane del senatore Andreotti ne è nato un
lunghissimo processo.
Il neo sindaco di Roma, in quanto titolare di una carica pubblica
importantissima, è stato passato minuziosamente al microscopio per le sue
vicende passate. E', a mio avviso, naturale e sano che non ci siano ombre sulla
storia politica e personale di uomini che assumono le redini del paese.
Il presidente Renato Schifani, in quanto eletto alla seconda carica dello stato,
non può essere immune da critiche, da osservazioni, da satira, da rievocazioni
giornalistiche sulla sua attività e sulle sue frequentazioni e contatti passati.
Per quanto egli possa essere a pieno titolo in buona fede ed esente da qualsiasi
responsabilità personale e politica, accetti serenamente questo passaggio
"giornalistico" visto che possiede amplissime facoltà mediatiche per poter
replicare.
Saranno i cittadini, e non le censure, i veri valutatori. Saranno soprattutto i
fatti e i comportamenti attuali e futuri, piuttosto che quelli passati, a far
risaltare positivamente o negativamente presso l'opinione pubblica la
personalità e la deontologia dell'uomo di Stato Renato Schifani. Così sarà per
Alemanno, così è stato per Rutelli.
Sarebbe invece un brutto inizio per la seconda carica dello Stato qualora
venissero puniti conduttori televisivi e venissero bandite presenze in Rai per
aver dato risalto ai contenuti del libro di Lirio Abate in cui sono riportate
alcune sue vicende passate. Allo stesso modo, ritornerebbero gli odiosi
"fantasmi di Bulgaria" se si preparasse in sordina un nuovo CdA Rai, fazioso e
partitico e, magari, prendesse corpo un altro ostracismo contro Michele Santoro
per aver dato risalto ad un comizio di piazza di Beppe Grillo.
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PUBBLICATO SU : ► Osservatorio sulla Legalità ►Aprileonline ►Liberazione del 13/5/08