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YARA E SARAH, UNA COMUNITA' CHE DIVORA I SUOI ANGELI

E' facile immaginare il cruccio degli investigatori locali per aver mobilitato migliaia di persone in una ricerca che oggi si rivela un'amarissima beffa. Il corpo di Yara era a pochi passi ma nessuno era riuscito a vederlo, nessuno dei cani addestrati, venuti anche da altri paesi, era riuscito ad aiutare le forze dell'ordine per imprimere una svolta alle indagini.

Oggi, purtroppo, il riscatto della questura passa attraverso l'individuazione dell'assassino, passa attraverso la soluzione di un difficile enigma con i pochi elementi a disposizione: un esame autoptico alla ricerca di tracce di dna, una scheda sim e i movimenti di aggancio alle celle delle stazioni radio base del luogo del sequestro e del delitto.

 Per come stanno andando le cose sin dalla scomparsa di Yara, una delle piste da vagliare potrebbe essere quella di una persona insospettabile che gode di una forte copertura all'interno della comunità brembatese. Una pista del genere farebbe pensare al muro di omertà e di sviamenti che si è alzato nel caso di Avetrana con l'uccisione di Sarah Scazzi.  In quel caso la dinamica riguarda un contesto comunitario parentale, mentre nel delitto di Yara, al momento, non si può escludere nè l'ipotesi del "mostro solitario", nè del mostro blindato da complicità più larghe. Ma se si dovesse decidere di dare attenzione a questa ultima ipotesi allora il nucleo investigativo dovrebbe essere rafforzato e coadiuvato da una equipe esterna, nominata dal Ministero dell'Interno e dal Dipartimento di Giustizia. Un approccio scientifico di esperti esterni al contesto potrebbe forse generare intuizioni in grado di dare luce ai molti elementi ancora oscuri.

Ma chi è l'assassino di Yara? Potrebbe essere qualcuno che la seguiva da tempo, qualcuno che probabilmente la osservava di nascosto e che aveva studiato nel dettaglio i suoi spostamenti e le sue abitudini.Una persona che forse l'aveva scelta come preda da diversi mesi. E se così fosse la soluzione dell'enigma potrebbe emergere da un lavoro scrupoloso di osservazioni statistiche, dinamiche e geografiche. 

Una circonferenza con un raggio di 100 metri dalla sede delle manifestazioni sportive alle quali Yara ha partecipato. Ad esempio Pesaro o in Brianza. Oppure dalla sede della Polisportiva di Brembate e della scuola che frequentava. Sono queste le aree sulle quali sarebbe utile concentrare le ricerche facendo partire le osservazioni almeno da sei mesi prima del delitto con un'intensificazione nel mese di ottobre e novembre 2010.

Potrebbe esserci una presenza ricorrente dello stesso individuo negli stessi posti con spostamenti abbinati a quelli di Yara e del suo telefonino. Quindi la tracciatura di eventuale uso di carte di credito o bancomat, l'aggancio di numeri alle celle di telefonia mobile, i pedaggi autostradali. Sono circa cinquemila gli abitanti giovani e adulti. Meno di duemila se si dovesse selezionare la ricerca in base al sesso. Ma occorre aggiungere tutta la cerchia esterna al paese che ha ruotato intorno ai suoi allenamenti e alle sue gare.

In questa era di media e palinsesti televisivi che penetrano profondamente nella vita quotidiana del tessuto sociale e sono capaci di condizionare fortemente i comportamenti di persone con maggiore fragilità psichica, lo spietato assassino starà assistendo alla preparazione della caccia, è difficile dire se in preda alla paura, al rimorso, a pensieri autolesionisti o ad una orrorifica autoesaltazione. Per il momento non possiamo fare altro che rivolgere un saluto a Yara e unirci al dolore dei suoi familiari auspicando un riscatto delle comunità colpite da tali orrendi delitti perché nel nostro paese possa innescarsi e diffondersi, in controtendenza, una spirale virtuosa di rispetto e tutela della vita umana.

Domenico Ciardulli

Portale dei Diritti e del Lavoro Sociale

 

 

 

 

 

 

 

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