REPUBBLICA 14 LUGLIO 2006

TUTTI DEPUTATI MA NON TUTTI ONOREVOLI

Caro Augias,
Si sta discutendo in questi ultimi tempi sull'utilizzo del termine "onorevole" nei confronti di parlamentari e politici.  E' giusto? Non è giusto rivolgersi a deputati e senatori con questo appellativo? C'è chi sta addirittura raccogliendo firme per proporne l'abolizione.
Io credo che nella nostra società vi siano diverse categorie di cittadini alle quali dovrebbe essere attribuita pienamente e di diritto la qualifica di onorevole: i pensionati al minimo, gli utenti tenaci e pazienti di tutti quei servizi pubblici che funzionano male, la gran parte di lavoratori che arrivano alla fine del mese con soli 1000 euro di stipendio riuscendo a rimanere onesti, le donne-mamme che si caricano con grande sacrificio di due o tre lavori in difesa della loro autonomia e dignità. Insomma, le cronache di questi giorni, che vedono tanti politici al centro di indicibili scandali finanziari, sembrerebbero suggerirci la valorizzazione degli umili.
 
Domenico Ciardulli

RISPONDE CORRADO AUGIAS

Il termine onorevole è un appellativo, un termine che designa una carica al pari di "sua santità" per il papa o d "sua altezza" per un regnante. Si potrebbe dire che si tratta di un appellativo di cortesia, legato ad una certa carica, funzione e perfino organismo collettivo. Non in italiano ma in inglese per esempio si dice (o si usava dire) the Honourable East India Company; oppure: the Honourable Artillery Company. Negli Stati Uniti ci si rivolge ad un magistrato in udienza con il termine "Your Honor", vostro onore. In tutti i paesi di tradizione anglosassone (dal Canada alla Nuova Zelanda) il termine viene usato per designare membri elettivi delle più alte magistrature. In Italia si designano come "onorevoli" i membri del Parlamento e invano alcuni presidenti della Camera (per esempio Irene Pivetti) hanno tentato di sostituirlo con "deputato" che è "colui che viene scelto per un compito secondo un preciso mandato". Come si sarà capito un termine di cortesia non deve avere di necessità un concreto riferimento alla persona alla quale viene applicato. Chiamare Cesare Previti "onorevole" per esempio non implica un effettivo richiamo al suo comportamento. In compenso gli infaticabili Peter Gomez e Marco Travaglio hanno appena dato alle stampe un volume di ben 726 pagine (Editori Riuniti, 18,00 euro) dal titolo "Onorevoli wanted". Wanted vuol dire "ricercati" dallo sceriffo, dalla polizia. In questo caso si tratta in realtà di persone che sono già state abbondantemente trovate. E spesso giudicate. Infatti tra i nostri "onorevoli" (italiani ed europei) si contano 25 condannati definitivi, 8 condannati in primo grado, 17 imputati, 19 indagati, 10 prescritti. Un'ottantina di persone la maggior parte di centro destra con una nutrita pattuglia (17) di centro sinistra.  Il gruppo più denso, Forza Italia, con 29 eletti scrive Beppe Grillo nella prefazione: "Il Parlamento è il nuovo Inferno di Dante.... o meglio è il Paradiso dei delinquenti. Gente che fa le leggi dopo averle violate o mentre le viola o prima di violarle". I due autori raccontano vita e miracoli di questa falange di pregiudicati tra i quali si contano chi ha corrotto, chi ha abusato dell'ufficio, bancarottieri, falsificatori di bilanci, concussori e perfino un omicida.