DA IL MANIFESTO 29 marzo 2008

 

Corso d'Italia

Cene militanti in Cgil e odore di sindacato unico
Loris Campetti

 

Metti una sera a cena, in via Valle di Perna all'Agricolura nuova che sta tra la Pontina e la Laurentina, nella periferia romana. Menù a sorpresa, ma della cooperativa che se ne occupa ci si può fidare. Lo scenario non è male, dentro il parco di Decima Malafede e guai a fare battute. Prezzo libero, a sottoscrizione, per sostenere la campagna elettorale nel Partito democratico di Paolo Nerozzi e Achille Passoni, due segretari confederali della Cgil collocati a suo tempo in posizione di ala sinistra e ala destra del centravanti Epifani, che hanno scelto di buttarsi in politica. «Saranno presenti alla cena Guglielmo Epifani e i componenti la Segreteria nazionale», è scritto nella lettera di invito ai dirigenti di categoria e territoriali. In quella spedita all'apparato Cgil, invece, questa informazione è stata omessa. C'è chi non ha preso bene l'invito, in Corso d'Italia, temendo un'eccessiva esposizione del più importante sindacato nella campagna di sostegno al Pd.
In ogni caso, una cena non ha mai compromesso nessuno. Più impegnativa è la partecipazione al fianco di Walter Veltroni dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil - Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti - alla conferenza operaia del Partito democratico che si terrà oggi a Brescia. Ci sarà sicuramente l'operaio sopravvissuto della ThyssenKrupp, Antonio Boccuzzi, e magari a sorpresa si farà vedere il compagno imprenditore Massimo Calearo. Non è la prima uscita pubblica di Epifani con Veltroni, la prima fu a Roma a un appuntamento organizzato da un gruppo di sindacalisti e dirigenti politici che, dopo aver bocciato lo scioglimento dei Ds nel Pd, contribuendo alla nascita di Sinistra democratica, avevano deciso di tornare sui loro passi schierandosi con il sindaco d'Italia e facendosi candidare in postazioni sicure dal Pd. Tra gli altri lo stesso Nerozzi. Una mossa non solitaria, la sua, che ha creato un certo scompiglio in Cgil dove chi ha sostenuto fin dal primo giorno la nascita del Pd si sente insidiato dagli ultimi arrivati, volano parole grosse e aggettivi imbarazzanti. Bisogna tener conto che grazie alle elezioni e alla scadenza dei mandati si liberano almeno tre posti in segreteria nazionale e la lista degli aspiranti successori è piuttosto ricca, all'interno della stessa maggioranza di Epifani dove convivono aree già di sinistra, già di destra e già socialiste. Stesso turnover in molte categorie, dalla Filtea alla Fillea, dalla Flai allo Spi (dove dovrebbe andare Carla Cantone, in uscita dalla segreteria nazionale). Altri posti potrebbero liberarsi dalla promozione di qualche segretario di categoria a Corso d'Italia.
Da tempo circola la voce di una possibile uscita anticipata dello stesso Epifani - ma bisognerà aspettare il risultato delle elezioni, la conferenza d'organizzazione di fine maggio e, forse, le elezioni europee - che ha già avuto modo di dire che a salire sul trono più alto della Cgil potrebbe essere una donna. Quale? Il dibattito è aperto e i nomi già circolati (Rocchi, Camusso, Fedeli...) potrebbero essere bruciati in fretta, e infine potrebbe spuntare un uomo, magari un segretario di categoria.
Rispetto all'appuntamento bresciano, la preoccupazione di una parte non certo trascurabile della Cgil è doppia: l'appiattimento sul Pd da un lato, con relativa riduzione dell'autonomia; dall'altro lato, si teme che sotto lo sguardo penetrante della Leonessa d'Italia si stia compiendo un passo verso il sindacato unico. Lo stesso movimento sarebbe in corso in altri settori della realtà sociale ed economica, e si parla apertamente di possibile unificazione delle cooperative, quelle che una volta si dividevano in rosse e bianche. Di semplificazione in semplificazione, fino al monoblocco?

 

 

 

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