DA IL MANIFESTO DEL 27 DICEMBRE 2007
Andrea e Michele in carcere
Dal 23 ottobre scorso due ragazzi di
Spoleto sono detenuti in condizioni durissime nel carcere di Capanne con accuse
di cui i giornali hanno diffusamente parlato, ma sulle quali, nonostante
l'impegno profuso dalla Gip, Comodi, non vi sarebbero riscontri fattuali. Di
essi, Michele, che si professa anarchico e ha partecipato attivamente alle lotte
sociali contro «l'ecomostro» di Spoleto, è stato costretto a più di 55 giorni di
duro isolamento, finché la giudice Restivo, preso atto dei rischi di tale regime
carcerario per l'integrità psicofisica del giovane, lo ha fatto trasferire in
una cella con un altro detenuto. L'altro ragazzo, Andrea, che non professa
specifiche appartenenze politiche, è tuttora detenuto in condizione di duro
isolamento, ormai da più di 60 giorni, per costringerlo a accusare Michele e
coimputati. Se i giudici non sono stati capaci di raccogliere prove, è giusto
che infieriscano su Andrea, tenendolo in isolamento all'infinito? Come medico
rilevo che il duro e prolungato isolamento inferto ai due giovani spoletini e
ora in particolare Andrea, configura la pratica di tortura psicologica, che sto
segnalando alle competenti istanze internazionali. Non basta alla magistratura
che già Aldo Bianzino sia stato fatto morire nel carcere di Capanne, si vuole di
più? Come comunista rilevo un feroce segno di classe nell'accanimento
giudiziario anche contro questi due giovani e la sproporzione tra imputazioni e
trattamento giudiziario. In una regione che ha il primato degli omicidi nei
luoghi di lavoro, delle organizzazioni eversive della borghesia e dell'uso
privato del pubblico (si parla di 25 esposti a carico di un unico professionista
giacenti in Procura), perché la magistratura umbra non fa nulla? Come cittadino
segnalo infine il compiacente silenzio di tutte le forze politiche regionali
verso questi metodi usati dagli organi giudiziari.
E' questa la sicurezza che ci vogliono garantire?
dott. Carlo Romagnoli