ROMA 2 APRILE 2008 ASSISTENTI SOCIALI A CONVEGNO

IL PROF. LUIGI COLOMBINI: "SERVIZI SOCIALI ALLO SBANDO A CAUSA DI POLITICI "PERACOTTARI" INCOMPETENTI.."   DUE ASSISTENTI SOCIALI PRECARIE HANNO DENUNCIATO IL GRAVE SFRUTTAMENTO A CUI SONO STATE SOTTOPOSTE DAL COMUNE DI ROMA ATTRAVERSO LE AGENZIE INTERINALI.

Docenti dell'Università di Roma Tre e de La Sapienza, Maria Laura Capitta, presidente dell'Ordine degli Assistenti sociali del Lazio, i fondatori dell'Istisss, i responsabili del Sostoss. Insomma una platea gremita ha seguito il convegno sulla Storia delle scuole per dirigenti del lavoro sociale, tenuto a Roma il 2 aprile scorso presso la Città dell'Altra Economia a Testaccio.

Interventi di storiche testimoni delle prime scuole italiane del dopoguerra come Carmen Pagani che ha parlato dell'importanza della storia delle scuole, in particolare alla scuola per dirigenti del lavoro sociale intitolata allo psicologo Ponzo, dei grossi sforzi per recuperare gli archivi sparsi per l'Italia e riunirli presso l'archivio di Stato.

Il prof. Franco Martinelli,  docente presso la Sapienza di sociologia urbana e rurale, il quale ha scritto il primo libro sugli assistenti sociali. Martinelli ha fatto un excursus storico del primo servizio sociale in italia nato dalla scuola nazionale fascista femminile del Celio. Un servizio caratterizzato da due elementi: componente esclusivamente femminile e intervento sui posti di lavoro di patronato. I due elementi erano caratterizzati da un risvolto ideologico. Dopo la guerra, l'approccio del servizio sociale ha cambiato impostazione seguendo un orientamento prevalentemente cattolico.

Martinelli viene interrotto dall'assistente sociale Marisa Valle che ci tiene ad evidenziare la forte discontinuità dal 1947 in poi del servizio sociale rispetto all'epoca fascista. Un discorso di rottura completa col passato attraverso varie scuole, come quella di Maria Comandini Calogero ad impronta nettamente laica. Marisa Valle ricorda come la psicoanalisi, componente importante delle nuove scuole per dirigenti del lavoro sociale,  era contrastata dai fascisti.

L'intervento del prof. Luigi Colombini dell'Università di Roma Tre mette a nudo l'attuale crisi dei servizi sociali dovuta all'incompetenza e al clientelismo della politica. Inadempienze legislative da parte della regione Lazio che avrebbe dovuto esercitare i suoi poteri sostitutivi sui comuni inadempienti. Comuni che hanno una concezione prevalentemente assistenziale dei servizi e che hanno provocato lo sfascio del servizio sociale oltre alla mancata applicazione della legge 328/2000.  Occorre, secondo Colombini, un riscatto del lavoro sociale attraverso una selezione diversa dei politici ai quali vengono affidate le politiche sociali. Non è possibile che le politiche sociali siano gestite da "peracottari" o che siano basate principalmente sulla beneficenza di qualche prete

Anche Giulio Russo, presidente del CESV evidenzia nel suo intervento come ci sia un'assoluta leggerezza nell'osservanza delle leggi. I piani di zona,  dice Russo, dovevano essere approvati nel dicembre 2006 per il biennio 2007-2008, invece i municipi romani hanno concluso l'iter di approvazione soltanto il 31 marzo scorso. Russo propone scuole estive di formazione per recuperare la forza della rete e del ruolo importante che spetta al servizio sociale.

Simona Abbondanza, assistente sociale del XI° municipio conferma quanto sia difficile interloquire con gli eletti dei municipi. "Si passa tre quarti della consiliatura a spiegare ai politici cosa è e come funziona il servizio sociale e cosa fa l'assistente sociale e si inizia a lavorare effettivamente nell'ultima parte della consiliatura che in questo caso non c'è stata per le elezioni anticipate.

Marcella Pennacchi e Lucrezia De Luca: "Abbiamo lavorato gratis perchè il contratto ci veniva rinnovato di tre mesi in tre mesi e qualche volta non arrivava il rinnovo.  Per questo motivo ci siamo trovate a svolgere incarichi del municipio e presenziare al tribunale dei minori senza avere copertura istituzionale e abbiamo dovuto affrontare da sole denunce penali". "E' stato un rapporto difficile con le agenzie interinali per le quali abbiamo lavorato. Dovevamo controllare le buste paga che ci davano".  Lucrezia e Marcella descrivono il paradosso vissuto per cui a loro, che erano senza stipendio da mesi, si rivolgevano persone rimaste senza lavoro che chiedevano nel colloquio la concessione del sussidio. Un lavoro così , hanno detto le due assistenti sociali mette a dura prova la dignità delle persone e in queste condizioni il servizio sociale deve guardare al suo orizzonte futuro: "Non mi sono emozionata, dice Lucrezia, nell'ascoltare la storia delle scuole per dirigenti del lavoro sociale quanto invece nel sentire le storie di precarietà degli assistenti sociali"

 

Effervescente l'intervento di Paola Mattioli che, dopo aver raccontato, il suo excursus professionale nelle varie regioni italiane, ricordando esperienze dure di ricerca sociale presso 29 comuni della zona di Soverato e, a Roma, presso le vecchie baracche del Pigneto dove c'erano casi di tubercolosi, ha incoraggiato le assistenti sociali a non aver paura nell'esercitare la propria autonomia negli enti locali. "Una volta è successo- ha detto Mattioli-  che davanti all'arroganza di un dirigente gli ho rovesciato la scrivania addosso..." 

Il prof. Paolo Cipriani e il prof. Carlo Felice Casula, quest'ultimo presidente dei corsi di laurea per assistenti sociali e per dirigenti all'università di Roma Tre, mettono in evidenza quanto l'Italia sia tra gli ultimi paesi in Europa in quanto ad importanza e sviluppo del servizio sociale e delle relative scuole. Cipriani dopo aver ricordato come si sono sviluppati i servizi inizialmente concepiti prevalentemente come supporto alimentare con il piano Marshall, la Pontificia Opera di Assistenza e l'AAI (Amministrazione aiuti internazionali), lancia la proposta di guardare verso una dimensione europea di collegamento per valorizzare quanto si è fatto in Italia e per modernizzare mettendosi al passo con il resto d'Europa. Mentre Casula propone un ripensamento nei rapporti tra università ed il patrimonio di esperienza delle operatrici sociali. "Il tirocinio pratico dell'università -ha detto Casula - va rivisto e ripensato".  www.ciardullidomenico.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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