NOMADI/ROMA: MOSCA, SOLO INTEGRAZIONE GARANTISCE COESIONE SOCIALE
(ASCA) - Roma, 22 set - L'auspicata ''integrazione''
tra la popolazione dei nomadi con la popolazione della Capitale e' ''l'unico
modo per garantire la coesione sociale, senza la quale si determinano gravi
fratture che, inevitabilmente, scivolano dal piano sociale a quello dell'ordine
e della sicurezza pubblica, con inevitabili conseguenze per la deriva
securitaria''. Lo sostiene il Prefetto di Roma Carlo Mosca a 'Vita Pastorale' la
pubblicazione dell'editrice San Paolo.
Circa il ''censimento'' dei nomadi presenti nella Capitale, iniziato nel
settembre scorso, Mosca aggiunge: ''preferirei non usare questo termine, ma
quello piu' appropriato di riconoscimento, perche' da' il senso vero di questa
operazione: che non e' di Polizia, ma tesa a riconoscere l'identita' di persone
che, come noi, vivono su una parte di territorio e vivono in condizioni spesso
disumane e lontane da ogni standard di civilta'''. Questa operazione, a Roma,
aggiunge il prefetto della capitale, e' in corso da oltre un mese e in questa
prima fase riguarda gli insediamenti abusivi: quelli non autorizzati dal Comune
e che sono la maggioranza.
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Da Il Messaggero.it La parte dell'intervento del Presidente della CEI che riguarda gli immigrati
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«Immigrati sempre nostri fratelli». Di fronte all«'arrivo
di nuovi irregolari» il presidente della Cei, cardinal Bagnasco, chiede
«risposte sempre civili», «accordi di cooperazione» per portare «alla legalità
situazioni irregolari», «integrazione sociale» e accoglienza delle «domande di
ricongiunzione familiare - ha detto oggi Bagnasco aprendo il Consiglio
permanente della Cei - Incessante è l'arrivo di nuovi irregolari, sempre nostri
fratelli, che a prezzo della vita si accostano alle rive italiane, ...». Dopo
aver ricordato l'appello all'accoglienza formulato dal Papa lo scorso 17 agosto
da Bressanone, il presidente dei vescovi ha osservato che, per «una visione
umanistica irrinunciabile, sarà bene procedere, anche in un contesto europeo,
cercando con impegno accordi di cooperazione con i Paesi di provenienza e
volendo progressivamente guadagnare alla legalità situazioni irregolari
compatibili con il nostro ordinamento, accettando di dare, appena vi siano le
condizioni, risposte positive sia alle esigenze di una progressiva ed
equilibrata integrazione sociale, sia alle domande di ricongiunzione familiare
presentate nella trasparenza e per il benessere superiore delle persone
coinvolte, oltre che della società tutta».
«Preoccupati dalle violenze, che non vanno sottovalutate». «In Italia si
era raggiunta una presenza tutto considerato significativa di immigrati, senza
spaccature sociali o situazioni drammatiche - ha detto Bagnascio - Ora stanno
emergendo segnali di contrapposizione, anche violenta, che sarà bene, da parte
della collettività a vari livelli, non sottovalutare. Vogliamo credere che non
si tratti di una regressione culturale in atto, ma motivi di preoccupazione ce
ne sono, e talora anche allarmi, che occorre saper elaborare in vista di
risposte sempre civili, per le quali il pubblico dibattito deve lasciare spazio
alla ricerca di rimedi sempre compatibili con la nostra civiltà».
«L'Italia non è un Paese da incubo, ma serve più equità sociale».
«L'Italia non è un Paese da incubo» - dice il presidente dei vescovi, contrario
alla «pedagogia della catastrofe» con la quale si racconta spesso il Paese - ma
piuttosto «ciclicamente conosce gli spasmi di un travaglio incompiuto», accusa
«un certo ritardo sulla via della modernizzazione» e ha bisogno di «guardare al
merito delle questioni»: i vescovi lo chiedono «in primo luogo a tutti gli
analisti cattolici». A giudizio del cardinale, «la gente avverte sulla scena
politica una certa voglia di fare» per «colmare gli scarti infrastrutturali e
per risolvere alcune delle grandi emergenze aperte, ma - rimarca - per ora non
si attenua la percezione di impoverimento». Più che interventi occasionali, si
affrontino dunque i «nodi», concentrandosi «sulle fasce più deboli, e sulle
famiglie monoreddito». Tra le «misure organiche», Bagnasco suggerisce «un
sistema fiscale basato sul quoziente familiare» e «maggiore equità sociale», sia
tra redditi diversi sia tra stessi redditi, ma con numero diverso di figli a
carico.