Repubblica 5 agosto 2008
ROMA - L'Italia è di gran lunga il Paese europeo
dove si
muore di più sul lavoro, quasi il doppio della Francia, il 30% in più
rispetto a Germania e Spagna. Si muore di più sul lavoro o sulle strade che non
ammazzati da un colpo di pistola o da una coltellata. Le vittime sul lavoro sono
quasi il doppio degli assassinati e i decessi in incidenti stradali otto volte
più degli omicidi. A lanciare l'allarme è il Censis, Centro studi investimenti
sociali. "Tuttavia, gran parte dell'attenzione pubblica si concentra sui
fenomeni di criminalità".
Se negli ultimi 11 anni gli omicidi sono diminuiti di un terzo (da 1.042 casi
nel 1995 a 663 nel 2006), nei cantieri e sui posti di lavoro l'anno scorso sono
morti 1.170 operai di cui quasi la metà in infortuni "stradali", nel tragitto
casa-lavoro o travolti mentre lavoravano in strada. Se si escludono i cosiddetti
infortuni "in itinere" o comunque avvenuti in strada, non rilevati in modo
omogeneo da tutti i Paesi europei, si contano 918 casi in Italia, 678 in
Germania, 662 in Spagna, 593 in Francia (in questo caso il confronto è riferito
al 2005).
Confrontando gli omicidi con i morti per incidenti stradali, il Censis ha
calcolato che i decessi in incidenti automobilistici sono otto volte gli
omicidi. Nel 2006, in Italia sono stati 5.669, più che in Paesi anche più
popolosi del nostro: Regno Unito (3.297), Francia (4.709) e Germania (5.091).
Tuttavia, "gran parte dell'impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito
dall'obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini", ha detto Giuseppe Roma,
direttore generale del Censis. "Risalta in maniera evidente - ha proseguito Roma
- la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli. Il
luogo di lavoro e la strada mancano ancora di presidi efficaci per garantire la
piena sicurezza dei cittadini, e spesso si pensa che perdere la vita in un
incidente stradale sia una fatalità. I dati degli altri Paesi europei dimostrano
che non è così".