INCENERITORI E MANCATA INFORMAZIONE AI CITTADINI 

ITALIA CONDANNATA PIU' VOLTE DALL'EUROPA

 Il 5 luglio l'Italia e' stata condannata dalla Corte di Giustizia europea per omessa valutazione d'impatto ambientale sull'inceneritore di Brescia - propagandato come il migliore del mondo -e per omessa pubblicita' al pubblico delle decisioni prese per consentire ai cittadini di dire la propria opinione. Nella sua denuncia, la Commissione Europea osservava che "poco importa che le autorità competenti abbiano effettuato una valutazione dell'impatto sull'ambiente della «terza linea» dell'inceneritore", in quanto, secondo gli obblighi della direttiva, "è prima del rilascio dell'autorizzazione che i progetti che possono avere un notevole impatto ambientale, in particolare per la loro natura, le loro dimensioni e la loro ubicazione, devono essere sottoposti ad un procedimento di autorizzazione e ad una valutazione di tale impatto".

Secondo la Commissione, inoltre, "la sola volontà del gestore della «terza linea» dell'inceneritore di sollecitare la sottoposizione di tale impianto ad una valutazione di impatto ambientale, mentre tale impianto era già stato realizzato e messo in funzione, è, di conseguenza, indifferente, in quanto la domanda di valutazione è stata presentata solo il 7 dicembre 2004 e si è proceduto a tale valutazione solo dopo la scadenza del termine impartito nel parere motivato. La Corte Europea (Seconda Sezione) ha accolto tutti i rilievi della Commissione UE contro l'Italia sia per l'omessa valutazione d'impatto ambientale sull'inceneritore che per omessa pubblicizzazione alla popolazione delle decisioni concernenti la realizzazione della terza linea, ed ha condannato l'Italia anche pagare le spese di giudizio.

Pochi giorni dopo, il Tribunale UE ha condannato nuovamente l'Italia per vicende riguardanti l'appalto e la costruzione di inceneritori. L'Italia era stata deferita alla Corte dalla Commissione Europea, che il 20 ottobre 2005 aveva chiesto di dichiarare che il nostro Paese aveva violato le procedure previste dalla direttiva del Consiglio che coordina le procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici di servizi. Infatti l'Ufficio del Commissario delegato per l'emergenza rifiuti e la tutela delle acque in Sicilia (il Presidente della Regione Sicilia) - dipendente dal Dipartimento per la protezione civile, emanazione della Presidenza del Consiglio dell'allora governo Berlusconi - aveva indetto la procedura per la stipula delle convenzioni per l’utilizzo della frazione residua dei rifiuti urbani, al netto della raccolta differenziata, prodotta nei comuni della Regione siciliana.

fonte: http://www.osservatoriosullalegalita.org/07/acom/12dic3/3100gabeujus.htm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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