1985

Nel referendum sul taglio alla scala mobile, che allora tutelava i salari dall’inflazione vinse il 

Da allora per i salari è andata meglio? NO!

 

1993

Nel referendum sull’accordo per la concertazione che legava i salari all’inflazione programmata e alla produttività e che introduceva il lavoro flessibile vinse il

Casella di testo: NO!
Da allora per i contratti e per i diritti

è andata meglio?  NO!

 

1995

Nel referendum sulla riforma Dini delle pensioni, che portava a 57 anni l’età minima per andare in pensione e che introduceva il disastroso calcolo contributivo per le future pensioni dei giovani, nonostante il no dei metalmeccanici, vinse il

Casella di testo: NO!
Da allora per le pensioni dei giovani 

e di chi lavora senza privilegi è andata meglio? NO!     

 

2007

Un nuovo referendum: si vota sull’accordo del 23 luglio che dà qualcosa a una parte dei pensionati e dei disoccupati, ma porta a 62 anni l’età pensionabile, taglia ancora le pensioni dei giovani, conferma le leggi sulla precarietà del lavoro, aumenta L’orario e rende più flessibile il salario. Subito dopo l’accordo è partito l’attacco al contratto nazionale e per la libertà di licenziare.

Cosa succede se vince il ormai lo sappiamo,

questa volta proviamo con il  NO

Contro la precarietà del lavoro e i tagli allo stato sociale, per i diritti, il salario, le pensioni

il  NO   fa davvero cambiare

 

Rete 28 Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale