Una breve descrizione di come funziona la Sala Operativa Sociale

di Giampietro Petroselli

Non credo che sia necessario averci lavorato, come il sottoscritto, per riconoscere l'inutilità di un servizio come quello della Sala operativa sociale. Potenzialmente questo servizio potrebbe avere un suo senso, se fosse inserito organicamente e coordinato con gli altri servizi territoriali esistenti ma di fatto il suo obiettivo evidente è quello di suggestionare un'immaginario collettivo, attraverso un continuo e martellante spot pubblicitario, del Comune di Roma vicino alle situazioni di sofferenza umana. La realtà però è ben altra.

Descriviamo brevemente il servizio. Quando viene segnalata una situazione di palese disagio sociale gli operatori si recano sul posto, che può essere un luogo pubblico (strada, giardini, ecc) o privato (abitazione), e collegano la persona colpita da un determinato problema a quella specifica struttura che se ne occupa. Per esempio se una persona manifesta evidenti disturbi mentali si informerà il Centro di Salute Mentale competente per territorio della necessità di intervenire sul caso, analogamente una persona in crisi da sostanza stupefacente verrà segnalata al Sert. Il fatto curioso è che la persona che ha il problema quasi sempre conosce molto bene la struttura che lo dovrebbe prendere in carico e nei cui confronti ha sviluppato, nelle precedenti esperienze, un rifiuto categorico a farsi aiutare. Così l'intervento della Sala Operativa Sociale non propone niente di nuovo, non è prevista la presa in carico di nessuno, ed il fallimento del rapporto tra struttura territoriale e utente non può che riaffacciarsi.
A dispetto di un lavoro totalmente inutile, gli operatori girano con delle auto molto colorate e vistose, incontrano persone con vari tipi di disagio, e la gente che vede penserà, con un po' di buon senso, che qualcosa di utile stiano facendo, che il Comune di Roma "si dà da fare".
In questo modo il Comune di Roma cura la propria immagine mentre nella realtà non viene fornita nessuna proposta concreta al disagio che resta tale, come se si dicesse alla persona in difficoltà "arrangiati, noi non possiamo farci niente". Poi, furbescamente, il Comune di Roma fornisce con enfasi il dato sul numero degli interventi, pure taroccato, senza darsi pena di mostrare quali risultati si sono conseguiti. 
Gli inganni prima o poi saranno scoperti ed ci si accorgerà che anche la Sala Operativa è un bluff.