FINANZIARIA: COOPERATIVE NEL MIRINO ?

Fonte : Vita.it del 1 agosto 2008

Nessun obbligo di verifica dei criteri mutualistici per le coop sotto un milione di fatturato. L’apparenza è una semplificazione. La sostanza è un attacco al cuore del sistema. Ecco che cosa cambierà

di Maurizio Regosa

L'emendamento è arrivato dal nulla. Senza far rumore e di notte. Poche righe per introdurre un principio da alcuni ritenuto «rivoluzionario  »: d’ora in avanti le cooperative che fatturano meno di un milione di euro non dovranno più “sottoporsi” alla revisione esterna stabilita dalla legge. Un’attività nata per tener d’occhio la vocazione mutualistica di queste non profit e che, se non vi sono modifiche in Senato, sarà mandata in pensione dalla Finanziaria appena approvata dalla Camera.

Vigilanza e mutualismo

Al posto della revisione (istituita nel 1948 dalla legge Basevi), basteranno poche righe di autocertificazione, firmate dal rappresentante e dal presidente del collegio sindacale. Potrebbero suonare più o meno così: «Noi sottoscritti ... dichiariamo che la nostra cooperativa è mutualistica». Un cambiamento prospettico radicale che elimina (ma solo sotto il milione di fatturato) gli «opportuni controlli» di cui parla la Costituzione all’articolo 15. Riscontri «opportuni» in quanto non contabili ma di merito, finalizzati a monitorare la vocazione solidaristica, il rispetto dei requisiti formali e l’effettiva pratica democratica e partecipativa. Controlli gestiti dal ministero dello Sviluppo economico in due modi: direttamente, per le circa 31mila cooperative indipendenti (ma nessuno sa dire con quale frequenza); indirettamente, cioè delegando le centrali che si occupano delle loro affiliate (con una regolarità di tutto rispetto: Confcooperative revisiona quasi il 100% delle sue quasi 20mila aderenti, Legacoop circa il 95% su quasi 15mila). Una rivoluzione?

Se non vi saranno modifiche nell’approvazione della Finanziaria, tale appuntamento (annuale per le sociali e le edili; biennale per le altre) sarà un ricordo destinato a sbiadire per l’80% delle cooperative italiane esentate dalla revisione (ma non ancora dal versamento pecuniario con cui contribuiscono a tale controllo). Una rivoluzione che, forse per la fretta, ha omesso di precisare alcuni aspetti certo non irrilevanti. Non è ad esempio ancora del tutto chiaro se l’innovazione coinvolge anche le Regioni a statuto speciale; se l’esenzione riguarderà solo le cooperative associate alle centrali visto che nell’emendamento si fa cita l’articolo 2, comma 4 del decreto legislativo 220/ 2002, che si riferisce agli «enti cooperativi aderenti alle Associazioni nazionali». Paradossalmente potrebbe tradursi in un regalo alle centrali. Più probabilmente, si tratta di un errore “formale” della Manovra. In ogni caso, si sta formando un “fronte del no” compatto, determinato e variamente motivato. Una scelta per semplificare Ma al mondo cooperativo che si sente preso di mira, ribatte uno dei relatori della Finanziaria, l’onorevole Giorgio Jannone (Pdl): «Non c’è alcun assedio alle cooperative », assicura. «Tant’è che abbiamo subito riconfermato il 5 per mille, da cui le sociali che sono onlus ottengono importanti risorse. Non intendiamo colpire le cooperative, semmai distinguere fra quelle vere e quelle false. E quelle piccole quasi certamente sono vere». Insomma, il discorso è un altro. Prosegue: «L’emendamento si inserisce in un percorso verso la semplificazione che agevolerà le Pmi e le cooperative, eliminando adempimenti inutili per valorizzare la loro flessibilità e rapidità decisionale. È il primo passo in questa direzione. Non sarà l’ultimo».

Rompete le righe?

Se però si guarda alla revisione da un punto di vista differente, emerge una valenza strategica che mal si concilia con la definizione di «adempimento inutile». È quanto suggerisce di fare Mario Mazzoleni, professore di Economia delle aziende cooperative all’università di Brescia: «La revisione è condotta da personale specializzato, che ha sostenuto un esame, è iscritto ad un albo, e soprattutto offre monitoraggio e consulenza che possono essere utilissimi alle piccole cooperative, proprio i soggetti per cui la vigilanza è stata abolita ». Insomma, a detta degli esperti, revi-

PARLANO I TRE PRESIDENTI DELLE TRE MAGGIORI CENTRALI COOPERATIVE

MARINO: UNA SCELTA INCOMPRENSIBILE

E' una scelta incomprensibile», così Luigi Marino, presidente di Confcooperative. «Questa è la stessa maggioranza che chiede alle cooperative maggiore autenticità, più mutualità e più solidarietà certificata».

VITA: Non è d’accordo?

MARINO: Si possono alleggerire i controlli, non abolirli. A meno che non si tolga il piccolo favore che le cooperative hanno dallo Stato. Con l’autocertificazione, c’è il rischio di generare un mercato non corretto. Proprio fra le cooperative che non superano il milione di euro di fatturato e non sono aderenti a nessuna centrale c’è la maggior percentuale di fenomeni spuri, di dumping, di evasione. I controlli dello Stato sono irrisori. È un emendamento fatto velocemente, senza riflettere e contro il parere del governo. Ci auguriamo sia modificato.

VITA: Altre norme riguardano le cooperative...

MARINO: L’aumento della tassazione per la Robin Hood Tax è una scelta vendicativa, denota l’accanimento di alcuni ambienti della maggioranza contro le cooperative di consumo. Gli altri due possono essere un’intelligente risposta preventiva alla Commissione europea. «È

POLETTI: PALESE ERRORE PER IMPROVVISAZIONE

Anche per Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, l’emendamento rivela un «palese errore». «I controlli non possono essere confusi con la semplificazione, obiettivo anche condivisibile. Oltretutto la norma è scritta in modo non chiaro. Dà luogo a un paradosso».

VITA: Quale?

POLETTI: Dovremmo suggerire alle cooperative di aderire per evitare la revisione, visto che il testo sembra abolirla solo per i soci di una centrale.

VITA: È un attacco alle coop?

POLETTI: No, è improvvisazione e dà un segnale preoccupante: «Fate quello che volete». E poi...

VITA: Poi?

POLETTI: Non mi sembra corretto il preconcetto per cui una grande cooperativa non può essere mutualistica. Come si fa a dare qualcosa di più al socio se si è dimensionalmente meno efficaci ed efficienti dei competitori? Si possono contestare comportamenti specifici, ma non avere pregiudizi. Se si volesse discutere di questo problema, si scoprirebbe che ci sono grandi cooperative che hanno ottime performance mutualistiche e danno risposte interessanti, in particolare in un momento di crisi economica come l’attuale.

D’ULIZIA: È UN ATTACCO ALLE COOPERATIVE

Luciano D’Ulizia, presidente dell’Unci, aveva appena scritto una lettera al presidente Berlusconi per chiedere un ripensamento sulla norma relativa al prestito sociale («una cosa assurda») e si trova a commentare un’altra brutta notizia: «Questo nuovo emendamento è anticostituzionale. E poi non si è tenuto conto che sono molte le leggi collegate alla revisione. E quando una norma non è abrogata, è vigente...».

VITA: Come si spiega questa decisione?

D’ULIZIA: È una manovra per disturbare, creare confusione: un attacco al mondo cooperativo. Che invece nel suo complesso ha salvato il Paese dalla recessione. Con un Pil vicino allo zero, se non ci fossero i risultati positivi delle cooperative, che registrano + 5, +6%, il Paese dove andrebbe?

VITA: E ora?

D’ULIZIA: Detto che è sbagliato rimuovere gli obblighi costituzionali e tutte le leggi relative all’attività di vigilanza, bisogna fare riforme organiche. Abbiamo chiesto un tavolo specifico al ministro Tremonti e al presidente Berlusconi perché si affrontino in modo sereno e serio i problemi della cooperazione .

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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