Le foto del mediatore Hanefi e dell'interprete Adjmal
ROMA - Sono ancora prigionieri. Tutti e due. Uno probabilmente in
qualche base dei Taliban, l'altro sicuramente nelle segrete dei servizi di
sicurezza afgani. Ma qualcosa si sta muovendo, finalmente. E per tutti e due
l'Italia chiede la libertà. "Non li abbiamo dimenticati, l'impegno per
riaverli presto è grande: ogni giorno, più volte al giorno, ho contatti con le
autorità afgane per cercare di capire, per cercare di scoprire quando
l'interprete di Daniele Mastrogiacomo e il capo dello staff di Emergency a
Lashkar Gah potranno finalmente rivedere i loro familiari e i loro amici",
dice Ettore Sequi, il nostro ambasciatore a Kabul.
E' passata una settimana da quando Daniele è tornato a Roma ed è una settimana
che l'ambasciatore si informa, chiede, fa pressing diplomatico per far
liberare i due afgani. Incontri con i governanti di Kabul. Incontri con i
pezzi grossi della polizia. Incontri con i giornalisti "per dimostrare che
l'Italia ha un cuore" anche dopo Daniele a casa.
Ambasciatore, quali sono le ultime notizie che ha ricevuto su Adjmal
Nashkbandi, l'interprete rapito nell'Helmand con il giornalista di Repubblica?
"Le ultime notizie sicure risalgono a cinque giorni fa, risalgono a una
telefonata che Adjmal ha fatto ai suoi familiari dicendo che era ancora nelle
mani dei Taliban".
Sa qualcosa di più su quella conversazione tra l'interprete e i suoi
parenti?
"So che Adjmal ha parlato con il padre, so che aveva paura. E chiedeva aiuto,
chiedeva un intervento di tutti per aver salva la vita".
Le autorità afgane cosa dicono ambasciatore?
"Seguono la situazione, ci tengono informati, io credo che dobbiamo avere
fiducia. Un elemento positivo è certo: fino a cinque giorni fa Adjmal era
vivo. Ed è un elemento che fa ben sperare. Credo che siano fiduciosi anche gli
stessi familiari dell'interprete. L'ambasciata italiana è in costante contatto
anche con loro".
E che fine ha fatto invece Rahmatullah Hanefi, il dirigente di Emergency di
Lashkar Gah, l'afgano che ha fatto da mediatore per il rilascio di Daniele?
"Si trova ancora in stato di fermo negli uffici dei servizi segreti afgani.
C'è una grande riservatezza intorno al suo caso".
Con quali accuse i servizi di sicurezza lo "trattengono" da una settimana?
"Io non ho visto fino ad ora alcun atto formale, una comunicazione, la
contestazione di un capo di imputazione.. ".
Ma verrà liberato presto, secondo lei?
"Io nei prossimi giorni, insieme ad un rappresentante di Emergency, lo
incontrerò. Andremo a fargli visita, andremo a verificare come sta lui
personalmente e come si stanno mettendo le cose rispetto al suo fermo. Insomma
cercheremo di saperne di più, cercheremo di capire esattamente quali sviluppi
ci saranno. Speriamo che ritorni libero anche lui. Emergency qui in
Afghanistan è una realtà estremamente importante, come il governo italiano ben
sa. Nei suoi ospedali sono stati curati centinaia di migliaia di afgani".
Nei giorni scorsi un giornale di Kabul in lingua inglese aveva manifestato
"rammarico per l'indifferenza del governo italiano e del governo afgano" per
la diversa attenzione riservata a Mastrogiacomo e al suo interprete. Ieri lei
ha incontrato i giornalisti di Kabul per far vedere che non ci siamo
dimenticati di quelli che hanno aiutato Daniele, ci descrive gli umori che
circolano realmente fra la stampa afgana?
"Fin dal primo momento il governo italiano si è battuto per la liberazione di
tre ostaggi e non solo per riavere Daniele, la vita per noi non ha
nazionalità. Ci siamo mossi sempre per riavere tutti e tre. L'incontro con i
giornalisti afgani è stato molto significativo, ha avuto impatto, credo che
tutti loro abbiano capito quanto l'Italia sia impegnata anche in questi
giorni. E anche dopo il ritorno di Daniele. Il nostro obiettivo è solo uno:
che il giovane interprete Adjmal e il capo dello staff di Emergency vengano
liberati".
Quel "rammarico" è scomparso veramente, se ne sono resi conto davvero i
giornalisti afgani dell'impegno italiano?
"Hanno anche saputo dell'iniziativa di Repubblica, della sottoscrizione aperta
per aiutare la famiglia Sayed Agha, l'autista sequestrato con Daniele
Mastrogiacomo e poi ucciso dai Taliban. E' stata molto apprezzata questa
solidarietà, un segnale che è arrivato, è un gesto che spiega che non si è
dimenticato.. ".
Ambasciatore, cosa succede lì a Kabul in questi giorni?
"Oggi c'è stato un attentato suicida a un convoglio, un kamikaze in
motocicletta si è fatto saltare in aria uccidendo quattro civili... erano
vicini all'obiettivo del kamikaze, uno dei capi dei servizi di sicurezza
afgani".
E' il secondo attentato suicida in pochi giorni, la scorsa settimana c'era
stato quell'altro contro un convoglio americano lungo la Jalalabad Road. Per
gli occidentali a Kabul il pericolo aumenta sempre di più?
"Noi diramiamo spesso degli avvisi per raccomandare ai
nostri connazionali prudenza. Stare vigili davanti agli alberghi, evitare di
uscire con il buio, stare sempre in guardia è molto consigliabile in un posto
come Kabul".
(29 marzo 2007)