Repubblica online ESTERI  29 marzo 2007

Parla Ettore Sequi nostro rappresentante a Kabul: tutti gli sforzi
possibili per liberare l'interprete ancora in mano talibana

L'ambasciatore: "Visiterò in carcere il dirigente di Emergency arrestato"

"Credo che dobbiamo avere fiducia: fino a 5 giorni fa Adjmal era vivo Non li abbiamo dimenticati, l'impegno per averli indietro è grande"
di ATTILIO BOLZONI

<B>L'ambasciatore: "Visiterò in carcere<br>il dirigente di Emergency arrestato"</B>

Le foto del mediatore Hanefi e dell'interprete Adjmal

ROMA - Sono ancora prigionieri. Tutti e due. Uno probabilmente in qualche base dei Taliban, l'altro sicuramente nelle segrete dei servizi di sicurezza afgani. Ma qualcosa si sta muovendo, finalmente. E per tutti e due l'Italia chiede la libertà. "Non li abbiamo dimenticati, l'impegno per riaverli presto è grande: ogni giorno, più volte al giorno, ho contatti con le autorità afgane per cercare di capire, per cercare di scoprire quando l'interprete di Daniele Mastrogiacomo e il capo dello staff di Emergency a Lashkar Gah potranno finalmente rivedere i loro familiari e i loro amici", dice Ettore Sequi, il nostro ambasciatore a Kabul.

E' passata una settimana da quando Daniele è tornato a Roma ed è una settimana che l'ambasciatore si informa, chiede, fa pressing diplomatico per far liberare i due afgani. Incontri con i governanti di Kabul. Incontri con i pezzi grossi della polizia. Incontri con i giornalisti "per dimostrare che l'Italia ha un cuore" anche dopo Daniele a casa.

Ambasciatore, quali sono le ultime notizie che ha ricevuto su Adjmal Nashkbandi, l'interprete rapito nell'Helmand con il giornalista di Repubblica?
"Le ultime notizie sicure risalgono a cinque giorni fa, risalgono a una telefonata che Adjmal ha fatto ai suoi familiari dicendo che era ancora nelle mani dei Taliban".

Sa qualcosa di più su quella conversazione tra l'interprete e i suoi parenti?
"So che Adjmal ha parlato con il padre, so che aveva paura. E chiedeva aiuto, chiedeva un intervento di tutti per aver salva la vita".

Le autorità afgane cosa dicono ambasciatore?
"Seguono la situazione, ci tengono informati, io credo che dobbiamo avere fiducia. Un elemento positivo è certo: fino a cinque giorni fa Adjmal era vivo. Ed è un elemento che fa ben sperare. Credo che siano fiduciosi anche gli stessi familiari dell'interprete. L'ambasciata italiana è in costante contatto anche con loro".

E che fine ha fatto invece Rahmatullah Hanefi, il dirigente di Emergency di Lashkar Gah, l'afgano che ha fatto da mediatore per il rilascio di Daniele?
"Si trova ancora in stato di fermo negli uffici dei servizi segreti afgani. C'è una grande riservatezza intorno al suo caso".

Con quali accuse i servizi di sicurezza lo "trattengono" da una settimana?
"Io non ho visto fino ad ora alcun atto formale, una comunicazione, la contestazione di un capo di imputazione.. ".

Ma verrà liberato presto, secondo lei?

"Io nei prossimi giorni, insieme ad un rappresentante di Emergency, lo incontrerò. Andremo a fargli visita, andremo a verificare come sta lui personalmente e come si stanno mettendo le cose rispetto al suo fermo. Insomma cercheremo di saperne di più, cercheremo di capire esattamente quali sviluppi ci saranno. Speriamo che ritorni libero anche lui. Emergency qui in Afghanistan è una realtà estremamente importante, come il governo italiano ben sa. Nei suoi ospedali sono stati curati centinaia di migliaia di afgani".

Nei giorni scorsi un giornale di Kabul in lingua inglese aveva manifestato "rammarico per l'indifferenza del governo italiano e del governo afgano" per la diversa attenzione riservata a Mastrogiacomo e al suo interprete. Ieri lei ha incontrato i giornalisti di Kabul per far vedere che non ci siamo dimenticati di quelli che hanno aiutato Daniele, ci descrive gli umori che circolano realmente fra la stampa afgana?
"Fin dal primo momento il governo italiano si è battuto per la liberazione di tre ostaggi e non solo per riavere Daniele, la vita per noi non ha nazionalità. Ci siamo mossi sempre per riavere tutti e tre. L'incontro con i giornalisti afgani è stato molto significativo, ha avuto impatto, credo che tutti loro abbiano capito quanto l'Italia sia impegnata anche in questi giorni. E anche dopo il ritorno di Daniele. Il nostro obiettivo è solo uno: che il giovane interprete Adjmal e il capo dello staff di Emergency vengano liberati".

Quel "rammarico" è scomparso veramente, se ne sono resi conto davvero i giornalisti afgani dell'impegno italiano?
"Hanno anche saputo dell'iniziativa di Repubblica, della sottoscrizione aperta per aiutare la famiglia Sayed Agha, l'autista sequestrato con Daniele Mastrogiacomo e poi ucciso dai Taliban. E' stata molto apprezzata questa solidarietà, un segnale che è arrivato, è un gesto che spiega che non si è dimenticato.. ".

Ambasciatore, cosa succede lì a Kabul in questi giorni?
"Oggi c'è stato un attentato suicida a un convoglio, un kamikaze in motocicletta si è fatto saltare in aria uccidendo quattro civili... erano vicini all'obiettivo del kamikaze, uno dei capi dei servizi di sicurezza afgani".

E' il secondo attentato suicida in pochi giorni, la scorsa settimana c'era stato quell'altro contro un convoglio americano lungo la Jalalabad Road. Per gli occidentali a Kabul il pericolo aumenta sempre di più?
"Noi diramiamo spesso degli avvisi per raccomandare ai nostri connazionali prudenza. Stare vigili davanti agli alberghi, evitare di uscire con il buio, stare sempre in guardia è molto consigliabile in un posto come Kabul".

(29 marzo 2007)