L’anti-fascismo è rosso e non lo deleghiamo

di Ettore Davoli

 

Il sistema bipolare, che si è imposto in questi anni nel nostro Paese, nelle sue diverse articolazioni (ora qualcuno sta tentando di accentuare i suoi caratteri bipartitici per americanizzarlo di più), ha permesso di istituzionalizzare le forze razziste e nazifasciste, omologandole nell’alveo “legittimo” della Casa (ora Popolo) delle Libertà.

Questa operazione ha comportato uno spostamento culturale, che, banalizzando i fatti storici attraverso una visione “revisionista” in base al sillogismo che vuole condannare indiscriminatamente ed ipocritamente l’uso della violenza, mette sullo stesso identico piano i partigiani che hanno combattuto la guerra di liberazione dalla occupazione nazifascista e che hanno consentito con il loro sacrificio la nascita della repubblica ed i repubblichini della R.S. di Salò, che si sono schierati con le truppe di occupazione tedesche, collaborando nei rastrellamenti e nelle stragi di innocenti che nel 1943-1945 hanno insanguinato l’Italia.

Questo sillogismo serve tanto per accreditare la legittimità dell’atteggiamento “collaborazionista” dei repubblichini, quanto per screditare le azioni e l’opera meritoria dei partigiani, che non sono più da considerare patrioti che lottavano per conquistare la libertà e quindi la pace, ma, secondo queste tesi, banditi assassini che si schieravano contro i “fratelli” che si battevano nel campo opposto (loro sì praticando l’assassinio e la deportazione indiscriminata).

Se dal lato del Centro-destra la presenza di una forza dichiaratamente razzista e xenofoba come la Lega, appare connaturata a certi (dis)-valori che da sempre ispirano quella parte politica, scandaloso ed incomprensibile è come questi atteggiamenti siano rincorsi anche tra le forze del centrosinistra (Unione prima, Partito Democratico adesso); pur di raccattare i consensi necessari per gestire il potere anche queste forze rincorrono le politiche populiste e revisioniste della Destra sullo stesso terreno, in molti casi anche scavalcandole.

Ricordiamo le sgradevoli iniziative prese a Firenze contro i lavavetri dal Sindaco Dominici (Partito democratico) o il muro costruito a Padova dalla giunta di Centro-sinistra, le iniziative di sgombero dei centri sociali e dei campi nomadi intraprese dall’ex sindacalista Sindaco di Bologna Cofferati e - non ultimo - l‘espulsione dei nomadi fuori del Raccordo Anulare da parte del Sindaco ex – buonista di Roma, ora segretario e candidato a Presidente del Consiglio per il PD, che un giorno si e l’altro pure annuncia politiche più aggressive contro la microcriminalità (i pericolosissimi venditori, mendicanti e lavavetri) per garantire ordine e sicurezza .

Ad ulteriore dimostrazione della direzione pericolosa che le forze politiche hanno assunto senza distinzioni su questi temi, è l’osservazione che nella “Carta dei Valori” del neonato Partito Democratico, non a caso, è sparito ogni qualsivoglia richiamo alla Resistenza ed all’Antifascimo.

Valori fondamentali che invece sono ancora (per quanto?) alla base della Costituzione della Repubblica.

Non mancano articolate motivazioni alla rinuncia a questi valori, che li bollano come “obsoleti” e fanno riferimento alla necessità di raccogliere i consensi anche tra gli elettori della destra e tra i giovani nati dopo la caduta del muro di Berlino, che non conoscono la storia (per colpa o volontà di chi?) e non sanno che cos’è il fascismo, che vedono la Resistenza come un orpello retorico da dimenticare.

Vorremmo solo notare che una autodefinitasi forza di Sinistra, per essere tale, dovrebbe continuare a far riferimento a valori di Sinistra o, quanto meno, ad opporsi all’autoritarismo, al razzismo, all’intolleranza. Se si deve rincorrere l’elettorato “di destra” sui valori “di destra”, che sinistra è?

Vorremmo anche notare che per far riconoscere ai giovani il fascismo, purtroppo, non sarebbe neppure necessario far riferimenti storici troppo datati, perché nel mondo anche attualmente ci sono molti troppi esempi di fascismo governante, che dimostrano che esso non è per nulla “morto” ed è ancora un pericolo incombente.

In questo contesto, coerentemente con questa omologazione globale, si indebolisce l’antifascismo militante, ancora praticato e teorizzato da molti compagni, ma si rafforza, naturalmente l’anti-comunismo: ormai tutti e dico tutti fanno a gara a prendere le distanze e a rinnegare la storia gloriosa del movimento comunista, che, specialmente in Italia, ha combattuto ed ottenuto grossi risultati ed è stato baluardo della democrazia e del pluralismo.
 

Persino le forze che si sono riunite nella Sinistra l’Arcobaleno hanno fatto sparire, nel nome e nei simboli il richiamo al comunismo ed alle lotte partigiane ed operaie, mimetizzandosi sotto un generico arcobaleno senza storia e credo senza futuro.

Quando i simboli cambiano cambiano anche le politiche, il percorso seguito dal PCI –PDS- DS- PD è a tale riguardo un esempio “fulgido” di come in pochi anni si possa, a partire da obiettivi di cambiamento della società in senso socialista arrivare ad una compagine che riesce a tenere insieme, in nome del potere fine a se stesso, il peggio del potere ex-democristiano ed ex-socialista e tutti i personaggi più desueti dell’ex-riformismo, tutti accomunati da un unico obiettivo: il mantenimento ed il rafforzamento di un irriformabile sistema economico capitalista.

Anche la Sinistra Arcobaleno, con tutta probabilità, finirà per seguire queste orme, i segni premonitori ci sono tutti..

Quindi non resta che tenere presente uno slogan che viene sempre usato dagli anti-fascisti,:l’anti-fascismo è rosso e non lo deleghiamo; cosi l’antifascismo potrà resterà ancora in vita con più convinzione e con più forza.

Roma 15/02/08

 

 

 

 

 

 

 

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