Dalai Lama

 

 

                        Mi sento estraneo in una Nazione che fa di tutto per non mostrare la spina dorsale eretta. “E’ meglio morire all’impedi che vivere in ginocchio”.

                        Un senso di vergogna ed impotenza civile, pervade il mio Io a vedere, sentire il fuggi, fuggi istituzionale all’arrivo sul suolo patrio della “massima autorità temporale del Tibet nonché la massima autorità spirituale della scuola Gelug del Buddismo Tibetano” il quale “presiede inoltre il governo tibetano in esilio” ed è stato insignito del premio Nobel per la Pace ; scusate se è poco.

                       Poche eccezioni ma due, tre rondini non fanno testo e la pessima figura è bella che rimediata anche perché a Roma è stato ricevuto in “cucina” - quasi di nascosto e sotto tono - e non alla “Camera”, salotto del Parlamento.

                        Il nostro Primo Ministro, mostrando la veridicità dell’assunto manzoniano sul coraggio - carente - nel Don Abbondio, è corso via di fretta, prima di poter incontrare una personalità religiosa/politica/morale scomoda per la politica, l’economia nazionale e, forse anche per la Chiesa di Roma.

                        Si è firmato, tempo addietro, un Trattato di import-export con la Cina , di grande valenza economica, tanti zeri - per miliardi - dopo il due e si tratta di Euro, ed ecco che il “dio” denaro la fa da padrone, piegando tutto e tutti al suo passaggio.

                        Le minacce, non tanto velate, e con gli occhi a mandorla, sono andate tutte a bersaglio in questa terra di “coniglio”, (anagramma a cura e spese del lettore!); riferimento al Potere, sia inteso.

                        Non è  vero che “pecunia non olet!”. La cifra in questione puzza, e come, di sconfitta morale, civile, politica,sociale, di sovranità popolare ed anche religiosa se è vero, come lo è, che neanche il Papa trova il tempo di ricevere il Capo spirituale di una Comunità, suo pari grado, che chiede solo autonomia dalla Cina e non altro. E sì che sono un agnostico, per la Religione, ma è una questione di principio al quale non intendo rinunciare.

                        Non si è trattato di un bell’esempio di Libertà oltre che si ospitalità, doverosa da parte di un Paese che si picca di essere stato, tra i primi, la culla della Civiltà mentre, per l’aspetto afferente la Religione  Cristiana è oramai acclarato che Cristo si è fermato in Palestina senza nemmeno poter intravedere da lontano, pur proveniente dal Sud, il cartello segnaletico “Eboli”, come ventilato da Carlo Levi.


 

                                                                                                                                                       luigi misuraca