SCUOLA E PARTECIPAZIONE
da www.orizzontescuola.it
Genitori: 40 anni di partecipazione
18 giugno 2007 - inviato da Genitori in movimento
Rivista dell'istruzione, n. 6/2006, Maggioli Editore. da lettera a una
professoressa a lettera (aperta) a un genitore …
a cura di “Genitori in Movimento”
Ripartiamo da don Milani…
Una riflessione sulla partecipazione dei genitori non può
prescindere dal considerare le parole con cui don Milani aprì la sua “Lettera ad
una Professoressa”: “questo libro non è scritto per gli insegnanti ma per i
genitori. È un invito a organizzarsi”. Esclusa l’ipotesi di un errore è naturale
chiedersi perché abbia spedito quell’invito per un diverso tramite e se esso sia
stato poi trasmesso e raccolto dai genitori.
Lo scenario politico sociale di quarant’anni fa era indiscutibilmente diverso
dall’attuale. Il livello culturale medio era modesto, i mezzi di comunicazione
ridotti e poco efficaci. È dunque ragionevole supporre che don Milani,
consapevole di tali limiti e delle difficoltà di ricezione e comprensione della
sua esortazione, abbia visto nel docente, in quanto educatore, colui che avrebbe
potuto e dovuto supportare il genitore nel suo percorso di crescita e
formazione.
Don Milani, precursore dei tempi, recepì le istanze di partecipazione
democratica che si fecero più pressanti nel clima post sessantottino e che
condussero poi alla riforma del 1974 che configurò quella che è stata definita
la “partecipazione organica” (1) al governo della scuola da parte dei genitori.
Collegialità e partecipazione democratica erano avvertiti ed auspicati come una
vera “conquista” per contrastare un sistema centralizzato e burocratizzato e
superare il “rischio di un’eccessiva autoreferenzialità” (2) dell’istituzione
scolastica. Ma la realizzazione di queste finalità varia localmente e dipende
dalle capacità di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dalla legge.
Tuttavia le esperienze negative sono prevalenti e quella partecipazione è
rimasta in molti casi un puro auspicio ed i diritti connessi un beneficio solo
teorico. Col tempo si sta spegnendo lentamente l’entusiasmo alla partecipazione,
lasciando il passo ad un crescente disinteresse ed alla forte delusione per
quelle conquiste “storiche sulla carta”(3), legittimando chi ha parlato di
“fallimento” (4) dei decreti delegati.
Fare rete, un obiettivo ancora lontano
Dunque, neanche il progressivo incremento del livello
culturale medio e le innovazioni tecnologiche in materia di comunicazione, hanno
permesso di realizzare una forma minima soddisfacente di organizzazione prossima
alle aspettative di don Milani. E ciò perché non vi è stata una corrispondente
crescita nell’educazione alla partecipazione, nonostante tanto l’art. 6 del t.u.
297/1994 quanto gli artt. 2 e 3 del d.P.R. 248/1998 (statuto delle studentesse e
degli studenti) qualifichino appunto la partecipazione come uno dei principi
basilari a cui gli oo.cc. debbono ispirarsi.
Oggi si avverte fortemente l’esigenza di formazione. Non serve infatti prevedere
delle opportunità se non si riesce a comprenderle e ad utilizzarle ed è giusto
affermare che “non conoscenza e disinteresse si rinforzano a vicenda”(5). Forse
chi don Milani aveva chiamato a trasmettere il suo invito e a formare i genitori
non ha condiviso le sue speranze, non ha semplicemente compreso e raccolto il
suo invito o non è stato in grado di svolgere il suo compito? “Una concezione
aggiornata e non aziendalistica della scuola implica non solo le funzioni del
gestire, ma anche quelle dell' informare, del comunicare, dell' educare
all'esercizio di qualche forma di democrazia” (6).
Le reti di scuole previste dall’art. 9 del d.P.R. 275/1999 si sono rivelate
essere soprattutto reti di Dirigenti Scolastici. Il Ministero ha collegato
telematicamente i docenti, ma non esiste alcuna banca dati dei presidenti dei
consigli di circolo e d’istituto e meno che mai quindi dei rappresentanti di
classe. Collegialità è un termine che implica un collegamento. Etimologicamente
“collega” deriva da “con” e “lego” cioè “delegare insieme”. E probabilmente in
questa mancanza di volontà nel favorire un rapporto organizzativo non è estranea
una logica che inquadra il genitore non come membro della comunità scolastica ma
quale utente.
Utenti o membri di una comunità?
Le conseguenze estreme di tale concezione portano persino a sostenere l’”incostituzionalità” (7) di questa forma di partecipazione organica dei genitori sul presupposto che un’amministrazione pubblica, e per ciò stesso responsabile davanti a tutti i cittadini, cesserebbe “di essere tale” e di operare nell’interesse di tutti, perdendo così il suo carattere pubblico, nel momento in cui conferisse “la titolarità dei suoi organi ad una parte di essi”, che tra l’altro sarebbe “controinteressata” (8). Definire un genitore eletto all’interno degli oo.cc., insieme alle altre componenti scolastiche, utente e parte controinteressata è un segno inequivocabile del mancato gradimento del coinvolgimento dei genitori nelle attività della scuola. Vi influisce anche un’interpretazione dell’autonomia convergente verso una visione aziendalistica della scuola, dimentica che la gestione e le prerogative dei dirigenti scolastici trovano un limite normativo espresso “nel rispetto delle competenze degli organi collegiali” (9). Ed in effetti la L. 59/1997 ha ben distinto le responsabilità elettive da quelle amministrative. Certo chi sostiene questa teoria apprezzerebbe la notizia della soppressione degli oo.cc. o del diritto di elettorato per i genitori. In ogni caso chiunque voglia porsi l’obiettivo di superare la disaffezione dei genitori nei confronti della realtà scolastica e lo svilimento del significato della rappresentanza all’interno degli oo.cc., per poi promuovere un recupero del ruolo e della partecipazione, deve partire necessariamente da chi è stato investito per mandato elettivo del potere di rappresentanza.
Partecipazione e rappresentanza
Non è possibile pensare ad un recupero generalizzato di
ampia e indistinta portata della partecipazione dei genitori. Alla gestione
dell’istituzione scolastica sono delegati solo alcuni di essi. Dunque, se gli
oo.cc. hanno mostrato delle disfunzioni dovute ad una mancanza di qualificazione
e questa ha generato disinteresse, qualunque intervento va orientato
prioritariamente nei confronti degli eletti.
In termini giuridici la rappresentanza è il potere di agire per conto di altri.
Caratteristica del potere rappresentativo è il perseguimento di un interesse
altrui, nel caso di specie del rappresentato.
Semplicisticamente si può affermare che i rappresentanti dei genitori sono gli
eletti all’interno degli organi collegiali, in quanto il concetto di delega è
implicito nel meccanismo elettorale. Ma in realtà tale principio è sottoposto a
deroghe e presenta anomalie.
Una di queste è che mentre all’interno del singolo istituto scolastico la
rappresentanza di interessi collettivi trova la sua fonte nello strumento
elettivo, a livelli superiori, in sede ministeriale, si registra invece una
“cesura” (con una certa similitudine rispetto quanto avviene a livello
sindacale) (10) , da quando il decreto ministeriale n. 14 del 18 febbraio 2002,
istituendo il Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola ed
accreditandone solo tre al tavolo nazionale, ha attribuito esclusiva rilevanza
al momento associativo senza collegamento con gli eletti. Difficile delegare a
chi non si conosce, perché viene meno un rapporto fiduciario indispensabile.
Occorrerebbe pertanto creare un continuum (11) tra risultati elettorali negli
oo.cc. e rappresentatività delle Associazioni nazionali, incoraggiando i
contatti tra vertice e base della rappresentanza.
Investire nella formazione dei genitori
In questo momento è scarsamente significativo il
coinvolgimento dei genitori nei processi di rinnovamento, progettazione o
integrazione dell’offerta formativa. La parola d’ordine per i genitori è
“investire in formazione” per creare degli “esperti di partecipazione” (12) che
poi siano in grado di trasmettere l’esperienza acquisita ad altri. E a tal fine
non è sufficiente la semplice militanza associativa se non accompagnata da
adeguata formazione.
Ma fino ad oggi quali enti locali, quali scuole o Centri territoriali permanenti
per l’educazione degli adulti hanno investito risorse nella formazione della
rappresentanza dei genitori?
Certamente non è ragionevole ipotizzare di compensare la lacuna formativa
attraverso un semplice vademecum. Apprezzabile iniziativa che può essere di
supporto ad altri interventi, ma insufficiente ed inefficace. Il problema non è
solo leggere le norme, quanto comprenderle e soprattutto imparare ad applicarle.
Non basta comunicare ad un genitore che il d.P.R. 275/1999 gli consente di
partecipare alla realizzazione dell’offerta formativa della scuola se poi questi
di fatto non sa come contribuirvi.
Bisogna anche considerare alcune variabili umane, emozionali e psicologiche, tra
le quali la naturale tendenza all’individualismo e la mancanza di educazione
alla cooperazione.
Un fattore umano non trascurabile è l’altissima percentuale di donne all’interno
degli organi collegiali, non solo tra i genitori ma anche tra i docenti, tanto
che di recente il Ministro Fioroni ha sostenuto che quello dell’insegnamento è
forse ormai l’unico settore ad aver bisogno delle “quote blu” dal momento che
solo un insegnante su cinque è maschio (13). Sarà per questo che don Milani ha
scritto ad una “professoressa”? Si può ipotizzare che le problematiche connesse
alla partecipazione siano legate anche alla mancata realizzazione di una
solidarietà tra donne, questo 80% femminile le cui dinamiche relazionali non
riescono ad essere mediate attraverso il dialogo con il 20% residuale dell’altro
sesso.
Le difficoltà nella trasmissione delle competenze acquisite dipendono invece
sostanzialmente da una pluralità di fattori:
la mancanza di un collegamento tra i genitori, tra genitori e rappresentanti e
tra rappresentanti anche di diversi istituti, con l’impossibilità quindi di
realizzare uno scambio vantaggioso di esperienze, e di una banca dati che
censisca le rappresentanze;
lo scarso utilizzo dello strumento assembleare per favorire il coinvolgimento;
la insufficiente conoscenza della normativa in materia, che impedisce loro di
fatto di utilizzare le attribuzioni legislativamente riconosciute;
la carenza di specifiche competenze contabili per esercitare un adeguato
controllo sulla gestione amministrativa.
Il rappresentante vive poi una situazione di isolamento determinato
genericamente sia dalla difficoltà nella ricerca di referenti istituzionali cui
manifestare le proprie istanze, sia dalla mancanza di trasparenza e da un
eccesso di burocratizzazione anche all’interno dell’istituzione scolastica.
Opportunità partecipative
Diverse sono le opportunità di partecipazione che si
presentano ai genitori. La valutazione di queste dipende sempre dal loro
concreto utilizzo.
I limiti manifestati dagli oo.cc. non sono legati ai principi che li hanno
istituiti né alla loro specifica funzione ma proprio alla mancanza di educazione
alla partecipazione di tutte le rappresentanze, fatto che impedisce la corretta
applicazione della previsione normativa. “Si noti che gli organi collegiali sono
istituiti e/o ristrutturati dalla legge (t.u. d.lgs 16 aprile 1994, n.297, art.3)
solo come mezzi, e non come fini: sono infatti istituiti “al fine di realizzare
la partecipazione nella gestione della scuola, dando ad essa il carattere di una
comunità…”. (14)
È un fattore umano che si oppone alla realizzazione di un clima di solidarietà e
collaborazione partecipativa con il corpo docente e alla condivisione di un
unico progetto educativo. In particolare è il rappresentante di classe che ha
manifestato maggiore inadeguatezza. Non a caso nelle recenti proposte di legge
si è ipotizzata una soppressione del ruolo che perciò va primariamente
recuperato. Ma il vero problema non è riformare gli oo.cc., in termini astratti,
quanto analizzare le cause dei limiti che hanno mostrato e porvi rimedio.
Laddove si è realizzato un clima di fiducia e collaborazione, rispondente alla
visione della scuola – comunità, e si è compreso il corretto utilizzo degli
strumenti, si è dimostrata l’attuale e persistente validità del sistema
collegiale. In particolare sono ancora da scoprire appieno le opportunità del
d.P.R. 275/1999 che, superando il ruolo di vigilanza e controllo, offrono la
possibilità di contribuire, attraverso un’attività propositiva e di impulso,
all’offerta formativa, indirizzandola anche verso un maggiore coinvolgimento dei
genitori.
Il ruolo dei Comitati
I Comitati dei genitori, in quanto espressione della
volontà costituente dell’assemblea e luogo d’incontro e confronto, potrebbero
dare nuove spinte alla partecipazione sia all’interno della singola istituzione
scolastica che attraverso un organico coordinamento. Tuttavia in presenza di una
normativa esigua e lacunosa che non li inquadra neanche come oo.cc., è opportuno
che essi intraprendano un’iniziativa decisa ed unitaria diretta a pretendere la
propria legittimazione.
In mancanza di specifica regolamentazione molti comitati hanno disciplinato il
proprio funzionamento attraverso uno statuto, per beneficiare delle prerogative
civilistiche previste per le associazioni non riconosciute. Tuttavia questo non
è sufficiente a garantire diritto di indiscussa cittadinanza all’interno degli
istituti né una maggiore rappresentatività esterna.
Piuttosto, fintanto che il legislatore non interverrà in materia, si potrebbe
ipotizzare di introdurre nei regolamenti d’istituto una norma tipo che li
disciplini e ne garantisca l’attività. Il ricorso allo strumento statutario poi
ne ha impedito il naturale dinamismo e sfavorito il ricambio in quanto confligge
con l’annuale limite dell’assemblea costitutiva come previsto dall’art. 15,
comma 2, del testo unico.
I comitati invece devono legittimarsi non solo normativamente ma in primo luogo
rappresentativamente, attraverso il riconoscimento dell’assemblea, e vivere
l’annuale confronto con l’elettorato attivo. In mancanza, rischiano di
rappresentare solo se stessi o coloro che vi sono impegnati ormai in forma
stabile, indipendentemente dallo specifico mandato. Inoltre anziché farsi
portavoce delle istanze dei genitori nella sola gestione delle emergenze
potrebbero realizzare un reale e proficuo collegamento con gli altri oo.cc.
nonché un effettivo coordinamento e l’organizzazione di una comune attività,
partecipando ad un organico progetto e realizzando la condivisione e lo scambio
di informazioni, esperienze e buone pratiche.
I Forum dei genitori
Un’occasione di partecipazione, all’interno di
un’esperienza associativa, è stata introdotta, come già anticipato, dal d.m.
14/2002, che ha istituito il Forum nazionale delle associazioni dei genitori
maggiormente rappresentative. Successivamente con il d.P.R. 301/2005 è stata
prevista la sua diramazione regionale, per quanto, attraverso decreti degli USR
si sia data operatività in alcuni casi anche ai Forum provinciali. Ma a questo
accreditamento ministeriale non è corrisposto eguale riconoscimento proprio da
parte di chi esse rappresentano, difettando un costante e organico raccordo con
gli eletti.
Se lo scopo della loro istituzione era quello di creare degli “esperti” della
rappresentanza per ovviare alle istanze di formazione da parte dei genitori
eletti negli oo.cc. non si è evidentemente considerato che la rappresentanza
presuppone un rapporto fiduciario con il titolare del rapporto giuridico che si
esprime nella delega, conferita col mandato elettorale. Il problema della
rappresentanza dei genitori deve necessariamente sintetizzarsi nella domanda:
chi rappresenta chi e come?
Non è certo il rapporto associativo ad essere messo in discussione, né la bontà
del suo operato. Ma è chiaro che ciascuna Associazione inevitabilmente non può
rappresentare altri che i propri iscritti.
Potrebbe essere segno di una indubbia inversione di tendenza quella di favorire,
proprio da parte delle Associazioni, attraverso anche una maggiore e capillare
presenza all’interno degli istituti, la realizzazione di progetti di formazione
diretti a superare la disinformazione dei genitori a cui corrisponde un calo di
partecipazione.
Le potenzialità delle reti telematiche
Le Mailing List hanno costituito e costituiscono
un’ottima opportunità di collegamento, ma i contatti sono ovviamente rimessi
alla libera iniziativa personale. Inoltre più che favorire lo scambio di
informazioni o di buone pratiche, talvolta, diventano un luogo di sfogo se non
anche di abbandono ad ogni sorta di esternazione. Contributi informativi
interessanti derivano da alcune liste tematiche che non si occupano però
specificamente di collegialità (ma ad es. di sociale, diversabilità e
sicurezza). Nella scorsa legislatura il Ministero istituì per breve tempo un
Forum telematico dei genitori, ma l’esperienza, probabilmente ritenuta
insoddisfacente, fu presto archiviata.
Se si riuscisse a superare il naturale istinto alla conversazione, orientando
l’attenzione verso una maggiore propositività e progettualità; se si cogliessero
le enormi e potenzialmente illimitate risorse del mezzo; se si superassero le
dinamiche individualistiche che portano ad entrare ed uscire dalla rete
all’occorrenza come in un grosso supermercato dell’informazione; se si pensasse
che il “fare gruppo” è cosa ben più importante della risposta ad un’esigenza
transitoria, allora si realizzerebbero le condizioni di una reale
partecipazione. Il limite sta nel rischio di restare nel virtuale mentre esse
devono essere solo un mezzo per favorire collegamento e iniziative nel reale.
Quali prospettive per la partecipazione?
Se un’adeguata informazione e formazione può far cogliere
il significato è l’opportunità degli strumenti messi a disposizione dalla legge
(e non solo), a meno che non si voglia perorare la causa di chi vorrebbe
l’azzeramento dell’intero sistema partecipativo, due iniziative sono
indispensabili.
Non si tratta di grosse innovazioni, ma solo di estendere ai genitori
prerogative già concesse agli studenti.
A.A.A., consulta (per i genitori) cercasi…
La consulta dei genitori, come già quella degli studenti,
rappresenterebbe uno strumento di raccordo e coordinamento degli eletti su base
territoriale. Nulla, se non occasioni concrete d’incontro, impedisce un
collegamento tra i presidenti dei consigli di circolo e d’istituto. Inoltre,
essa realizzerebbe un filo diretto con le istituzioni e favorirebbe un recupero
del rapporto scuola-territorio che la paralisi, che ci si augura di prossima
felice risoluzione, degli organi collegiali territoriali di fatto impedisce.
Questi periodici e programmati momenti di incontro promuoverebbero inoltre lo
scambio di esperienze, progetti e buone pratiche tra genitori. Inoltre si
potrebbe realizzare una sorta di un collegamento tra consulta dei genitori e
Forum regionali e provinciali e tra questi ed i rappresentanti.
Attraverso di essa potrebbe agevolarsi la creazione di un banca dati delle
rappresentanze dei genitori, della quale è necessario però venga poi assicurato
il periodico aggiornamento, e per tale via anche la costruzione di una rete di
scuole e la realizzazione di dialogo stabile con gli enti locali per sollecitare
maggiore attenzione ed anche risposte più rapide ai bisogni del territorio.
A.A.A. statuto (dei genitori) cercasi…
Sembra giusto e conseguente riconoscere anche ai genitori
uno statuto, così come avvenuto con il d.P.R. 249/1998 per le studentesse e gli
studenti, che sancisca i loro diritti e doveri e ne disciplini in modo
articolato le opportunità partecipative all’interno dell’istituzione scolastica,
riconoscendo normativamente la loro piena cittadinanza nella comunità e la pari
dignità rispetto alle altre componenti.
Quanto agli strumenti normativi per realizzare i percorsi formativi auspicabili
essi sono già previsti da anni ma scarsamente utilizzati. Basti pensare all’art
7 della direttiva 487/1997 sull’orientamento che “costituisce - nella dimensione
culturale ed economica dell'Unione europea - una fondamentale componente
strutturale del processo formativo di ogni persona lungo tutto l'arco della
vita” e l’art.9 del d.P.R. 275/1999 che al comma 5 prevede: “Nell'ambito delle
attività in favore degli adulti possono essere promosse specifiche iniziative di
informazione e formazione destinate ai genitori degli alunni”. Proprio per la
realizzazione degli obiettivi formativi auspicati, quale buona pratica e
strumento di cui ciascuno possa fare buon uso, è possibile consultare al sito
www.apritiscuola.it/gim/progetto_genitori_e_scuola_in_rete.doc una ipotesi
progettuale che si presta ad una riutilizzazione attraverso adattamenti
consigliati dalle diverse ambientazioni territoriali.
Infine non può che rivolgersi un particolare invito sia agli assessorati
all’istruzione sia ai docenti, questi ultimi già chiamati a tale incarico da don
Milani, a favorire la realizzazione di queste finalità ed in particolare quella
di una concreta partecipazione democratica alla vita della scuola.
Per “Genitori in Movimento”
Flavio Veronesi
cura la rubrica Famiglie di “Educazione&Scuola”
e Cinzia Olivieri
collabora con la rubrica medesima
www.edscuola.it/famiglie.html
(1)Centro studi Gilda
http://www.orizzontescuola.it/article8368.html; GLI ORGANI COLLEGIALI OGGI E
DOMANI - Alcune riflessioni – di Serafina Gnech. http://www.gildacentrostudi.it/18OOCCriflessioni.htm,
17 ottobre 2005.
(2)Audizione UCIIM presso la VII commissione cultura della camera dei deputati
sul testo unificato in materia di organi collegiali della scuola, predisposto
dal relatore on. Giovanna Bianchi Clerici, 2 dicembre 2004.
(3)Audizione UCIIM, ibidem.
(4)Centro studi Gilda, ibidem.
(5)Audizione UCIIM, ibidem.
(6)Audizione UCIIM, ibidem.
(7)Centro studi Gilda, ibidem.
(8)Centro studi Gilda, ibidem.
(9)Legge 59/1997 art. 21; d.P.R. 275/1999 art.16, comma 2.
(10)Rappresentanza, rappresentatività, partecipazione. Proposte metodologiche di
Piergiovanni Alleva
http://www.cgil.it/GIURIDICO..
(11)Rappresentanza, rappresentatività, partecipazione, idem.
(12)Gente Veneta
http://tinyurl.com/fqjkt Riforme: Non ci saranno nuove riforme 1° agosto
2006 - gvonline.it Intervista a Letizia De Torre.
(13)Il Corriere della Sera: Scuola, niente bonus alle private. Tra i progetti i
corsi di Corano - Fioroni: mancano i prof maschi, vanno introdotte le quote blu
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2006/06_Giugno/16/conti.shtml.
(14)L. Corradini. Premessa al XXI Congresso Uciim
http://www.uciim.it/news/relCorra3html.htm.