4/01/2007
Scuola, porte aperte ai privati
Il progetto Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni presenta a Caserta
un nuovo programma di finanziamento per le scuole pubbliche: saranno equiparate
fiscalmente alle Fondazioni.
I presidi saranno affiancati da «comitati esecutivi» per gestire i fondi
Cinzia Gubbini - il manifesto del 13 gennaio
In qualche modo è la quadratura del cerchio, un
inesorabile pareggiamento dei conti: se il primo governo di centrosinistra aveva
concesso finanziamenti pubblici alle scuole private, il secondo concede
finanziamenti privati a quelle pubbliche. E' questo il progetto che ha in mente
il ministro Giuseppe Fioroni, presentato ieri al seminario della reggia di
Caserta, e fulgido esempio del pensiero liberal- riformatore. Sistema misto
pubblico-privato, dappertutto. Anche nella scuola. Se si vuole, un'idea radicale
per cercare di dare una risposta alla cronica mancanza di soldi nelle scuole di
ogni ordine e grado, figlia dei tagli indiscriminati al settore. Se si vuole, il
compimento di un disegno che viene da lontano, quando si cominciò a parlare di
autonomia scolastica, che con l'ultima Finanziaria è diventata «piena», cioè
anche economica. Ora il ministero della pubblica istruzione traccia una strada
ben precisa: le scuole statali saranno parificate - dal punto di vista fiscale -
alle Fondazioni, il che permetterà di accedere a agevolazioni fiscali sia
l'istituto, sia chi deciderà di devolvere fondi alla scuola. Ma non solo. I
dirigenti scolastici potranno avvalersi dell'aiuto di un «comitato esecutivo»
per gestire i fondi (tanto pubblici che privati) del quale potranno far parte,
oltre ai rappresentanti della scuola, anche quelli del territorio. Leggasi:
imprese, autonomie locali, e terzo settore. Dunque: da un lato si prevede un
regime fiscale agevolato per cercare di attirare maggiori fondi privati a favore
del sistema dell'istruzione. Si ragiona a viale Trastevere: perché mai un
privato dovrebbe dare soldi alla scuola, se poi non può neanche avere delle
agevolazioni fiscali? Ma non si tratta soltanto di un micragnoso conto della
serva. L'idea è di più ampio respiro. Poiché l'ultima legge Finanziaria ha
stabilito che non sarà più il ministero centrale a pagare i conti delle scuole
(ad esempio, le spese per le pulizie) ma che ogni anno ogni singolo istituto
riceverà i soldi necessari al suo sostentamento, ci sono tutte le premesse per
sostenere che non si possono mettere tanti soldi in mano al dirigente
scolastico. Attualmente, l'unica figura «di governo» nella scuola. Dovrà gestire
non più poche migliaia di euro, ma molte (sempre considerando i bassi
finanziamenti, ovviamente). Quindi: aprire al controllo esterno, allargare la
partecipazione. Non bastano più i professori e gli studenti del consiglio di
istituto. Meglio chiamare a «condividere le responsabilità» anche le imprese del
territorio - che così faranno qualche versamento - il sindaco - magari firmerà
un assegno anche il Comune - e poi il «terzo settore» - da cui non ci si
aspettano oboli, probabilmente, ma nominarlo è una specie di mantra positivo.
Il progetto presentato dal ministro, prevede anche un rilancio delle scuole
tecniche e professionali, mortificate dal precedente governo, innamorato della «liceizzazione».
Fioroni ha promesso la creazione di poli tecnici-professionali in ogni
provincia, e la istituzione di un albo nazionale per le qualificazioni tecniche
triennali. Un cambiamento di 360 gradi rispetto alla riforma Moratti.
Ma se l'ex ministro avesse provato a ipotizzare un ingresso delle imprese nella
scuola pubblica, si sarebbe scatenata l'iradiddio. Ora, invece, tutti esaltano
solo la prima parte del programma: cioè la defiscalizzazione. Contenti i
sindacati confederali: Cgil, Cisl, Uil. Certo, Enrico Panini, della Flc-Cgil, lo
definisce «un pannicello caldo», e chiedi maggiori fondi statali. Solo Francesco
Scrima della Cisl esprime perplessità sull'introduzione di un «comitato
esecutivo» che, dice, «è una materia riguardante gli organi collegiali». Voce
fuori dal coro, quella dei Cobas: «Fioroni - dice il portavoce Piero Bernocchi -
ha superato sulla strada del morattismo anche la Moratti, immaginando una
"scuola-azienda" in competizione con gli altri istituti e in dipendenza dai
potentati economici e politici».
Andrea Ranieri, responsabile Sapere dei Ds, sostiene invece che «bisogna
riportare le cose alla loro realtà». Cioè: «Defiscalizzare è sacrosanto: le
scuole, in questo modo, saranno trattate come le realtà del terzo settore». Sul
previsto ingresso delle imprese nella gestione dei fondi, puntualizza: «Prima di
tutto è facoltativo. dopodiché ritengo che la direzione sia quella giusta,
perché non si può pensare che i fondi siano gestiti soltanto dal preside. Certo
- concede - è una proposta da discutere in modo serio e approfondito».
«Perplesso» si dice Piero Folena del Prc: «Non credo che Fioroni pensi a una
privatizzazione della scuola pubblica - spiega - tuttavia quando si parla di
donazioni private, di comitati di gestione e di privati nella scuola pubblica si
imbocca la strada sbagliata».