Bambino abusato a scuola. Rivedere l’assistenza

Il Tribunale del riesame non ha scarcerato l’assistente di una cooperativa che, circa un mese fa in una scuola elementare alla periferia sud di Roma, ha commesso abusi sessuali su un bimbo autistico di 9 anni.

Le telecamere nascoste nel bagno della scuola dai carabinieri, grazie ai sospetti di una maestra, hanno rivelato una realtà che fa accapponare la pelle: l’assistente costringeva ad approcci sessuali il bambino, il quale li viveva come una punizione.

Una vicenda che deve far riflettere tutto il sistema scolastico e il mondo dell’informazione per i seguenti motivi:

Riguardo al mondo dell’informazione, il “Corriere della Sera” di Roma titolava: “Ti prego faccio il bravo”. Le implorazioni del bimbo autistico all’insegnante che lo violentava”
-Il Messaggero scriveva, invece, un articolo appellando la persona arrestata come “educatore”.

E’ evidente la gravità dell’errore dei cronisti i quali chiamano in causa due professioni che nulla hanno a che fare con la vicenda:
1) L’insegnante non ha fatto violenza ma ha consentito ai carabinieri di scoprire e arrestare il pedofilo. E mi auguro che le organizzazioni e sindacati di categoria intervengano presso le redazioni di queste testate giornalistiche.
2) Il pedofilo non era un educatore professionale ma un assistente di base inviato da una cooperativa sociale. E mi auguro che, analogamente, le associazioni e i singoli educatori intervengano presso le redazioni a tutela del proprio profilo professionale.

– Riguardo al sistema scolastico.  A mio avviso, da questa tristissima vicenda ne esce un po’ con le ossa rotte:  Il sistema “Scuola- Comune” e il Parlamento che sta per vagliare la proposta di legge 2656, dovrebbero trarre qualche considerazione sulla necessità di rivedere l’impianto dell’assistenza scolastica agli alunni svantaggiati. Serve un maggiore controllo sulle convenzioni con le cooperative per l’impiego di professionalità certificate a contatto con i minori. Occorre implementare un migliore funzionamento e frequenza delle riunioni di GLH (Gruppi di Lavoro sull’handicap) attraverso la puntuale partecipazione dei rappresentanti ASL, dei servizi sociali dei docenti e dei genitori.
La costruzione e la supervisione copartecipata dei Piani Educativi Individualizzati non deve essere mai considerata una formalità burocratica da stilare e mettere in un cassetto della segreteria.

Letture di approfondimento

  1. Assistenza nelle scuole superiori (2006)
  2. Giungla delle coop sociali (2012)

 

About Domenico Ciardulli 257 Articles
Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

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