"Allibito e sconvolto per la richiesta del ministro Mastella di trasferimento del procuratore De Magistris. Piu' che una ritorsione, mi sembra una vendetta nei confronti di chi ha osato mettere il naso nella cupola di malaffare che soffoca la Calabria, una cupola che non e' fatta di mafiosi con coppola e lupara ma massoni, magistrati, politici e imprenditori che organizzano veri e propri comitati di affari per far soldi, arricchendosi sulle spalle della povera gente". Lo afferma il parlamentare di Rifondazione Comunista Francesco Caruso. "Sotto inchiesta - aggiunge - si possono mettere i lavavetri ma non chi gestisce il potere politico ed economico: e' questo il messaggio insito nella richiesta di trasferimento. Il marcio che c'e' nei palazzi del potere da anni lo conosciamo fin troppo bene: e' la storia dei senatori che fanno affari d'oro con i figli dei magistrati, degli imprenditori che rubano miliardi di denaro pubblico senza creare un posto di lavoro, dei rispettabili politici che intascano tangenti e sistemano amici, parenti e clienti. Manderanno via De Magistris per incompatibilita' ambientale perche' in Calabria bisogna favorire i potenti, non metterli sotto inchiesta. L'attacco a De Magistris dimostra - sottolinea l'esponente del Prc - che non basta un magistrato onesto, ma solo un moto di ribellione sociale diffusa puo' realmente contrastare quest'infame sistema di potere. Noi dobbiamo organizzare i precari, i disoccupati, i lavoratori, i pensionati, gli invisibili, i senza voce perche' invece di chinare la testa dinanzi ai potenti e sudare giorno dopo giorno per arrivare a fine mese, alzino la testa, si ribellino e combattano a viso aperto contro questo sistema di potere che opprime e soffoca il nostro futuro, il nostro presente". http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/politica/rep_politica_n_2541877.html
Trasferimento De Magistris, giornalista denuncia Mastella
sabato 22 settembre 2007
"E' "un atto irresponsabile e sovversivo, vero pericolo per lo Stato", la
richiesta di trasferimento del pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, che il
Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha fatto al CSM: lo ha detto il
caporedattore del periodico materano "Il Resto", Nicola Piccenna, in una
denuncia-querela al PG della Corte di Cassazione in cui ha chiesto l'arresto
dello stesso Mastella. Piccenna è un ex imprenditore: nell'agosto del 2000 ebbe
un momento di notorietà per la sua volontà di partecipare alla gara per
l'assegnazione delle frequenze per l'Umts. Successivamente, Piccenna ha
presentato denunce e ha scritto articoli per far conoscere presunti casi di
malaffare: le personalità anche politiche coinvolte nell'inchiesta del pm De
Magistris su un "comitato di affari" che avrebbe operato in Basilicata sono
state spesso indicate anche da Piccenna. Nella denuncia contro Mastella - che
Piccenna ha chiesto di sottoscrivere diffondendo un modulo già compilato e solo
da completare con le proprie generalità - il giornalista ipotizza che il
Ministro, chiedendo il trasferimento del magistrato della Procura di Catanzaro
sia stato attirato in una "trappola da qualcuno che ne ha programmato
astutamente l'autodefenestrazione". Ad ogni modo, il Ministro andrebbe arrestato
perché, chiedendo il trasferimento di De Magistris,
"mette in pericolo la sicurezza dello Stato violando la separazione dei poteri e
abusando delle prerogative dell'alta funzione ricoperta per trarre un personale,
illecito vantaggio", è spiegato nella denuncia. Il 26 luglio scorso l'abitazione
di Piccenna e la redazione del "Resto" sono state perquisite dalla Polizia su
ordine della Procura di Matera, che ha ipotizzato un'associazione per delinquere
finalizzata alla fuga di notizie.
Sono stati perquisiti anche altri giornalisti e un ufficiale dei Carabinieri che
indaga per conto di De Magistris: i provvedimenti di perquisizione e sequestro
sono stati decisi in un'inchiesta avviata sulla base di denunce di persone poi
coinvolte nell'inchiesta "toghe lucane" di Catanzaro.
http://www.telereggiocalabria.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2445&Itemid=59
De Magistris: "..Criminalità organizzata dei colletti bianchi, cioè formata da pezzi importanti delle istituzioni, della politica....
Roma, 16 lug. (Apcom) - In Calabria "è in gioco lo Stato di diritto". Ci sono magistrati costretti ad operare in una condizione di "isolamento", ma soprattutto ciò che "inquieta" è "il contrasto che perviene da settori delle istituzioni". "Non ci illudiamo che la magistratura e il giornalismo siano estranei a questo sistema. C'è una questione morale anche all'interno della magistratura. Se si è arrivati a questo credo che ci sia parte della responsabilità della magistratura". La denuncia - attraverso un'intervista concessa al programma 'W l'Italia diretta' che sarà trasmessa domani alle 21 su Raitre - arriva dal pm di Catanzaro Luigi de Magistris, titolare di diverse inchieste tra cui quella che lo ha portato ad iscrivere il premier Romano Prodi nel registro degli indagati.
De Magistris premette di non parlare delle sue inchieste, ma fa riferimento a quelli che considera i "due grossi business" in Calabria: "il traffico della droga e i finanziamenti pubblici e le erogazioni pubbliche". "Mentre per quanto riguarda la droga - spiega il pm - si tratta di un settore che è appannaggio della criminalità organizzata, come dire, di tipo tradizionale, se invece parliamo di finanziamenti ed erogazioni pubbliche c'è una nuova forma di criminalità organizzata, la criminalità organizzata dei colletti bianchi, cioè formata da pezzi importanti delle istituzioni, della politica, delle professioni, del mondo finanziario, dell'impresa. E' un sistema che tenta di controllare tutti i finanziamenti pubblici, in particolare quelli che provengono dall'Unione Europea".
Un flusso di denaro enorme: "Tenga presente - sottolinea De Magistris - che la Calabria è obiettivo 1 quindi arrivano e sono arrivati flussi e soldi enormi. Per esempio se parliamo di fondi POR 2007-2013 si parla di uno stanziamento di soldi di 8 miliardi e mezzo di euro".
"E' un sistema - sostiene ancora il pm catanzarese - che fa comodo a molti. A parole si vuole cambiare ma con i fatti, per lo meno per la mia esperienza di magistrato, ma anche di cittadino e di uomo non calabrese che ha deciso di vivere in Calabria è una situazione veramente allarmante".
"Dalle indagini chiuse - aggiunge il magistrato - quello che è venuto fuori è che la trasversalità appare sempre di più essere una regola. Io credo che sia in gioco lo stato di diritto in Calabria. Viviamo una situazione di isolamento, chi come me altri colleghi. Ma l'isolamento potrebbe anche essere un dato neutro. Ciò che ci inquieta di più è il contrasto che perviene da settori delle istituzioni e che per quanto mi riguarda ho denunciato anche nelle sedi competenti".
17/07/2007 - 11.38
FONTE ASG MEDIA: http://www.asgmedia.it/asg/page.asp?VisImg=S&Art=12239&Cat=1&I=immagini/Quotidiani