GAIA AL LIMITE. ALLARME POLITICO

di Pietro Orsatti (anticipazione Left, su gentile concessione dell'autore)
 

Il metodo è matematico.  Lo scienziato dimostra, equazione su equazione, come il Mediterraneo ridotto ormai a termosifone,  interagendo con le correnti atlantiche,  finirà per funzionare come un grande frigorifero planetario.Mare nostro. Mediterraneo. Che qualcosa stia succedendo all'ambiente dell "oceano tascabile" è evidente da decenni. 

Non si tratta solo dell'inquinamento, del saccheggio e dell'erosione delle coste. L'emergenza più grave, quella con conseguenze meno reversibili, è quella climatica.
 
Come riportato, appunto, dall'inchiesta scritta in esclusiva per left dal climatologo (Enea e Ipcc) Vincenzo Artale, il problema più grave oggi è il riscaldamento dell'intero bacino del Mediterraneo e di alcune aree particolari, come l'Adriatico, e le conseguenze che questa crescita della temperatura dell'acqua avrà anche nell'area dell'Atlantico settentrionale.  Dalla mutazione della salinità all'aumento di anomalie legate alla temperatura, dal riscaldamento e tropicalizzazione del bacino a processi di blocco di ossigenizzazione delle acque profonde. Il lavoro di Artali dimostra che nelle acque del Mediterraneo si stanno evolvendo alcuni fenomeni di gravità inaudita che potrebbero sconvolgere Gaia nel giro di pochi decenni. 
 
Ma i sintomi ci sono già tutti. E ben visibili: le mutazioni ambientali stanno diventando ogni anno che passa sempre più evidenti e le conseguenze cominciano a farsi sentire anche sul piano economico in settori, come quelli della pesca e del turismo, che per il nostro Paese rappresentano uno dei principali fattori di crescita economica. Ma non solo. La crisi climatica non si ferma al Mediterraneo, anzi, negli ultimi mesi si moltiplicano gli allarmi in molte altre aree del pianeta. Basta sfogliare l'articolo dello scienziato Veerabhadran Ramanathan sull'ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica Nature, in cui il climatologo dello Scrips institution of oceanography di San Diego lancia l'allarme per la presenza di un'enorme nuvola di smog che stazionerebbe sopra la catena montuosa dell'Himalaya, provocando l'accelerazione dello scioglimento dei ghiacci e contribuendo al riscaldamento globale per il 50 per cento.
 
Secondo lo scienziato, questo fenomeno è prodotto dagli incendi provocati per il disboscamento in Cina e nel Sud-Est asiatico. I Paesi posti sotto accusa dallo studio dal canto loro parlano di «allarme inutile e dannoso». Le immagini satellitari raccolte negli anni di studio sulla catena himalayana, però, sono talmente evidenti da non lasciare dubbi. Inoltre, l'articolo è stato pubblicato in corrispondenza di una delle peggiori alluvioni mai verificatesi contemporaneamente in India e Cina negli ultimi 20 anni.
 
Le priorità indicate dai ministri delle Finanze e funzionari dei 21 paesi del Forum di cooperazione Asia-Pacifico, sono state estremamente chiare: nessuna riduzione delle emissioni in quest'area che oggi rappresenta il motore dell'economia globale insieme agli Usa. E proprio gli Usa hanno deciso di liquidare una volta per tutte i protocolli di Kyoto sul clima, inventandosi un nuovo appuntamento (senza i vincoli delle Nazioni Unite) da tenersi il 27 e 28 settembre a Washington. Bush avrebbe invitato undici Paesi per negoziare un accordo entro la fine del 2008 sulla riduzione dei gas serra.
 
La conferenza, secondo fonti dell'amministrazione della Casa bianca, sarà presieduta dalla nota ambientalista Condoleezza Rice, che da quando dirige la diplomazia statunitense ha messo in atto una campagna di svuotamento degli accordi di Kyoto per poi negoziare una via di uscita dal problema clima-energia senza penalizzare di un micron lo stile di vita americano. E le industrie petrolifere del "capo". Anche in Europa non tutti hanno le carte in regola. Francesco Ferrante, senatore e membro della commissione Ambiente, ha recentemente lamentato, infatti, che dal '90 si è verificato un incremento nella Ue di emissioni del 12,1 per cento a fronte di un impegno di ridurle del 6,5 per centro entro il 2012. Come a dire, purtroppo: tutto il mondo è paese.            

Fonte:    http://www.alternativamente.info/index.php?option=com_content&task=view&id=908&Itemid=1
Left, 10 agosto 2007 (anticipazione)