La morte di Beau Solomon interroga il Campidoglio…

johncabotPonte Garibaldi è il luogo dove, il 12 maggio 1977, fu uccisa da mano ignota Giorgiana Masi, studentessa di 19 anni.

Ponte Garibaldi è il luogo dove, il 30 giugno 2016, è stato ucciso Beau Solomon, studente americano di 19 anni.

Due fiori di gioventù, pieni di voglia di vivere, recisi da una violenza brutale.

L’elenco di persone vittime di violenza di ogni tipo a Roma è interminabile. Il fiume Tevere è uno dei tanti luoghi di Roma che ha accolto corpi senza vita. Ma sono tanti altri i cosiddetti “non luoghi” dove si autogenera sofferenza e violenza e dove sembra non esserci più anima.

Magliana, Tor Bella Monaca, San Basilio, Ostia…ma anche luoghi più centrali della città sono stati spesso  teatro di delitti e violenze di vario genere.

Ivan Errani, ex Assessore all’Ambiente del Municipio  XIV, cosi commenta la vicenda sul suo profilo fb:

johncabot2“L’omicidio di Solomon Beau, lo studente americano trovato morto e galleggiante in un’ansa del Tevere, riporta alla ribalta, se confermata la colpevolezza di un senza fissa dimora romano, l’incompatibilità della Roma nascosta e sotterranea del degrado urbano, a due passi dai monumenti conosciuti in tutto il mondo come nelle periferie più estreme, con ciò che dovrebbe essere la Capitale d’Italia. Baracche, alloggi di fortuna, tende, bivacchi non sono il segno di una mancanza di “durezza” e determinazione nel combattere il fenomeno ma proprio il fallimento delle politiche di repressione fine a se stesse. Negli anni sono andate erodendosi le risorse legate alla cura di certi disagi sociali, al recupero delle vite “perse”, al contrasto alla povertà, a un decoro fatto prima di tutto di comprensione…… l’obiettivo non è intensificare gli sgomberi ma evitare sul nascere che si formino sacche di non-luoghi, di non-città, dove non solo non esistono regole, ma non esiste l’umanità”.

A proposito di disagio sociale, ci preme rivolgere a coloro che, con la nuova Giunta Raggi,  avranno in mano le Politiche Sociali di Roma, alcuni passaggi di una lettera, indirizzata nel 1968 al Sindaco di allora, Rinaldo Santini, e scritta da Don Roberto Sardelli assieme ai suoi alunni della “scuola 725”.  I suoi alunni erano i figli dei “baraccati” dell’Acquedotto Felice:

acquedotto-felice
Roma, baracche Acquedotto Felice, 1968

“….. Sulla base della nostra esperienza, possiamo dire che davanti a una società fortemente sfilacciata, e quella di oggi lo è più di ieri, gli interventi da “effetti speciali” messi in atto sono forvianti e di breve durata. 
Ben altro ci vuole per ricomporre il tessuto sociale. Occorre svoltare, impostare una nuova politica educativa energicamente sostenuta da tutte quelle agenzie educative, che hanno diretta contiguità con i bisogni delle persone. L’intervento culturale deve prefiggersi che nulla resti come prima.
Apriamo la città-dibattito dove il pensiero, le arti, la scienza, la politica vengono restituiti alla base popolare.
Il nuovo, ne siamo convinti, non nasce dalle accademie, dalla TV, dai comunicati delle segreterie, dal “giro” degli illuminati o degli addetti ai lavori o da chi pratica l’etica della “gratificazione istantanea”, ma da una pedagogia della vita quotidiana, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, nei gruppi di volontariato, nei movimenti e nelle istituzioni di base coinvolti nel tracciare l’architettura della città futura.
Ciascuno di noi deve acquisire la consapevolezza che la “coscienza culturale” non si forma nel mondo dei “circenses”, piuttosto masticando il pane duro del sapere e contrastando chi, per desiderio di facile consenso, nasconde le asperità del sapere e le fatiche del conoscere.
Il governo locale, da parte sua, deve porsi come obiettivo la rinascita della grande periferia, che attende di essere messa in grado non solo di fruire della cultura altrui, ma di diventare essa stessa un laboratorio di produzione culturale, di elevare le sue conoscenze, di possedere gli strumenti per giudicare e analizzare.
salaoperativa socialeSappiamo bene che Roma ha una vocazione turistica notevole, ma è un errore porre sullo stesso piano, quando non anteporre, le aspettative dei turisti alle necessità dei residenti.
L’ossessione turistica enfatizza la “Roma-museo” a scapito delle politiche culturali per la periferia.
Noi non vogliamo ridurci ad essere un frequentato e grande mercato di fruitori-consumatori.
Il lavoro sotterraneo di grande valore che le iniziative di base vanno svolgendo, deve uscire dai limiti della buona volontà personale e di gruppo per diventare una realtà politica condivisa che dia l’immagine di una città-formicaio dove tutti cooperano per elevarne il livello culturale….”

Per chi volesse l’intero testo della lettera della scuola 725 lo trova qui in pdf:  Scuola725

About Domenico Ciardulli 257 Articles
Blogger autodidatta, Educatore Professionale con Laurea Magistrale in Management del Servizio Sociale a Indirizzo Formativo Europeo; Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Profilo corrente: Ata nella Scuola Pubblica. Inserito nelle Graduatorie d'Istituto 3a fascia per l'insegnamento di "Filosofia e Scienze Umane"

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