LA ROMA CHE VELTRONI NON VUOLE RACCONTARE

ECCO 5 ARTICOLI FRESCHI DE "IL MESSAGGERO" "IL TEMPO" E "EPOLIS"

PREMESSA AGLI ARTICOLI : riceviamo e pubblichiamo

Lo sfogo lucido di Giampietro, psicologo, ha lavorato per anni come adest nelle unità mobili della Sala Operativa Sociale del Comune di Roma

Sono un ex-lavoratore della cooperativa Isola, una delle 10 che gestisce il servizio della Sala Operativa Sociale, V Dipartimento Comune di Roma. Sono stato estromesso dal servizio soltanto perché pretendevo un mio diritto cioè l'applicazione del CCNL. Alte personalità del Comune di Roma (Assessora Milano, la Vice Marchetti ed altri) erano perfettamente informate dallo stesso della grave prevaricazione e del profitto illecito della cooperativa Isola nei confronti dei lavoratori. Di fatto hanno obbligato la cooperativa Isola ad applicare i CCNL dopo la mia estromissione e del mio stato di disoccupazione forzata se ne sono "fregati" (mi scusi per il termine). Conservo ancora la tessera della SOS con il numero che mi contraddistingueva come operatore, avevo un buon rapporto con gli altri lavoratori e non sono mai stato ripreso per motivi di lavoro. 

Il discorso di Veltroni pubblicato sul mensile Don Orione replica un copione al quale il "viscido" Sindaco ci ha abituato: celebrare i meriti altrui per appropriarsene come lavoro condiviso. Mi fa vomitare perchè è falso e perché le cooperative convenzionate con il Comune di Roma costituiscono un vero e proprio sistema mafioso in cui il metro per la loro valutazione è la deferenza al potere piramidale al cui apice si pone il Sindaco "mediatico", un signor Pangloss dei nostri tempi.
Quando lavoravo per la Sala Operativa Sociale mi rimase impresso un articolo del sindaco Veltroni pubblicato sul Messaggero (prima pagina Cronaca di Roma) in occasione della sostituzione alla guida della Parrocchia di Tor Bella Monaca di Don Paolo per affidamento di nuovo incarico. Il sottoscritto conobbe Don Paolo  e prendendo atto di quello che aveva messo in piedi in quel quartiere così degradato, soprattutto per i minori, mi ispirava un sentimento di profondo rispetto e apprezzamento. Don Paolo, mi disse personalmente, non aveva avuto nessun sostegno dal Comune di Roma e si espresse in modo critico nei confronti delle Politiche Sociali del Comune che, a suo avviso, andavano in una direzione errata, eppure nell'articolo il Sindaco parlava come se si fosse trattato di un'azione condivisa. 
Oltre a questo copione già noto a chi osserva da vicino gli interventi pubblici di questo sindaco virtuale, bisogna riconoscere che gli organi di informazione spesso assecondano questa autocelebrazione nauseante. Scarseggiano gli editoriali e gli articoli che ci ricordano che la città di Roma si fa sempre più invivibile, per il traffico che peggiora e per il numero di incidenti urbani più alto d'Europa, che gli appartamenti sono quasi tutti affittati in nero, che la speculazione edilizia ha fatto più danni negli ultimi 5 anni che nei precedenti 20, che l'illegalità è diffusa in tutti i settori, che il numero degli sfratti è il più alto d'Italia, che i clochards muoiono sempre con più frequenza in strada, che i giardini non sono minimamente curati e l'elenco potrebbe continuare. Questa lacuna informativa consente al Sindaco di dire che a Roma c'è qualità di vita.
Sono pericolosi gli elogi che indirizza Veltroni, benché meritati, a persone come Don Orione. Sono utilizzati come arma, come lasciapassare per poter continuare a perpetrare le "porcate" che impunemente il Sindaco ci presenta come cose buone, a partire dalla Sala Operativa Sociale.
A disposizione per ulteriori approfondimenti
Giampietro Petroselli          email: civitamater@inwind

6/02/ 2007 il Sindaco di Roma "formidabile macchina da guerra mediatica"  LEGGI

 

Il Messaggero

 

Quarantuno bengalesi e cinque cinesi in condizioni di estremo disagio. Denunciati i connazionali che avevano affittato le case

 

Duecento euro per un materasso nel tugurio

 

 

 

Via Tuscolana: quarantasei stranieri vivevano ammassati in tre piccoli appartamenti

 

Martedì 06 Febbraio 2007

 

di BEATRICE PICCHI

Con duecento euro al mese puoi vivere nello spazio di un materasso. Con duecento euro al mese, sulla Tuscolana, puoi garantire a un indiano, un cinese, due metri per due dove dormire, cucinare, vestirsi, sistemare la merce da vendere sul marciapiede la mattina dopo, e non sarà mai solo, nella stessa stanza ci sono altre otto, nove persone che come loro vivono quello spazio e quell’unica finestra. C’è poi il corridoio lungo e stretto dove lasciare accatastati cartoni, giornali, teli di plastica e dove far passare un intreccio di fili e prolunghe elettriche per accendere stufe a gas, telefonini, piccoli televisori. E allora ti viene in mente un altro stretto corridoio, in un altro appartamento all’Esquilino, dove un mese fa il fumo e il fuoco hanno costretto la mamma e il suo bimbo di undici anni a gettarsi dalla finestra. E a morire così.
Ci pensano i loro connazionali a trovargli questa sistemazione: ieri mattina i due bengalesi e un cinese sono stati denunciati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Li hanno fatti vivere così, in due metri per tre, almeno quarantasei, tutti uomini, e a loro davano anche dritte su come eviare i controlli della polizia, su come nascondere nelle lenzuola la merce contraffatta, occhiali, cinte, bigiotteria, su quali strade frequentare per fare buoni affari.
Perché il sistema, raccontano gli uomini del commissariato San Giovanni che ieri mattina sono arrivati all’alba nella palazzina di via Tuscolana, funziona così: gli stranieri regolari, già titolari di call center e vari esercizi commerciali nella zona di San Giovanni, affittano gli appartamenti, tre più uno scantinato nel solo immobile di via Tuscolana, e poi li riaffittano a 120, 200 euro al mese per un posto letto.
Ricapitolando: in ogni appartamento di sessanta, settanta metri quadrati vivono almeno dieci persone - gli stranieri trovati e fermati sono stati quarantasei - ognuno di loro sborsa ai loro connazionali affittuari circa duecento euro. Ogni mese i tre denunciati si portavano a casa almeno novemila euro. «E non fate tanto rumore», raccomandavano ogni volta prima di consegnare le chiavi di casa. Interno 8, 9, 14, secondo e quarto piano. Sul pianerottolo odore di curry e rumore di stoviglie, sono le sette di sera, ma sono pochi i bengalesi che torneranno qui, almeno per qualche giorno, il blitz di ieri mattina è passato su tutti i loro cellulari con un messaggio in codice, e molti di loro si stanno organizzando per trovare un letto in altre zone della città. All’inizio forse se la caveranno con poche decine di euro, poi chissà. Delle quarantasei persone identificate, 28 sono stati accompagnati in commissariato per accertamenti, 23 clandestini mandati all’Ufficio immigrazion per i provvedimenti di espulsione.
Al secondo piano un giovane bengalese sta cucinando un pentolone di riso bianco, «ma noi lavoriamo, dobbiamo aiutare i nostri amici, per questo paghiamo un po’...». L’ingresso è stretto, bisogna passare uno per volta, e c’è pure un armadio di legno che arriva fino al soffitto e nell’angolo accanto alla seconda camera uno stendino. La cucina è piccola, il riso è accatastato a sacchi nell’angolo più buio e fresco, sulle mensole caffé e biscotti. Poi ci sono le due camere da letto, diciotto materassi in tutto: copertine colorate, pochi guanciali, qualche asciugamano e dietro ogni letto una grande busta di plastica che contiene tutto il loro negozio ambulante, guai a perderla, guai a tenerla lontana. E allora è più prudente tenerla vicino al letto, come quel piccolo frigorifero trovato in un deposito e poi fatto funzionare con un po’ di buona volontà, dove conservare il cibo che arriva da lontano, che altri bengalesi, sfruttati come loro, porteranno al loro arrivo.

 

 

 

 

 

 

Sfrattato con tre figli E non trovo altra casa I problemi legati alla famiglia se tali dovrebbero essere ...
... prioritari in un paese veramente democratico. E invece non accade, come sto sperimentando sulla mia pelle. sono sposato, mia moglie si chiama Siria Benedetti, da lei ho avuto tre figli; Mattia di 14 anni, Erica di 8 anni ed infine la piccola Ilari di 4 anni, insieme abitiamo ormai da 15 anni ad Ostia in un appartamento di 45 mq in affitto con equo canone. I proprietari di questo appartamento ci hanno dato lo sfratto esecutivo per fine locazione: con la disdetta del contratto al 31/01/2006 il giudice ha convalidato la licenza per finita locazione al 31/01/06. Per I° esecuzione del 13/07/2006, II° esecuzione il 26/10/06 e la III° esecuzione al 23/01/07, in questa ultima data è venuto l'ufficiale giudiziario e mia ha rinviato al 12/02/2007 come ultima e definitiva data in cui avrò lo sfratto esecutivo. Non sto qui a dirle come possiamo stare tutti con il terrore che veniamo buttati in mezzo alla strada. Nonostante i molteplici sforzi che stiamo facendo alla ricerca di un alloggio in affitto non siamo riusciti a trovare nulla sia per la mia busta paga non sufficiente a garantire i proprietari, sia per i prezzi di mercato che ci sono attualmente. Ora mi chiedo cosa posso fare? Nessuno è stato in grado di rassicurarmi e quantomeno di suggerirmi una soluzione. Mi appello disperatamente al Sindaco Veltroni, ai presidenti di Provincia e Regione, Gasbarra e Mazzarro, e a quanti, specie politici, leggeranno questa lettera. Massimiliano De Angelis Via Capo Palinuro, 19 Ostia Lido
IL TEMPO
mercoledì 31 gennaio 2007

 

CLOCHARD