BRUCIA A ROMA IL PARCO DEL PINETO.

CATASTO DEGLI INCENDI SOLO IN UN COMUNE SU 5. NEL LAZIO CIRCA 1 SU 10

Circa un mese fa la Giunta Veltroni e la Giunta Lazzara del Municipio XIX avevano esultato per lo sgombero dei baraccati dal Parco del Pineto.

Manifesti giganti inneggianti il ripristino della legalità e il recupero delle aree verdi dal degrado, erano comparsi su tutte le aree stradali che circondano il Parco del Pineto, con affissioni selvagge soprattutto in circonvallazione Cornelia e su via Pineta Sacchetti.

Oggi lo stesso Parco del Pineto, sgomberato dalle baracche, registra l'incendio più devastante della sua storia tanto da far venire il dubbio se fosse stata meglio un'area verde con le baracche dei senzatetto o un'area grigia sgomberata ma devastata dal fuoco.

Nel Lazio siamo sotto la media nazionale, allo stesso livello della Calabria  e della Sardegna. Solo il 12% dei comuni ha attivato il catasto delle aree bruciate. Inoltre soltanto il 54% ha attivato reti di avvistamento e prevenzione degli incendi. Intanto arriva dal Ministero dell'Ambiente una sorta di ultimatum: O i sindaci vareranno il catasto delle aree che i piromani devastano per favorirvi speculazioni edilizie o di riforestazione oppure gli enti Parco dovranno chiudere ai comuni i rubinetti dei finanziamenti, e le Prefetture potranno nominare commissari ad acta per superare la riottosità delle amministrazioni inadempienti.

Il catasto delle aree incendiate appare come uno strumento efficace per impedire la cementificazione e rendere non più conveniente, anche per la malavita, bruciare ettari di bosco.

L'obbligo dei comuni di predisporre una mappa delle aree colpite dalle fiamme è previsto dalla legge 353 del 2000, ma solo il 20% si è messo in regola secondo il Ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio.