DALLE CARCERI ITALIANE UN APPELLO A PAPA BENEDETTO XVI

"Vorremmo poter dire a Papa Benedetto XVI che una Sua parola in questo momento sarebbe importante. La Corte Europea ha condannato l'Italia per violazione dei diritti dell'uomo nelle carceri, e ha esortato il governo a trovare subito soluzioni. Ma dal Ministero si limitano a dire che la soluzione è quella di costruire nuove carceri. E' stato dichiarato lo stato di emergenza per il 2010, poi rinnovato per tutto il 2011; in un anno e più di stato di emergenza, però, non si sono visti significativi risultati, mentre il numero degli arrestati è sempre in aumento e il numero dei morti in carcere pure. Ma il governo sembra essere sordo ai nostri appelli. Noi detenuti ci rivolgiamo a Lei, Santità, affinché faccia sentire la Sua voce presso le autorità italiane, così come aveva fatto il suo mai abbastanza compianto predecessore, Papa Woityla, per ricordare a chi ci governa che le carceri sono fatte per riabilitare le persone e reinserirle nella società. Ora, invece, altro non sono che dei lager. Tutti noi ci auguriamo che un Suo autorevole intervento possa scuotere i nostri governanti e l'opinione pubblica dall'indifferenza e dal cinismo."

Con queste parole il detenuto Antonio Floris, in carcere da vent'anni, si è fatto portavoce di una richiesta che proviene da tanti altri detenuti. In molti si chiedono perché non ci sia un appello forte della Chiesa che si sollevi per invocare il rispetto della dignità umana di chi è privato della propria libertà in un carcere. Quasi settantamila detenuti stipati in strutture penitenziarie che possono contenerne poco più della metà.

Sessantasei (66) suicidi "ufficiali" nel 2010 e già nove (9) nel 2011. Un centinaio i tentati suicidi sventati dagli agenti di custodia. Un trend che cresce in parallelo con le le altre decine di detenuti malati morti per presunta malasanità o malassistenza.

Nonostante questo quadro desolante di sovraffollamento e morti in carcere,chi e’ preposto a gestire il sistema penitenziario italiano afferma Eugenio Sarno della Uil-Pa si contraddistingue per indifferenza, distanza e insensibilita”.

 

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