L'ASSE TERRESTRE SI E' SPOSTATO PER RISVEGLIARE LE COSCIENZE ?
E'
vero che esistono disastri naturali imprevedibili. E' vero anche che non tutti i
disastri sono dovuti alla mano dell'uomo. Oggi il Giappone, paese dove la
cultura della prevenzione antisismica è altissima, è messo a dura prova e piange
oltre mille morti, molti dei quali affogati nell'oceano Pacifico. L'emergenza è
anche nucleare nel senso che una centrale ha subito danni e si è verificata
contaminazione radioattiva.. L'onda anomala ha investito l'altro lato del
Pacifico. Un terremoto mille volte superiore a quello che si è verificato a
L'Aquila.
Mentre il globo terrestre subisce il fenomeno eccezionale dello spostamento
dell'asse di rotazione di 10 cm e manda segnali di insidiosa instabilità, il
sentimento di paura e impotenza invade chi assiste alle immagini che arrivano
dall'estremo oriente su televisioni e su internet.
Nulla da fare? Esiste una sorta di fatalità negli avvenimenti rispetto alla
quale nessuno può farci niente? Certamente in molti continueranno a seguire con
interesse prioritario la nomination nella casa del Grande Fratello o tifare per
i concorrenti dell'Isola dei Famosi.
Chissà se a qualcuno nel nostro "Belpaese" verrà in mente di proiettarsi nel
futuro con l'immaginazione e di scorgere una qualche differenza tra due
possibili scenari successivi ad una grave calamità naturale (che ovviamente
speriamo non si verifichi mai) : Uno negativo, caratterizzato dal caos e dallo
scollamento totale tra istituzioni e cittadini. Sacche di individualismo diffuso
e selvaggio, indolenza e incapacità di reagire da un punto di vista
organizzativo, disinformazione, mancanza di coordinamento e di reciproca
solidarietà, attenzione prevalente o esclusiva al proprio particolare, ai propri
beni, alla propria automobile o tv. L'altro scenario ipotetico, senza dubbio
positivo, è la reazione civica capillare, collaudata e preorganizzata, in tutti
i quartieri e territori delle metropoli e dei centri urbani piccoli e grandi.
Una miriade di gruppi di cittadini, di comitati, di associazioni, di interi
condomini che si muove con spirito comunitario e che sa prontamente muoversi
dalla base stringendosi in maniera attiva e solidale intorno ai suoi componenti
come un unico organismo vivente che tutela le sue parti più deboli.
Possiamo sperare che si realizzi il secondo scenario? No, solo sperare non
serve. Occorrerebbe, forse, darsi da fare in prima persona, mettere in circolo
le proprie capacità individuali per incontrarsi con altri "battitori liberi" e
fare rete sul territorio e nei quartieri. Forse occorrerebbe attivarsi come
cittadini per mettere i piedi nel piatto dell'agenda politica locale a difesa
dei diritti delle persone e di uno sviluppo eco-sostenibile. Un rinnovato
attivismo civico che bandisca favori personali e voto di scambio e rivendichi un
miglioramento della qualità della vita attraverso la tutela dei beni comuni e
degli interessi generali.
Prima che un grande evento ci possa mettere alla prova forse sarebbe utile una
scossa di assestamento delle coscienze per riattivare il circuito del pensiero,
per svegliarsi dal pigro torpore indotto che ci spinge a non disturbare i
manovratori. Una domanda, infatti, sorge spontanea: Ma se sono precarie e malate
le fondamenta su cui poggia il nostro vulnerabile paese come denunciano spesso
la Corte dei Conti e il Governatore della Banca d'Italia (sempre più
infiltrazioni mafiose e corruzione) con i suoi effetti su Pubblica
Amministrazione, Ambiente (sempre più devastato da abusivismo e cementicazione),
Sanità e Giustizia, che cosa ci si può aspettare nel caso di un imprevedibile
disastro ambientale?
La cittadinanza attiva è una delle possibili risposte. Mettersi in moto subito
assieme agli altri nella propria quotidianità avendo una maggiore consapevolezza
della propria forza civica e dell'empowerment di ogni individuo, ossia di quel
senso di efficacia che si avverte quando ci si rende conto di poter cambiare e
trasformare una realtà ingiusta.
Domenico Ciardulli
12 marzo 2011