Fonte: Communitas, mensile diretto dal Aldo Bonomi

'NDRANGHETA ARCAISMI E INTERNET

Intervista a Nicola Gratteri, Magistrato

 di Stefano Arduini

 

Oggi si stima che la 'ndrangheta, per anni ritenuta la versione stracciona e casareccia della mafia siciliana , gestisca un gior d'affari che si aggira intorno ai 36 miliardi di euro. Un fatturatoche secondo l'Eurispes vale il 3,4% del prodotto interno lordo nazionale. Nel dettaglio, il giro di affari in milioni di euro è così suddiviso: 22.300 provenienti dal traffico di droga, 4.700 da appalti pubblici truccati e compartecipazione in imprese, 4.600 da armi e prostituzione e 4.100 da estorsioni e usura. I gruppi criminali nella punta dello Stivale oggi sarebbero 132 con circa 10mila affiliati, 7.358 dei quali (tra cui 255 donne) nella sola provincia di Reggio Calabria. Il linguista Paolo Martino sstiene che il termine 'ndrangheta derivi dal greco andrangathos che signfica uomo coraggioso e valente. parte proprio da qui, dal ribaltamento della radice etimologica ("Non inganniamoci, la mafia d'onore non è mai esistita, sono gli affari a muovere tutto") l'analisi di Nicola Gratteri, magistrato e tra i massimi esperti di criminalità calabrese. Qual'è dunque la vera natura delle 'ndrine?. Il sostituto procuratore della repubblica di Reggio Calabria in questo dialogo mette a nudo i gangli di un sistema di successo che ancora quasi due anni dopo l'omicidio di Fortugno non smette di arricchirsi ed è ormai presente in 15 regioni italiane e ha collegamenti criminali in altre tre.

Communitas: Dopo la strage di Duisburg la 'ndrangheta appare più forte che mai. O almeno cosìm la rappresentano i grandi media. Lei è d'accordo o ritiene quella strage una dimostrazione di debolezza.?

Nicola Gratteri: Non vi è dubbio che negli ultimi 10-12 le 'ndrine (le cosche calabresi, ndr) si siano rafforzate e siano diventate più arroganti. Questa escalation si deve a due fattori principali. L'ingresso nel ricchissimo business degli stupefacenti e lo sgretolamento a colpi di piccole modifiche che si è fatto della legislazione antimafia. Ciò detto, l'episodio di Duisburg va collocato su un altro piano.

 

Communitas : A che cosa si riferisce?

Gratteri: Nel mondo criminale di cui stiamo parlando, si ammazza per due ordini di motivi, che rispondono a due filosofie differenti, Un 'ndranghetista può venir eliminato quando non rispetta le regole. Le faccio due esempi: l'incendio di un negozio in una zona non di pertinenza oppure la delazione a polizia e carabinieri senza autorizzazione. Non è il caso di Duisburg. Qui siamo di fronte ad un omicidio per faida. Dove si viene uccidi solo per il fatto di essere parenti, amici o frequentare qualcuno di sbagliato. Spesso i morti per faida cadono, come del resto è accaduto in questa occasione (la strage pè stata compiuta a Ferragosto, ndr), in un giorno di festa, quando dal punto di vista simbolico fa più male. E' una sciocchezza dunque ritenere che i locali della 'ndrangheta si siano riuniti e abbiano deciso un'azione per dimostrare qualcosa allo Stato. Come, del resto, non risponde al vero il ritornello che è la prima volta che un omicidio per faida si realizza all'estero. Era già accaduto in Canada a Montreal, durante la faida di Siderno. Tornando a Duisburg, il fatto che la strage sia stata commessa proprio in quella città signifca che lì c'era una base logistica sia per gli assassini che per gli assassinati. La faida però è anche una guerra più cruenta: per usare un paragone calcistico è come un derby, dove se perdi la sconfitta ti da maggiroi sofferenza.

Communitas: L'ex vescovo di Locri-Gerace, Giancarlo Brgantini si è appellato alle donne. Un gesto da ultima spiaggia?

Gratteri: Al contrario. Bregantini ha dimostrato di conoscere il meccanismo. Nelle faide le donmne hanno un ruolo decisivo. Sono loro che caricano come molle gli uomini affinchè facciano vendetta. L'accellerazione o il rallentamento di una faida dipende quasi esclusivamente dalle donne. Debbo dire da questo punto di vista, che su Duisburg i segnali che sto raccogliendo non sono distensivi.

Communitas: Lei ha scelto di intitolare il suo libro sulla 'ndrangheta "Fratelli di Sangue". Quanto è importante il sangue nella vita di un mafioso?
 

Gratteri: Il sangue accompagna tutta la loro esistenza. Dal rito di affiliazione sino alla  morte per omicidio. Il primogenito di un ndranghetista entra nell'organizzazione quando è ancora in fasce. La regola impone che il capo locale vada a far visita al neonato e gli tagli le unghie: è il segno della predestinazione. Da quel momento il bambino è una "piuma". L'ingresso vero e proprio avviene, invece, all'età di 12-13 anni attraverso una sorta di battesimo. Con un ago si buca un dito della mano destra del ragazzo. Si lascia cadere la goccia di sangue sull'immagine di san Michele Arcangelo, protettore della 'ndrangheta e, caso vuole, anche della Polizia di Stato, dopo di che il santino viene bruciato con la fiamma di una candela mentre si recita la formula rituale:"se tu tradirai, brucerai come questa immagine di san Michele Arcangelo".

Communitas: Lei ha parlato di morti ammazzati. E' questa l'unica fine possibile per un affiliato?
 

Gratteri: Se non in carcere dopo una lunga condanna, è raro che un mafioso di una certa importanza muoia di morte naturale. Chi rimane a piede libero, prima o poi viene ucciso. Da una parte ognuno di loro spera sempre di farla franca, ma tutti comunque mettono in conto questa eventualità.

Communitas: Un rischio calcolato, ma solo il 10% dei mafiosi fa davvero i soldi, per gli altri i guadagni non sono certo da favola. Come si spiega dunque questo atteggiamento?

Gratteri: Non si entra nella 'ndrangheta per fare i soldi. Quello che attira i giovani (dalle statistiche emerge che il 59% degli affiliati alla fine del 2005 aveva un'età inferiore ai 45 anni) è lo stile di vita che ti consente l'appartenenza a una cosca. In molti entrano come garzoni di mafia, ma finchè sono in vita si sentono un palmo sopra gli altri. E' il fascino della segretezza, del rito di protezione, della sicurezza di avere sempre qualcuno che ti copre.

Communitas: Il giro di affari della 'ndrangheta è impressionante, un impero che si basa su una struttura di arcaica. Com'è possibile?

Gratteri: La favola della 'ndrangheta paladina dei deboli e dei valori non è altro che un mito. L'obiettivo, al di là delle parole, sono gli interessi e il business. Nelle case dei mafiosi c'è il collegamento al web, usano le mail e si sefvono della Rete per vendere la droga. Secondo la DIA l'organizzazione calabrese è la mafia che più naviga su internet.

Communitas: A due anni dall'assassinio Fortugno, cosa è cambiato nel  rapporto fra cittadinanza, criminalità e politica?

Gratteri: Nulla. La gente è stanca e disincantata. nella prima pagina del mio libro ho messo una citazione di Corrado Alvaro: "La disperazione peggiore di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile". In calabria ancora oggi nessuno può avere garanzie sulla propria sicurezza.

Communitas: Non pensa che almeno in una piccola misura il movimento dei giovani di Locri sia riuscito a scuote le coscienze?
Gratteri: Quell'esperienza si sta sgretolando come neve al sole. Le apparzioni in tv hanno creato spaccature, oggi non sono rimasti che poche decine di ragazzi.

Communitas: Negli ultimi anni il mondo della cooperazione sociale ha scelto di battersi in prima linea contro la criminalità. Come valuta questa iniziativa?

Gratteri: Si tratta di una presenza importante come lo sono state le testimonianze del vescovo Bregantini o di un imprenditore innamorato della sua terra qual'è Callipo. Certamente la cooperazione sociale può giocare un ruolo decisivo a patto che non si faccia infiltrare

Communtas: In fin dei conti la guerra alla 'ndrangheta si vince a Roma o a Reggio Calabria?

Gratteri: L'impostazione bipolare della contesa politica certamente ha facilitato la mafia. In questo quadro il controllo del 10-20% delle preferenze determina la vittorai di uno schieramento piuttosto che dell'altro. Così i mafiosi diventano attori politici e partecipano alle decisioni su chi nominare sindaco ma anche vigile urbano o dirigente comunale. Il provvedimento più urgente è la modifica del Codice di procedura Penale. Non è possibile che a condanne a 30 anni coincidano detenzione di soli 5 anni. Così capita che io in 20 anni mi trovo a indagare per 4 volte la stessa persona. Io però non mi arrendo e ritengo che se davvero ci fosse la volontà di cambiare, a certe condizioni riusciremmo anche ad arrivare ai piani alti dell'organizzaizone.

Communitas: Non ha nominato la parola pentito. Contro la mafia siciliana in un certo periodo storico sono stati decisivi...

Gratteri: Sa quanti sono stati nella storia i reali pentiti di 'ndrangheta sino ad oggi? Solamente 2: Franco Pino, che a Cosenza fu uno dei responsabili di una delle più cruente guerre di mafia, e Filippo Barreca di Reggio Calabria che, fra le altre cose ha svelato i rapporti segreti con esponenti della massoneria. Nessun altro. Glielo già detto: questa è una mafia di sangue.....

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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