Roma 1 settembre 2009

LA SOLITUDINE DI UNA COPPIA CHE HA PERSO UN FIGLIO

Il 17 luglio 2009 Daniel, alla tenera età di 15 anni, ha cessato di vivere nelle acque del lago di Martignano. Quel tragico giorno una cooperativa sociale di Roma, convenzionata con il municipio XIX, lo aveva portato in gita con altri ragazzi disabili. Era obiettivamente difficile immaginare che, con un rapporto operatori utenti di 1 a 1, potesse accadere un simile disgrazia. Invece quella disgrazia si è verificata.

Il 25 luglio 2009, dopo tutte le pratiche legate all'autopsia disposta dal magistrato, ci sono stati i funerali del bambino disabile. Il principio etico del dovere istituzionale avrebbe dovuto indurre almeno il presidente del Municipio XIX a partecipare alle esequie e ad abbracciare i genitori di Daniel, anche in rappresentanza del Comune di Roma. Ieri sera la mamma di Daniel mi ha telefonato dicendo che ancora non sa che faccia abbia il presidente del Municipio XIX Alfredo Milioni e che solo adesso, a distanza di quasi due mesi, sono riusciti ad ottenere un incontro con lui. Per il resto, ha detto la mamma di Daniel, tutte le bocche dei dirigenti della cooperativa e degli assistenti, sono cucite. Probabilmente, l'inchiesta giudiziaria per omicidio colposo induce a far parlare solo i legali delle parti.

A mio avviso, è forte il rischio che la morte di Daniel passi presto nel dimenticatoio come un fatale incidente di percorso e che nessuno, alla luce di questa tragedia, abbia voglia di approfondire e sviscerare le problematiche legate ai progetti socio-educativi sul territorio. Eppure, io penso che una revisione complessiva del piano sociale di zona e delle modalità di progettazione e verifica dei servizi non farebbe altro che migliorarne la qualità e la sostenibilità.

Credo, cioè, che Daniel, con la sua vita, abbia trasmesso un forte messaggio a tutti noi. Chi ha responsabilità di governo della cosa pubblica ha il dovere di cogliere questo messaggio e tradurlo subito in gesti e impegni concreti perché non debbano, in futuro, ripetersi tragedie simili e perché la vita umana e il rispetto della sua dignità possano assumere sempre più un valore assoluto da difendere contro ogni sciatteria.

Due genitori che hanno perso un figlio di 15 anni non debbono essere lasciati soli. Andrebbe fatta sentire loro la solidarietà delle istituzioni e offerto un sostegno tangibile che possa aiutarli in questo loro percorso di elaborazione della grave perdita subita.

Mi auguro che l'intera vicenda non venga considerata una "macchia" da rimuovere a tutti i costi attraverso un'operazione di "maquillage" ma essa stessa diventi utile stimolo e insegnamento a tutti i professionisti del welfare, privati e pubblici, e agli uomini politici, consiglieri comunali e municipali, che molto spesso legano la loro scommessa di successo elettorale all'erogazione di finanziamenti pubblici per servizi e strutture di dubbia utilità e qualità.

Domenico Ciardulli

Segretario Coordinamento Comitati Roma Nord

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