Corriere della Sera sabato 6 Febbraio 2010

LA DISPERSIONE SCOLASTICA, UNA PIAGA ANCHE ROMANA

Don Milani diceva che la scuola non è più scuola se perde per strada i ragazzi difficili. "La scuola che li respinge è come un ospedale che cura i sani e respinge i malati". A me sembra, però, che a Roma non esista un vero coordinamento a rete tra Asl, servizi sociali dei municipi e le scuole per contrastare l'emarginazione e la dispersione scolastica. Eppure, a mio avviso, basterebbe poco dal punto di vista organizzativo per dare una mano ai tanti adolescenti a rischio e alle famiglie in difficoltà. Sarebbe utile che i responsabili dei vari enti, dirigenti, medici scolastici, assistenti sociali del comune si parlassero tra di loro più spesso. Ad esempio, aiuterebbe molto l'attivazione capillare di sportelli di ascolto per le famiglie e iniziative formative di supporto per i docenti. Anche per affiancare i minori, ove occorra, con assistenti scolastici ed educatori domiciliari.
Domenico Ciardulli
 

IL COMMENTO DEL GIORNALISTA PAOLO CONTI

Caro Ciardulli,

chi ha la cortesia di seguire questo spazio sa bene quale sia la mia personale opinione sui municipi romani. Sostanzialmente una promessa mancata, una delusione. Lei indica un problema enorme. La dispersione scolastica è ancora altissima (forse frutto del grave ritardo con cui l'Italia allungò la fascia dell'obbligo). Roma non fa eccezione, anzi. Basterebbe veramente un punto di riferimento (non burocratico, per pietà!) a disposizione delle scuole, delle Asl, dei servizi sociali, per fronteggiare il problema. Ma evidentemente, lei, io e qualche altro cittadino ragioniamo come se ci trovassimo a Lisbona o a Dublino. Invece siamo a Roma, dove molti municipi si travestono pomposamente da mini-Comuni e non si occupano di autentici nodi sociali, come quello che lei giustamente ci segnala.      pconti@corriere.it

 

L'ARTICOLO IN CARTACEO PDF