LA BICICLETTA AI TEMPI DI ALEMANNO

A Roma tra la stazione di Montemario e la zona Balduina (Monte Ciocci) si stanno realizzando 5 km di una pista ciclopedonale nientepopodimeno che con i soldi del giubileo del 2000. Un progetto che, partito nel 2001, è stato approvato dal Campidoglio nel 2007 durante la Giunta Veltroni. Si tratta adesso di una fase esecutiva con 6 milioni di euro stanziati. Una Conferenza dei Servizi si sarebbe già pronunciata dando il nulla osta. A realizzare il progetto, cambiato più volte nel corso dei 12 anni, è oggi la Giunta Alemanno attraverso la società della Rete Ferroviaria Italiana il cui direttore dei lavori è l'ing. Patrizia Poi. 

Su questa opera urbanistica giovedì 5 maggio, il Municipio XIX ha tenuto un consiglio municipale aperto in una striminzita sala parrocchiale che non riusciva ad ospitare decentemente i circa 120 cittadini intervenuti (come spesso accade) .

Dall'iniziativa sono emerse dinamiche sociali di estremo interesse che meriterebbero di essere oggetto di studio e approfondimento nelle sedi universitarie. Quali contesti socio-urbani producono politiche pubbliche centrate sulla cosiddetta "sicurezza", che sviluppano spot di propaganda basati sulle paure ancestrali del diverso, degli immigrati, dei rom, di quegli invisibili adagiati negli angoli sperduti della metropoli?

La discussione sulla realizzazione di un preziosissimo e attesissimo parco ciclopedonale all'interno di un territorio martoriato dal traffico come Montemario, Pineta Sacchetti e Balduina, è stata caratterizzata dalla rivolta dei cosiddetti cittadini "frontisti" quelli, cioè,  che abitano a ridosso del percorso ciclopedonale in via di realizzazione. Cittadini che vivono male questi lavori, sopra e a fianco della ferrovia FR3. Il rialzo della pavimentazione della pista e le grate sono visti come un potenziale pericolo per l'interruzione della quiete e per una temuta intrusione negli appartamenti da parte di potenziali ladri. In altri termini, hanno paura che una nuova strada ciclabile sotto i loro balconi e a ridosso dei loro giardini, diventi bivacco di disperati mentre ladri e immigrati dell'est potrebbero scavalcare le grate laterali di recinzione della pista e introdursi nelle case per rubare. Da tali paure sono scaturite proposte di modifica del progetto che hanno del tragicomico. Si è parlato di mettere dissuasori sulla rete di recinzione (??). C'è chi ha chiesto di alzare di più i muri, di alzare di più la rete di recinzione. Addirittura c'è chi si è spinto a proporre che i pali di illuminazione fossero messi al centro della pista per evitare che diventino un mezzo di arrampicamento per i ladri. L'ingegnere Patrizia Boi di RFI ha ovviamente spiegato che i pali della luce non possono essere messi al centro della pista perchè ci devono passare le biciclette.

Con il fumo negli occhi, alcuni hanno contestato il direttore dei lavori e i tecnici della ditta appaltatrice denunciando danni da presunti calcoli sbagliati nel grosso quantitativo di terra riversato sul percorso e nel livellamento troppo alto della pista, nella copertura improvvida di alcuni tombini delle fogne. Altri esagitati interventi hanno espresso paura  per i furti, per gli "zingari", per l'interruzione della tranquillità a causa del passaggio di mamme con bambini che andranno verso il parco. Altri ancora hanno espresso il timore di non trovare più parcheggio per la propria automobile. Si richiedeva a gran voce, tra urla e invettive, adeguata illuminazione, videocamere, pattuglie di polizia, pochi cancelli di accesso alla pista ciclabile e ben serrati, chiusura notturna e vigilanza diurna. Addirittura qualcuno ha proposto le piante di cactus vicino la recinzione per dissuadere chi volesse scavalcarla. Insomma una pista ciclopedonale di 5 km che, ai tempi di Alemanno, invece di essere fruibile a tutti, aperta giorno e notte, rischierebbe, qualora si desse seguito agli intestini di alcuni "frontisti" una "mini striscia di Gaza", blindata, deserta, superilluminata, protetta da piante urticanti, magari con dissuasori  a scarica elettrica sulla rete di recinzione e con pattuglie di vigilanza che proteggono i sonni leggeri dei residenti. Sembra un'assemblea pubblica di un cartone animato della simpatica famiglia "Simpson" ma è la cruda realtà di un consiglio aperto del Municipio XIX.

Grottesco il livello di avversità ad un'opera di riqualificazione urbana. Ma forse tale avversità è anche il frutto avvelenato di politiche securitarie del Comune e del Municipio XIX che hanno sempre cavalcato e tollerato, anche con linguaggi ottocenteschi, i pregiudizi contro barboni, immigrati e nomadi. A questa miopìa e dissennatezza politica si aggiunge  l'incapacità di coprogettazione partecipata di opere pubbliche e di promozione della sensibilità civica nella salvaguardia e realizzazione di beni comuni. Purtroppo la politica dei partiti si continua a nutrire di campagne elettorali fatte sull'onda dei favori personali e dei voti di scambio. L'esatto opposto del bene comune.

Fa sorridere anche il livello della comunicazione politica del governo di centrodestra del Municipio XIX che sulla realizzazione della pista ciclabile sembra incontrare resistenze e ostilità nel proprio elettorato mentre sembra ottenere incoraggiamenti dal versante opposto.

Astuto l'intervento del consigliere comunale Guidi, delegato dal Sindaco Alemanno all'opera in questione. Ha esaltato il progetto dicendo che si rivelerà un fiore all'occhiello dell'Italia in Europa dopo quello realizzato a Parigi. Per sedare gli animi agitati e preoccupati dal cantiere, ha offerto garanzie citando, oltre la sua, la benevolenza del noto assessore comunale all'Ambiente, Marco Visconti, ex presidente del Municipio XIX. Guidi ha promesso che si adopererà a trovare nel bilancio del Campidoglio i fondi necessari per l'illuminazione (ma non sarà fotovoltaica! ndr) del parco ciclopedonale, per la chiusura ed apertura degli accessi al percorso,  per la manutenzione che costerebbe circa 180 mila euro annue. Subito dopo lo stesso Guidi ha però gelato le aspettative annunciando che tra le proposte per il futuro si starebbe studiando l'eventuale affidamento della manutenzione ad un consorzio stradale composto dai 130 palazzi che si affacciano sulla pista. Il senso è: il Comune non ha i soldi e non potrà provvedere da solo alla manutenzione quindi sarete coinvolti anche voi cittadini nella compartecipazione alle spese, magari con il beneficio di incentivi comunali.

Insomma una caotica assemblea pubblica dove si sono fatti sentire soprattutto gli intestini e gli interessi spiccioli dei proprietari confinanti, dove chiaro e imponente è emerso il corto circuito tra politici e cittadinanza, e nello stesso tempo si è notata in molti residenti la mancanza di una visione ecosolidale e sostenibile dello sviluppo urbano.

A questo si aggiunge una serie di tecnici e politici che gestiscono, spendono, fanno le Conferenze dei Servizi e aprono cantieri senza aver coinvolto preventivamente e adeguatamente, attraverso il lento e faticoso lavoro di sensibilizzazione civica, tutte le parti in causa. Si possono rivendicare meriti e riconoscimenti spargendo come coriandoli le illusioni che un'opera in fase di esecuzione, con appalti assegnati e tetti di spesa bloccati, possa essere modificata da un'assemblea pubblica?

Domenico Ciardulli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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