16/02/07 Vicenza. Dal presidio: "Stia lontano chi vuole delegittimare o cavalcare la nostra lotta"
Quello che segue è il testo del comunicato stampa diramato dal presidio permanente No Dal Molin, per rispondere alle polemiche e alle montature che in questi giorni sono state fatte nei confronti della manifestazione di Vicenza.
"La giornata di sabato 17 febbraio sarà straordinaria per la nostra città, invasa pacificamente e rumorosamente da migliaia di donne e uomini, di giovani e meno giovani, uniti dal No al Dal
Molin. Una giornata che riproporrà, con le forme e i metodi che questo movimento ha scelto per costruire partecipazione e consenso, il dissenso contro la decisione di imporre scelte sulle teste dei cittadini; determinare a tavolino il futuro di un'intera comunità è una violenza inaccettabile.
In questi giorni assistiamo al tentativo di delegittimare il movimento di cittadini di Vicenza che da mesi si sta mobilitando contro la nuova base Usa al Dal Molin, ed era ampiamente prevedibile. Questo movimento, per la sua stessa esistenza, apre delle contraddizioni ineludibili alla politica e alle sue forme di rappresentanza. Un movimento nato dal riscoperto interesse della comunità locale per la gestione della res pubblica, capace di bypassare i confini delle appartenenze, per mettere al centro il bene comune. Un movimento che ha sempre giocato a carte scoperte, alla luce del sole, suscitando la passione di moltissimi uomini e donne, di giovani che, insieme, si sono ritrovati per salvare la città da un progetto folle, da un futuro compromesso. Si è ritenuta illegittima una decisione presa da pochi a danno di molti. Una città che si è riscoperta tradita, e che ha deciso di mobilitarsi, per resistere un minuto di più di coloro che la base la vorrebbero; un movimento plurale e composito che deciso che lottare collettivamente era legittimo e necessario, in forma pacifica ma determinata, gioiosa ma consapevole.
Questo evidentemente ha dato fastidio a molti. Si vorrebbe soffocare questa straordinaria mobilitazione, seppellendola sotto ridicole allusioni, tentando di limitarne l'agibilità e il consenso
diffuso. Si vorrebbe indurre i cittadini ad avere paura, ad allontanarsi, a non partecipare. La forza di questo movimento è invece nella partecipazione della comunità locale, nella forma aperta di relazione tra uomini e donne di questa città. Altre cose non ci appartengono, non ci interessano; allo stesso tempo non vogliamo essere tirati dentro un meccanismo politico e mediatico che con noi non c'entra assolutamente nulla.
Questo è un movimento maturo, con gli anticorpi per respingere l'incunearsi di virus dannosi. Quindi ribadiamo a tutti coloro che vorrebbero delegittimare o cavalcare questa comunità straordinaria che ci stiano lontani. Noi vogliamo continuare a lottare, a mobilitarci, a metterci pacificamente in gioco, perchè farlo è legittimo; non accetteremo nessuna delegittimazione e criminalizzazione della partecipazione e della mobilitazione, delle lotte condivise e legittime di una comunità.
Stateci lontani tutti! Il futuro è nelle nostre mani!
Presidio Permanente contro il Dal Molin    Vicenza, 15 febbraio 2007" per info: Olol Jackson 338 1212235 Cinzia Bottene 338 5948459

Stato di servitù

(17 gennaio 2007)

E’ ormai arrivato anche il si di Romano Prodi a suggellare questo nuovo capitolo della storia italiana che prevede il demenziale proposito di ampliamento a dismisura della base militare americana di Vicenza. Una storia fatta di servitù e vassallaggio che ci ha portato ad accettare sul nostro suolo la presenza di oltre 15.000 soldati statunitensi dotati di armi di ogni genere, comprese quelle nucleari, rintanati all’interno di basi militari sul cui territorio l’Italia non ha alcun genere di sovranità, quasi si trattasse di tanti pezzi del nostro paese espropriati da una potenza straniera. In compenso i contribuenti italiani, ai quali non è mai stato domandato se gradissero o meno questo stato di cose, sono chiamati a finanziare ogni anno con centinaia di milioni di euro il 37% dei costi operativi di tutte le basi americane, in base agli accordi stipulati con il governo Usa.

Gli Stati Uniti decisero circa tre anni fa, con la servile compiacenza di Silvio Berlusconi, che Vicenza avrebbe dovuto diventare a breve il più importante polo logistico per le proprie armate in Europa, attraverso l’ampliamento della caserma Ederle (che già ospita 6000 soldati statunitensi) con la costruzione di una nuova base all’interno dell’area dell’aeroporto Dal Molin che dovrebbe essere completata entro il 2010. Al progetto che consentirebbe alla macchina da guerra statunitense di acquisire un trampolino di lancio estremamente strategico verso nuova gloria e nuove conquiste, i media diedero a suo tempo scarsa visibilità, salvo riproporre la questione con estrema enfasi durante l’ultima settimana.

Se il 2 dicembre dello scorso anno 30.000 persone sfilarono per le vie di Vicenza urlando la loro opposizione alla svendita del proprio territorio, senza che giornali e TV dessero il minimo risalto all’evento, ben altra enfasi è stata deputata da pennivendoli e teleimbonitori alle recenti farneticazioni di Berlusconi. Secondo un copione ormai consunto e stantio, il Cavaliere di Bush ha inveito con furia belluina contro il presunto antiamericanismo del governo, creando i presupposti perché Prodi ed i suoi ministri potessero genuflettersi dinanzi all’amico americano senza incorrere nell’ira dei propri elettori. La maggioranza di centrosinistra ha colto la “sponda” e fingendosi stretta fra due fuochi ha deciso di accondiscendere all’operazione d’inurbamento militare, per non turbare tanto l’alleato fedele quanto l’utile idiota, con il proprio atteggiamento equivoco.

Ora a combattere contro l’esproprio coatto di una nuova fetta d’Italia, destinata a sostenere le guerre ed i massacri compiuti nel nome del vessillo a stelle e strisce, sono rimasti solamente i Comitati che si oppongono all’ampliamento della base. Questa sera nell’atmosfera irreale che sempre si respira di fronte alle ingiustizie, i dimostranti hanno occupato per un’ora la stazione cittadina, prima di attraversare la città con una fiaccolata e confluire in un’area prospiciente l’aeroporto Dal Molin, dove hanno iniziato a montare un presidio contro la realizzazione dell’opera.
Ancora una volta i cittadini si ritrovano soli a dover lottare contro il mondo politico che ha deciso le coordinate del loro futuro, passando sopra le loro teste senza neppure interpellarli, così come è accaduto per il TAV, così come è accaduto per il megainceneritore di Acerra e in centinaia di altre occasioni, in questo paese fatto di decisioni calate dall’alto con arroganza e prevaricazione.

Marco Cedolin

fonte triburibelli.org e pane-rose.it