L'ATTESA DEL "BIG ONE" E I BUCHI DELLA PROTEZIONE CIVILE

"La Sicilia orientale e come la California negli Stati Uniti ed è in Sicilia orientale che si attende il nostro big one". Meno di un anno fa l'on. Giuseppe Zamberletti, padre fondatore della moderna Protezione Civile, così dichiarava in un'intervista rilasciata a una testata giornalistica locale: "in caso di sisma la Sicilia orientale rischia 50 mila morti". Rispetto al precedente analogo allarme che lo stesso Zamberletti aveva lanciato nel 1984 sulla possibilità di un grande evento sismico dice: "...sono passati 25 anni (in cui non si è fatto nulla in termini di prevenzione ndr) e il rischio che possa accadere è ovviamente aumentato.

Il lavoro di Zamberletti, oggi a capo dell'Ispro (Istituto Protezione e Difesa civile), inizia tra gli anni 70 e 80 quando si pone fine al caos di competenze e responsabilità del settore e si costituisce il primo organigramma strutturando la cosiddetta "catena-comando-controllo". Il metodo seguito in chiave moderna è il cosiddetto "metodo augustus", un nome che trae origine dall'imperatore romano che, da eccellente pioniere, ebbe l'intuito e l'intelligenza di occuparsi di Protezione civile istituendo il primo corpo dei Vigili del Fuoco (con 2 distaccamenti a via Marmorata e a Piazza Sonnino) e diversificando 13 funzioni specializzate di intervento operativo di protezione civile in caso di disastri.

Secondo Zamberletti, a convincere il nostro paese sulla necessità di un sistema nuovo, non furono tanto i due terremoti del Friuli nel 1976 e dell'Irpinia nel 1980, ma la tragedia di Vermicino del 1981: Un bambino di 8 anni caduto in un pozzo artesiano che, nonostante i generosi ed eroici tentativi, nessuna squadra di soccorso riuscì a recuperarlo e salvargli la vita. Da quel fattore determinante nasce la Protezione civile che si insedia a Roma nel centro di via Ulpiano. 

A Fiano Romano, in un luogo purtroppo non esente dal rischio esondazione, vengono concentrate circa 80 mila container e 15 mila roulottes da utilizzare per le grandi calamità. Un'operazione che negli anni si rivela poco oculata in quanto grandi quantità di materiale, attrezzature e veicoli acquistati e messi in deposito richiedono ulteriori risorse materiali e umane per custodirle e gestirle nel migliore dei modi, altrimenti sono a rischio degrado, spreco e furti (oggi si tenterebbe di riaggiustare il tiro attraverso una formula di gare e commesse a custodia esternalizzata con garanzie di tempestiva disponibilità in occasione di eventi calamitosi.) 

A Montelibretti viene, invece, istituito nel 1991 il grande Centro Polifunzionale Vigili del Fuoco che, con la legge 398/2001, diviene anche Scuola di Formazione Operativa. Su quella stessa area esisteva negli anni 60 una grande struttura di soccorso civile denominata "Colonna Mobile Centrale" guidata dall'ing. Salvatore Fiadini,

Grazie alla sensibilizzazione prodotta dalle calamità naturali in Italia e nel mondo, l'importanza della Protezione civile è cresciuta quanto le risorse finanziarie ad essa destinate. Purtroppo, nello stesso tempo, sono aumentati i rischi di corruzione e di uso politico-elettorale delle attività della rete, soprattutto nelle sue diramazioni periferiche. E' lecito pensare che dietro quell'etichetta Protezione Civile ci possa essere di tutto e di più e che a livello locale si possano foraggiare nuclei e squadre perfettamente aderenti alla volontà dei partiti di maggioranza. Uomini e mezzi che dovrebbero servire ed essere preparati e utilizzati per il soccorso alle persone in caso di disastri potrebbero essere alienati in giochi di potere e di voti con funzioni completamente distorte che tradiscono dolosamente la mission. Mi riferisco ai rischi di snaturamento per flussi di danaro e rimborsi su servizi ordinari di manutenzione del verde o di nettezza urbana ai quali sono istituzionalmente preposti enti diversi.

Ad esempio, la rete nei municipi romani va rafforzata con uomini adeguatamente formati, sia dal punto di vista pratico sia dal punto di vista etico. Se un municipio ha un piano specifico di sicurezza esso non può giacere nei cassetti del proprio ufficio tecnico ed essere sganciato sul piano operativo dalla catena-comando-controllo. Piano di sicurezza e piano operativo devono essere coerenti e funzionali a tutti i livelli della ramificazione piramidale. La sala crisi e la sala operativa centrale non potrebbero mai fare affidamento su nuclei di protezione civile periferici che non siano stati già in grado di collegarsi e coordinarsi con tutte le potenziali risorse disponibili del territorio. Non possono essere consentiti buchi nella rete dovuti ad iniziative di puro volontarismo e/o, peggio ancora, di propaganda elettorale. Se dovessero verificarsi più disastri in zone periferiche della città di Roma ci sarebbe bisogno di poter contare su strutture capillari sane ed efficaci di prevenzione, monitoraggio e intervento a beneficio di tutti i cittadini che si trovino in situazione di pericolo. Auguriamoci che le nuove norme al vaglio del Parlamento per migliorare le attività  del Dipartimento e per arginare il fenomeno della corruzione vadano in quella direzione.

Domenico Ciardulli

www.ciardullidomenico.it

20 febbraio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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