APPALTI, CONCORSI E ASSUNZIONI IN COMUNE

Nel 1996 a Roma era sindaco Rutelli e l'assessore al Personale era Renzo Lusetti.

Ricordo una sorta di concorso pubblico particolare per l'assunzione di 32 educatori professionali, VI livello, presso il comune di Roma. Esso fu bandito in piena estate e  i termini scadevano intorno a ferragosto. Si trattava di un concorso per soli titoli di servizio e cultura. Pertanto non erano previste prove d'esame orali e/o scritte.

Dei vincitori nessuno aveva il diploma o corso di laurea in educatore professionale corrispondente alla qualifica di assunzione, anzi qualcuno aveva addirittura un diploma di istruzione secondaria di natura tecnico-industriale. Altri il diploma di maturità secondaria o la laurea in psicologia.

Ma tutti o quasi tutti avevano avuto la "fortuna" di lavorare per un progetto estivo del gabinetto del sindaco a favore degli anziani e in  altri incarichi con contratti a tempo determinato, come accompagnatori di portatori di handicap nei corsi di formazione professionale.

Alcuni raggiungevano il requisito temporale di servizio svolto per il comune con periodi a ritenuta d'acconto o partita Iva.

I carabinieri di via In Selci accertarono, qualche tempo, dopo che una delle vincitrici del concorso agostano era anche presidente di una cooperativa sociale convenzionata con il Comune di Roma. La stessa scelse di dimettersi dal posto di lavoro comunale poco tempo dopo.

Oggi gran parte dei vincitori di allora, grazie ad un concorso interno, sembra siano diventati "funzionari dei servizi sociali". Probabilmente persisteva l'anomalia di essere in organico come educatori di VI qualifica funzionale senza avere lo specifico titolo di laurea o diploma.  

E' opportuna una considerazione a margine: Nulla da eccepire quando da parte politica o sindacale c'è la volontà di sanare situazioni di precarietà ma, a mio avviso, occorre fare distinzione tra due tipi di precari: Vi sono quelli di lunga data che lavorano nei servizi pubblici esternalizzati e nelle grandi aziende private. Vi sono, dall'altra parte, quei cosiddetti precari "imbucati" nelle pubbliche amministrazioni (comuni, province, università ecc..) grazie a collegamenti familistici, sindacali e partitocratici.

E' quest'ultimo tipo di sistema che alimenta le lobby mafio-clientelari-elettorali. Contratti di lavoro strumentali finalizzati alla sistemazione finale oppure chiamate, più o meno nominative, attraverso agenzie interinali, oppure comode posizioni in ditte che hanno in appalto opere e servizi pubblici.

Il "sistema Romeo" forse è più antico di quanto potrebbe apparire dalle recenti notizie di cronaca e non ha confini di schieramento politico-sindacale. E forse non è esagerato quanto ha detto oggi qualcuno sui media: "Se Romeo parlasse crollerebbe mezza Italia".

Domenico Ciardulli   19-12-08

PUBBLICATO SU:     Osservatorio sulla legalita       Vejo.it

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