LETTERA APERTA AL NUOVO SINDACO DI ROMA

Gentile Sindaco,

Circa sessantamila elettori romani, con il loro voto disgiunto o con la loro astensione sulla scheda azzurra, hanno contribuito alla sua elezione, mentre un'altra grande parte della città ha votato per la parte politica opposta alla sua.

Durante la campagna elettorale non sono passati inosservati i suoi riferimenti positivi al modello di governo del sindaco Petroselli, un modello diverso da quello del gruppo di potere, da lei citato spesso, che negli ultimi anni si è radicato nella gestione della città.

Oggi, dopo il responso delle urne, penso che tutti abbiano preso sul serio le sue dichiarazioni pubbliche di voler essere "sindaco di tutti i romani", di voler realizzare una politica di maggiore sicurezza per i cittadini e, nello stesso tempo, una politica di accoglienza per tutti coloro che si trovano nella nostra città con l'obiettivo di una vita corretta, libera e dignitosa. Politiche, quindi, che sappiano garantire la legalità a 360 gradi, sia attraverso la prevenzione dei reati ma anche attraverso il rispetto delle leggi nazionali e internazionali, centrate sull'integrazione e sul rispetto delle diversità e dei diritti umani.

Una prevenzione della criminalità è, a mio avviso, efficace quando sa coniugare la capacità autorevole di far rispettare le regole attraverso il controllo del territorio con la capacità di realizzare politiche di inclusione e integrazione delle fasce più deboli attraverso il miglioramento della qualità della vita e delle relazioni sociali.

Vorrei incoraggiarla, quindi, nell'annunciato rinnovamento di cui ha bisogno il Comune di Roma, magari iniziando dalla revisione di tutti quei direttori e dirigenti dei dipartimenti che, a mio avviso, non sempre con le adeguate competenze, hanno influito per troppi anni su decisioni amministrative risultate sbagliate per la città. Ad esempio, la gestione dei servizi sociali, è stata condotta per circa venti anni con la stessa impostazione dalla stessa classe dirigente che proveniva da enti disciolti e da aziende comunali. Tale impostazione ha incrementato i processi di esternalizzazione di funzioni pubbliche ad organismi privati senza neanche attivare tutti i dovuti controlli sulla qualità, sui risultati e sull'efficacia dei servizi, sulla trasparenza e sulla regolarità interna dei rapporti di lavoro.

Un'altra cosa ha toccato, a mio avviso, i cittadini, soprattutto delle periferie romane: la cosiddetta "partecipazione", una prassi di governance prescritta da norme comunitarie e da una delibera del consiglio comunale di Roma. Questa attenzione verso i cittadini è rimasta invece virtuale come si evidenzia nelle modalità di approvazione del piano regolatore urbanistico e del piano regolatore sociale. Infatti, sono state introdotte, senza l'adeguata informazione e partecipazione dei cittadini e dei comitati di quartiere, varianti urbanistiche a forte impatto, frutto esclusivo di accordi di potere.

Sperando di aver fornito un positivo contributo di riflessione, Le auguro buon lavoro nell'interesse comune di tutta la nostra città.

Domenico Ciardulli

 

PUBBLICATA SU: Osservatorio sulla legalità   ►Vejo.it    ►roma.repubblica

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Hit Counter