SCALFARI E LA RICERCA DELLA FELICITA'

 

Confesso che ho letto velocemente l'editoriale di Eugenio Scalfari di domenica 29 luglio su "La Repubblica".  Con molta abilità egli premette di voler scrivere qualcosa di insolito su un tema insolito, nel caso specifico sulla ricerca della felicità, un tema esistenziale affascinante. Addentrandosi però dentro le argomentazioni utilizzate dal grande "fondatore" del prestigioso quotidiano romano, una grande delusione m'assale perchè, attraverso il tema suggestivo filosofico, egli rifila le sue posizioni sulla Forleo, sulle scelte economiche del Governo, sulla sinistra radicale. A dir la verità, quando avevo letto su "La Repubblica" l'articolo di Dario-Cresto Dina sulla Forleo e il trafiletto della redazione che rivendicava la libertà di stampa rispetto alle interferenze delle politica, mi sono meravigliato. Ho detto tra me e me: "ammazza.... "Repubblica" difende la Forleo e punta i piedi sui richiami irati di Fassino? Uhm.. strano!" Ecco oggi che è arrivato puntuale "il risarcimento" al Partito Democratico: un "bell'editoriale" domenicale di Scalfari che "boccia" la Giudice del Tribunale di Milano ventilando l'ipotesi che dietro gli eccessi accusatori nella richiesta di autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni ci sia una voglia della "Clementina"  di mettersi in mostra per cercare la sua felicità, visto che la vita che fa non deve essere facile.  Più o meno il tono di Scalfari suonava proprio in questo modo.

Neanche molto brillante, a mio avviso, è la posizione di Scalfari sul discorso della salvaguardia delle future generazioni, tema trito e ritrito per giustificare scalini e scaloni pensionistici.

La frattura non si sana, a mio avviso, con la contrazione della spesa pensionistica in uscita ma si sana partendo dal sistema paese che poggia sulla gerontocrazia più retriva,  nelle università, nella pubblica amministrazione, nel parlamento, nelle città, nelle scuole, nelle redazioni giornalistiche. Che poggia sul blocco assoluto della mobilità sociale nelle periferie metropolitane, nell'ottica repressiva con la quale si leggono i nuovi bisogni giovanili di appropriazione di territorio. Un territorio deturpato e fagocitato dalla solida alleanza tra grandi palazzinari, multinazionali del consumo e amministratori locali, i quali, così, si assicurano una sopravvivenza politica a lunga scalata.  Il potere sotto il controllo dei gerontocrati concede ai giovani un allungamento dell'età lavorativa dei vecchi?  Già solo il concetto sa di schizofrenia pura.

Letto quindi lo Scalfari domenicale, mi rientra così quella sensazione illusoria di novità sulle posizioni de "La Repubblica". 

Domenico Ciardulli 

 

 

 

 

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