APOLOGIA DEL SINDACO MARINO
Quali rischi corre?
Qual'è
il miglior Sindaco per la città di Roma? Forse uno come Petroselli? O ancora
meglio, uno come Giulio Carlo Argan che ha governato la capitale dal 1976 al
1979? Sappiamo bene, però, che un conto è governare una metropoli negli anni del
boom economico e un conto è governarla oggi, dopo l'abbattimento del muro di
Berlino, la caduta delle Torri Gemelle, la presa di Bagdad, la morte di Gheddafi
e, soprattutto dopo l'espansione capillare di Camorra e 'Ndrangheta nelle pieghe
delle principali città italiane, tra le quali Roma.
Potremmo quindi dire che Veltroni e Rutelli e Alemanno hanno governato molto
meglio di come governa Marino? Insomma per essere un buon Sindaco basta mettere
la polvere sotto il tappeto, come diceva Don Sardelli, oppure alzare il tappeto
e levare via la polvere?
Di questo in fondo si tratta: "Mafia Capitale" era sotto il tappeto quando
governavano i sindaci apparentemente più bravi.
Ad esempio, la questione dei campi Rom e dei senza fissa dimora è stata trattata da Veltroni attraverso l'accordo transnazionale con la polizia di Bucarest. Ma cosa ha prodotto quella politica del manganello romeno? Solo un'operazione di facciata verso gli elettori mentre, nella sostanza di prospettiva, si sono poi riprodotti campi abusivi ovunque.
Il leghista Maroni, quando è stato al Viminale, non è che
abbia trovato chissà quali soluzioni per i campi rom. Il mancato controllo dopo
l'affidamento degli appalti relativi al campo di Castel Romano e agli altri non
è forse una sua corresponsabilità in solido con la Prefettura?
Passiamo al settore lavoro:
I sindacati erano più dialoganti durante la consiliatura Veltroni. Verrebbe da
chiedersi come mai? Ma certo! Nella Giunta Veltroni sono transitati assessori che provenivano dai vertici
locali del grande
sindacato. Inoltre si assegnava a ex esponenti sindacali la direzione di
aziende comunali.
Ancora prima, durante la giunta Rutelli nel 1996 il concorso riservato per l'assunzione di 32 educatori senza
titolo specifico è stato fatto con l'accordo dei sindacati.
Le parentopoli in molti settori del Comune di Roma e nelle società ad esso
collegate, negli anni successivi, fino all'era Alemanno, sono stati una bella
camomilla, un bel sodalizio con certe frange di elettorato concusso o corrotto.
E allora quando si può dire che Roma è governata bene? Quando si fanno affari su
una megadiscarica illegale che ha inquinato e ucciso? Quando si fanno accordi
con i costruttori per cementificare con assurde compensazioni edilizie il verde delle
periferie e seppellire impunemente preziosissimi siti archeologici venuti alla
luce con gli scavi?
Quando si permette a certe gruppi forti di tassisti di fare il loro comodo con i
turisti e clienti? Quando si permette ai commercianti del centro storico di
appropriarsi in maniera indecente del suolo pubblico senza alcun limite?
Quando si permette a certi vigili di fare il loro comodo e arricchirsi con
mazzette? Ai manager di AMA di trasformarla in un carrozzone d'oro per
candidati? Ai presidenti di cooperative sociali di lucrare sulle disgrazie, sul
disagio sociale e sui rifiuti?
Insomma un Sindaco è popolare, benvoluto e amato, perché riesce a fare stare
buoni tutti quelli che contano in termini di voti e ognuno può fare il comodo
che gli pare?
Se, invece, il Sindaco bravo e giusto non deve essere tutto quello che abbiamo
scritto sopra, allora vuol dire che il Sindaco giusto è l'opposto, cioè colui
che non è per nulla amato, colui che collabora con la magistratura per spazzare
via Mafia Capitale da sotto il tappeto, colui che elimina i privilegi di certe
lobbies sindacali e professionali, pur se vanno a protestare sotto la statua di
Marco Aurelio, colui che cambia i vertici della polizia municipale, nonostante
le vendette con l'assenteismo di Capodanno. Colui che è vittima di dirigenti
ACEA e AMA che gli fanno melina e boicottaggio tecnico-politico.
Marino, quindi, rischia per la sua vita? No, forse nella Capitale non serve
ricorrere all'eliminazione fisica. Basta il piombo della carta stampata e le parole che corrono
sull'etere tramite radio e TV. Sono queste le armi che certi poteri occulti
stanno usando per far fuori Marino. Farlo fuori magari attraverso personaggi
interni al suo partito, in analogia con quanto è successo nell'antica Roma
quando Cesare è stato pugnalato a morte anche dal figlio Bruto ("tu quoque Brute fili mi?")
Ed è per questo che preferisco scrivere, prima che sia troppo tardi, questa
apologia, preferendola al necrologio politico.
Roma 1 giugno 2015