Fonte: Associazione “Popolo Sovrano” - Fausto Carratù
I
MISTERI DELL'UNITA' D'ITALIA
Alleghiamo
una tabella riportata alla pag. 292 del testo di Scienze delle Finanze (Pierro,
1903) di Francesco Saverio Nitti, nella quale si dettagliano i contributi
delle singole aree italiane al Tesoro italiano, nel 1861. Come si vede, dei
668 milioni di lire-oro ben 443 appartenevano al regno delle Due Sicilie.
Le monete
degli antichi Stati italiani nel 1861 ammontavano a 668 milioni così
ripartiti:
REGNO delle DUE SICILIE ...........................
milioni..................443,2
LOMBARDIA........................................................."
...........................8,1
Ducato di MODENA............................................."
...........................0,4
PARMA e PIACENZA.........................................."............................1,2
ROMA...................................................................."..........................
35,3
ROMAGNA- MARCHE e UMBRIA....................."...........................55,3
SARDEGNA......................................................
.."........................... 27,0
TOSCANA............................................................"........................... 85,2
VENEZIA..............................................................
"......................... 12,7
_______
ITALIA..................................................................
"......................... 668,4
Inoltre :
Lo sviluppo industriale crebbe sotto i Borbone in modo straordinario,
raggiungendo primati sia nel settore tessile (che aveva nel centro di
Pietrarsa il suo gioiello, con 1000 operai e altri 7000 nell' indotto), che in
quello metalmeccanico e navale, con complessivi 1.600.000 addetti contro i
1.500.000 del resto d'Italia (1861, senza Roma).
Oltre agli addetti all'industria vi erano 200.000 commercianti e 3,5 milioni
di contadini. La disoccupazione era quasi inesistente.
La sua flotta mercantile era seconda solo a quella del Regno Unito, mentre la
flotta da guerra era terza in Europa dopo inglesi e francesi.
Il Regno delle Due Sicilie fu il primo in Italia a promulgare il Codice
Marittimo, creando una rete di fari per tutta la costa.
I suoi maestri d'ascia ed altri artigiani navali erano richiestissimi.
Fu istituito un sistema pensionistico con ritenuta del 2% sullo stipendio, gli
operai lavoravano otto ore al giorno.
Le banche finanziavano le imprese con tassi di interesse bassi. Gli sportelli
bancari erano diffusi fino nei villaggi. Prime al mondo, le banche del Regno
delle Due Sicilie furono autorizzate dal Governo a emettere i primi assegni
bancari.
Lo Stato godeva buona salute, il suo patrimonio aureo era invidiato da tutte
le nazioni. La Borsa di Parigi, allora la più grande del mondo, quotava le
rendite dello Stato napoletano al 120 per cento, la più alta in Europa.
Nella conferenza internazionale di Parigi del 1856 fu assegnato al Regno delle
Due Sicilie il premio di terzo paese al mondo per
sviluppo industriale, dopo Inghilterra e Francia.
Nel Regno delle Due Sicilie si sperimentò la prima Repubblica socialista a San
Leucio, con la seteria famosa nel mondo.
Il Regno delle Due Sicilie ha attivato la prima ferrovia italiana nel 1839,
col tratto che collegava Napoli a Portici. Nel 1842 cominciò quella per Capua
e poi quella per Nola, Sarno e Sansevero.
Nel 1837 arrivò il gas e nel 1852 il telegrafo elettrico..
Il teatro San Carlo fu costruito in soli 270 giorni.
Furono costruiti i primi ponti in ferro in Italia, in parte ancora visibili
sul fiume Calore e sul Garigliano.
Di fronte a
questi dati, non possiamo non chiederci come abbia fatto Giuseppe Garibaldi,
con un migliaio di uomni, a battere e conquistare il Regno delle Due Sicilie.
Qualche revisione si impone. Sarebbe l'omaggio migliore alla vegliarda
centocinquantenne.