RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
UN GENOCIDIO DI CADUTI SUL LAVORO
L'Italia è una repubblica nata dalla resistenza fondata sul lavoro: così recitano le prime parole della Costituzione Italiana.
Oggi ci troviamo in una Repubblica basata sul profitto e fondata sulla precarietà, sui bassi salari e sull'assenza di sicurezza sui luoghi di lavoro.
Le cifre diffuse dall'INAIL denunciano 1.300 morti,
250mila invalidi e un 1.000.000 di infortuni l'anno.
Cifre sbagliate per difetto,
in quanto non vengono calcolati gli infortuni che vengono nascosti e non
denunciati, gli incidenti anche mortali in cui l'ente non apre una pratica di
risarcimento (come gli incidenti stradali o ferroviari dove vengono coinvolti
lavoratori che viaggiano come passeggeri), non vengono conteggiati i decessi per
malattie professionali eccetera eccetera.
La strage è molto più grave di quanto è direttamente e drammaticamente evidenziato dai 1.300 morti l'anno, perché bisognerebbe sommare anche queste morti "collaterali" , ne muoiono più che in guerra, se ne vanno in silenzio, nell'indifferenza, li raccolgono come sacchi e li catalogano per la statistica, una strage che non finisce mai.
Il Presidente del Consiglio Romano Prodi li ha definiti martiri: sbaglia concetto, perché quello corretto sarebbe trucidati in nome del profitto; le loro morti sono da considerare dei veri e propri crimini sul lavoro.
Per anni i governi hanno fatto a gara a depenalizzare i reati commessi in violazione delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ridimensionando gli uffici degli ispettori del lavoro e tagliando i fondi necessari a questo servizio per risanare il debito pubblico.
Questo genocidio, nascosto dalla stampa e dalla televisione in complicità con le forze politiche, è stato consentito dalla totale deregolamentazione dei rapporti di lavoro, che ha eliminato ogni diritto conquistato con le lotte e dal soffocamento e limitazione della rappresentanza sindacale delegata al sindacato istituzionale.
È ora di indignarsi e di urlare la nostra rabbia, è ora di autorganizzarci per smascherare questa ipocrisia istuzionale, che accende e spegne i riflettori a secondo della convenienza politica del momento.
Costruiamo un comitato che si ponga l'obbiettivo di mantenere la memoria e di garantire il risarcimento delle vittime, la protezione dei lavoratori che denunciano le irregolarità nei luoghi di lavoro, l'abolizione del precariato come causa principale degli infortuni e di ricatto che impedisce di rivendicare i propri diritti, che richiami alle loro responsabilità le forze politiche e che le costringa a realizzare degli atti concreti (non solo dichiarazioni di intenti propagandistiche), normativi e repressivi, per combattere tutte le irregolarità e le illegalità che provocano questi omicidi, i cui autori hanno finora goduto di una assurda impunità.
PER CHI E' INTERESSATO INVII IL RECAPITO TELEFONICO A - nomortilavoro@yahoo.it