Cassazione No
al licenziamento
Rispondere per le rime al capo dopo le vessazioni? È possibile
Giovanni Bertini
ROMA
Non è una frase da punire con il licenziamento quella con la quale, nell'ambito
di un alterco, ci si rivolge al proprio capo dicendogli «chi cazzo ti credi di
essere?». La Cassazione ha convalidato la decisione con la quale la Corte
d'appello di Napoli aveva detto "no" al licenziamento di un ausiliario di una
clinica privata, che si era rivolto così al suo capo durante una discussione. La
Suprema corte – sentenza 6569 – ha dato per buono il verdetto della Corte
napoletana, che ha giudicato una simile espressione «irriguardosa ma non
minacciosa» e da considerarsi come «effetto di una reazione emotiva ed istintiva
del lavoratore ai rimproveri ricevuti» dal capo.