EDUCATORI: UNIVERSITA',  INGANNI E PRIVILEGI CORPORATIVI

Scambi istruttivi di post in due forum telematici

DAL FORUM DEGLI EDUCATORI PROFESSIONALI VICINI ALL'ANEP:

"...Dovresti sapere che in Italia esistono delle leggi e delle norme che vanno rispettate. Per partecipare ai concorsi presso le ASL ci vuole il titolo
acquisito in tabella 2. Non è che ci sia molto da girarci attorno.
Invece di prendersela con l'ANEP che sta cercando di far ricongiungere i due percorsi e farli diventare una unica figura, dovresti prendertela con il
direttore della tua scuola per educatori che vi ha dato una fregatura che non finisce più. Non ti ho mai visto protestare pubblicamente contro la terza
università di Roma che ha consegnato intere generazioni di educatori alla disoccupazione e al precariato
..."

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".....Guarda che ci sono centinaia di educatori laureati in classe 18 che lavorano nella sanità convenzionata, dove non potrebbero lavorare e l'ANEP non è mai
intervenuta per far presente la situazione.
E poi che credi che noi "eletti", come ci sonsideri tu, lavoriamo in condizoni migliori e per stipendi migliori?
Se i casini li hanno fatti i ministri e i prof perchè ve la prendete sempre con noi?

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DAL SITO SPAZIOFORMAZIONE.COM

Cari colleghi, è possibile che molti di voi, a causa della scarsa informazione data dall'Università, non sappiano come stanno le cose a livello di professione e legislazione sugli educatori.
Molti educatori EPC, dopo laureati, hanno provato a fare concorsi pubblici nelle ASL ma hanno avuto la brutta sorpresa di non essere ammessi perchè il titolo non è conforme ai requisiti di legge necessari per lavorare nella sanità. Eppure se vedete le guide dello studente, cioè quel massiccio libro blu fornito agli studenti in questi anni passati troverete scritto tra gli sbocchi occupazionali dell'educatore la possibilità di lavorare nelle ASL.
Invece no. Le cose sono andate diversamente: purtroppo qualcuno ha fatto in modo che per lavorare in sanità pubblica e privata occorra iscriversi ad un altro corso di laurea. Gli educatori usciti da Roma Tre che oggi lavorano nelle cooperative che hanno appalti con le ASL sarebbero quindi "abusivi" e possono lavorare, in teoria, perchè nessuno ha ancora mandato una segnalazione ai direttori generali delle ASL. Secondo l'Associazione Nazionale Educatori la colpa è del preside perchè, nè a suo tempo nè dopo, ha organizzato il corso di laurea EPC prendendo accordi con la Regione Lazio e con la facoltà di medicina, così come è stato in passato per la scuola Sfec o come forse ha fatto la LUMSA.
Fatto sta, ragà, che migliaia di studenti EPC non hanno avuto l'informazione che avevano diritto di avere ed oggi ci troviamo con due figure: l'educatore "sanitario" che esce, ad esempio, dai corsi di tor vergata e che può lavorare ovunque (ASL, comuni, cooperative sanitarie e sociali) e l'educatore di Roma Tre che può lavorare solo nel sociale (cooperative sociali e comuni quando trova qualche straccio di posto). Se pensate che si sta per istituire un albo professionale ed esiste il rischio di essere di fatto esclusi in quanto educatori "incompleti" il fatto è grave. Occorrerebbe riprendersi la dignità e ribellarsi a tutta questa situazione indecorosa che si aggiunge alla tanta precarietà e giungla esistente nei rapporti di lavoro di nostri colleghi con certe cooperative e agenzie interinali.
Approfondite, organizziamoci, organizzatevi, discutete sul da farsi. Premiamo perchè l'albo professionale includa tutti con pari dignità e possibilità di lavoro.
www.ciardullidomenico.it

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non so perchè ma queste cose si vengono sempre a sapere a un passo dalla laurea, quando te dice bene...
vergognoso....

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oh mamma...sn snza parole
ma ke dice alla testa alle persone?!
cmq grazie per averci detto almeno tu la verità!!!!

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Davvero senza parole....! Come possiamo muoverci noi poveri educatori???prendere una specializzazione x esempio,magari proprio a tor vergata,potrebbe risolvere il problema?Fateci sapere e cmq grazie delle info!

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...e nemmeno a dire che sapendolo puoi cambiare, EPC a Tor Vergata è in modalità telematica e a numero ancora più chiuso di quella di Roma 3, e inoltre fa parte della facoltà di medicina e chirurgia, non di scienze della formazione.
Assurdo....poi però ci inseriscono esami come medicina preventiva che non ci servirà mai a niente, visto che non possiamo lavorare in ASL....non è compito nostro valutare la causa e i sintomi delle epidemie in casa famiglia

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Ragazze/i ehi non siate scoraggiate.
Nell'ordine degli studi della facoltà a pag. 59 Corso di Laurea EPC alla voce sbocchi professionali c'è scritto: obiettivo qualificante è la formazione di una figura professionale che collabori come educatore .....nell'area sociosanitaria, presso ASL, strutture di ricovero...

QUINDI 2 + 2 = 4

Allora vuol dire che le migliaia di studenti iscritti a questo corso hanno subìto pubblicità ingannevole e potrebbero ottenere, attraverso un'associazione di consumatori, milioni di euro di risarcimento, visto che nella realtà non possono partecipare ai concorsi ASL e possono lavorare nella sanità privata solo abusivamente.
In teoria avreste una forza contrattuale da spendere: potreste dire al rettore e al preside (importante essere in tanti ed uniti) che siete disposti a rinunciare ad azioni di risarcimento ma l'Università in cambio, deve attivare tutti i suoi canali istituzionali e politici per sanare questo grosso danno che ha prodotto da sette anni a migliaia di studenti.
Fatevi valere. Gli educatori sono agenti di cambiamento, non meri esecutori passivi degli errori altrui.. ciao

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E' vero! Dobbiamo fare qualche cosa!!! Non è ammissibile una cosa del genere, ragazzi facciamo qlk kosa! Come possiamo organizzarci? Non ci sono dei rappresentanti degli studenti del corso EPC?

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Sono rimasta sbalordita nel sapere certe cose, è vero dobbiamo fare qualcosa e muoverci in maniera compatta, non è giusto che tutti i nostri sforzi per laurearci vengano vanificati!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Cari colleghi oggi su un quotidiano c'è una lettera scritta da un gruppo di educatori. Ve la posto di seguito:

Gentile redazione, vi chiediamo di pubblicare un appello (indirizzato a media, ministeri competenti, istituzioni, organizzazioni sindacali, facoltà universitarie) riguardante il riconoscimento della figura dell'educatore e laureato in Scienze dell'educazione all'interno del contratto "Regioni Autonomie Locali" e più in generale nel mondo del lavoro e delle professioni.
«Quando si parla di pubblico impiego, immancabilmente si citano i privilegi supposti e talvolta reali degli "statali". Sovente ci si dimentica, però, di ricordare che nelle pubbliche amministrazioni, ed in alcuni casi, nelle amministrazioni private, oltre a dirigenti e manager spesso esageratamente super pagati e lottizzati, operano lavoratori con profili sociali che per mille euro e a volte meno al mese, stanno quotidianamente al fianco di malati, tossicodipendenti, disabili, utenti psichiatrici, anziani, minori, extra comunitari, prostitute, emarginati. Tra queste figure c'è l'educatore professionale, riconosciuto pienamente nel comparto della sanità e nell'ambito socio-educativo (…). Questa situazione consente a molti Enti di interpretare furbescamente la normativa mantenendo le due classi di laurea degli educatori nella categoria inferiore, dunque sottopagando gli educatori stessi e negando un adeguato riconoscimento del loro profilo professionale. A volte - e non si capisce mai come - alcune amministrazioni pubbliche bandiscono concorsi per entrambe le classi, e a volte no (…); infine, spesso si abusa di forme contrattuali "precarie", negando, così, la possibilità, per un educatore, di espletare al pieno la propria professionalità che, invece, necessita di continuità, di tempi lunghi e di progettualità. Come educatori, vorremmo che nella imminente tornata di rinnovi contrattuali, questo governo ponesse rimedio a tale evidente iniquità che per molti di noi, da anni, costituisce una odiosa discriminazione (…). In questi giorni si stanno discutendo i rinnovi dei contratti pubblici e con questi anche della definizione dei profili professionali: tuttavia nel Contratto collettivo nazionale degli Enti locali (…), la figura dell'educatore professionale non viene nemmeno menzionata. Come gruppo di educatori professionali, Vi chiediamo 5 minuti di impegno affinché migliaia di educatori che lavorano nei servizi sociali possano avere il meritato ed adeguato riconoscimento economico e professionale».

Fabio Ruta via e-mail
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mmmmm ammazza che situazione disastrosa la nostra...mi vieni da piangere!

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è davvero una brutta situazione..però l'unione fa la forza dobbiamo fare qualcosa!!se non ci sono altre soluzioni organizziamoci e andiamo dal rettore

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si organizziamoci!pensate che lo scorso anno la nostra facoltà ha ricevuto dall'ANEP una lettera-diffida perchè dall'ordine degli studi risultano cose non vere....tempo sprecato perchè negli sbocchi professionali tutto è rimasto invariato

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Visto che è stato nominato l'Anep, associazione nazionale degli educatori professionali è giusto far sapere che fino a due anni fa lo statuto di questa associazione escludeva dal diritto di voto nelle assemblee quegli iscritti che avessero le lauree come quelle di Roma Tre (scienze dell'educazione ed EPC).
Per precisione, se un laureato educatore di Roma Tre chiedeva di iscriversi all'Anep veniva inserito come aspirante socio e senza diritto di voto interno.
Questo perchè l'educatore doc, secondo loro, era quello sanitario.
Tale impostazione non ha aiutato, a mio avviso, l'obiettivo di richiedere al MIUR un'unica figura socio-sanitaria. Anzi può darsi che si sono perseguito obiettivi diversi.
Lo statuto Anep è adesso diverso, per fortuna, solo che adesso i buoi sono scappati ed esiste il doppio binario a livello normativo con una classe 18 e classe 2 . Se i laureandi e i laureati freschi prima di uscire dall'università si mobilitassero tutti insieme, con una raccolta di firme e petizioni e richieste forti, la sanatoria e l'unificazione dei profili e l'albo nazionale unico, secondo me, potrebbero essere raggiunti in breve tempo.

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Io quelli dell'ANEP li odio. Già un anno fa mi sono interessata un po' di questa situazione disastrosa nella quale ci troviamo a Roma 3, ma poi mi sono detta: "ormai sto a due passi dalla laurea, continuo e intanto mi prendo sto fogliaccio...alla fine a Tor Vergata si parla solo di via telematica"..deciso ciò, ho voluto mandare una mail all'ANEP per avere info e per capire se in realtà fosse vero il fatto di questa "categorizzazione"....lo sapete che non ho avuto risposte e-mail perchè non ero laureata???? Cioè, volete aiutare i futuri educatori? Volete aiutarci a capire qualche cosa dato che rappresentate l'Associazione NAZIONALE di Educatori Professionali???????? Alla fine mi spiegate perchè fanno così tante differenze tra educatori ed educandi quando molti di noi, educandi, si ritrovano già a lavorare e ad essere sfruttati anche se nn hanno la laurea??????Bo.....è veramente uno schifo!

IO SONO DISPOSTA A FARE QUALUNQUE COSA PER USCIRE FUORI DA QUESTA SITUAZIONE....FIRME, ASSEMBLEE, TUTTO CIò CHE VOLETE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Ma tanto che vogliamo fare.... si sa chi è il nostro presidente di corso di studi.......

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e i laureati in scienze dell'educazione - indirizzo "educatori professionali" - vecchio ordinamento, equivalente alla nuova laurea specialistica, possono lavorare presso le asl?
o non è consentito nemmeno a loro?

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possono lavorare presso le asl solo quelli con laurea dove conpare sanitario o socio-sanitario! ad esempio l'educatore professionale SOCIO-SANITARIO...... capite perchè la questione è grave? perchè ci rintontiscono di cose non chiare!!!!!!!!!!!!

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Martmattia dice cose fondate. C'è una chiusura "sanitaria" dell'associazione. Se uno va sul loro sito trova la serratura e ci vuole password per entrare. Non mi riferisco ai dati sensibili ma all'accesso al sapere degli studenti laureandi e dei laureati. Molte cose che, secondo me, dovrebbero essere accessibili a tutti per favorire la conoscenza e la cultura di tutti su proposte di legge, deliberazioni, ricerche, ma anche, perchè no, stralci della vita interna dell'associazione sono precluse ai non iscritti. Tale mentalità e impostazione è legittima ma è anche legittimo che qualcuno possa giudicarla fuori da ogni canone etico e deontologico del lavoro sociale. Forse in questo noi ci distinguiamo ed è un bene, dal fatto di non avere quell'impronta "psicosanitaria" fatta di recinti e diffidenze, di controllo e di rigidità nei confronti dell'apertura e delle relazioni.

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Un esempio che inoltriamo per conoscenza a tutti:
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Apprendiamo da un gruppo di operatori che l'AUSL bandirà un concorso per
educatori professionali.

Sappiamo inoltre che l'orientamento assunto dall'Ufficio Personale dell'Azienda
sarà di ammettere i soli professionisti in possesso del titolo triennale
universitario della Facoltà di Medicina.
Questa scelta, di fatto, escluderà quasi tutti gli attuali educatori in gran
maggioranza possessori di altri titoli, e comunque in servizio da anni
tramite convenzione/appalto.
Ci risulta che tali operatori siano impegnati in servizi di tipo educativo
nelle aree delle tossicodipendenze, della psichiatria, dei minori,
dell'handicap,
sia nei poliambulatorii, cioè in servizi a gestione diretta dell'azienda
Ausl, sia presso strutture convenzionate direttamente con la stessa azienda,
quali centri semiresidenziali, laboratori, residenze e interventi educativi
individuali.
I percorsi formativi di questi educatori sono abbastanza eterogenei ma si
possono riassumere fondamentalmente in quattro percorsi:

- corso di qualificazione regionale triennale (unico titolo
riconosciuto quale equipollente al titolo universitario) da parecchi anni
non più proposto e ovviamente acquisito da pochissimi operatori;

- corso di riqualificazione professionale biennale regionale, anch'esso
da parecchi anni ormai concluso;

- Diploma di qualifica superiore (progetto APRIS) istituito dalla
regione attraverso vari CFP, concluso nell'anno 2000, titolo valido e in
possesso di molti operatori;

- studi di livello universitario con specializzazioni psicologiche e
pedagogiche.
Sottolineiamo come questi percorsi formativi hanno comunque consentito agli
operatori coinvolti di svolgere con professionalità e per anni le mansioni
richieste dai servizi aziendali e precisiamo anche, che ad oggi, l'Azienda
USL ha richiesto questi titoli nei criteri relativi al personale nelle gare
d'appalto.
Ci chiediamo, quindi, per quale motivo, nel momento in cui viene fatta una
scelta così importante per tutti i lavoratori, quale bandire il concorso, si
scelga un accesso così restrittivo, tale da penalizzare proprio quelli che
da anni sono presenti in azienda con responsabilità e impegni di rilevanza.
Nel rispetto della normativa vigente, l'AUSL ha margini di più ampia
autonomia nella scelta dei requisiti richiesti per l'accesso ad un concorso.

Ci preme evidenziare che questa situazione ripropone l'ormai annoso problema
dell'equipollenza/equivalenza dei titoli professionali, che da anni la
Regione non affronta in modo incisivo e risolutivo, e che coinvolge
centinaia di educatori impegnati nei servizi socio-sanitari, mantenendoli in
una condizione di incertezza e confusione, mortificante e poco dignitosa per
tutti gli attori coinvolti.


(postato da Luigi Marinelli in un forum di educatori professionali)

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grazie .... in questo modo forse potremmo porre le basi per un cambiamento futuro!!!!!!!